IL "FRANCOBOLLO DALLA CULLA"...
Giorgio Landmans mi ha chiesto di rendere nota questa sua e-mail spedita il 1 dicembre 2002 a "Il Collezionista" e non pubblicata nella rivista:
Caro
Alberto.
ho letto con attenzione sull'ultimo numero della vostra rivista sia la lettera
del Sig. Baruzzo di San Donà del Piave diretta
al Ministro Gasparri ed alla Consulta filatelica sull'operazione “Francobollo
dalla culla” e la tua risposta nonché l’articolo che appare alcune pagine
dopo.
Ho
avuto piacere poter notare che qualcuno vorrebbe smuovere quella sorta di apatia
delle nuove generazioni nei confronti del collezionismo filatelico attivo.
A
me pare che l’iniziativa sia da applaudire per il tuo desiderio di riuscire a smuovere il mercato attraverso l’iniziazione alla
filatelia di nuove leve. Ma non mi trovi d'accordo sulle modalità di
distribuzione e poi ripensandoci, forse nemmeno tanto sul tipo di operazione:
Caro Alberto, siccome non sono amante
del gusto di parlare «contro» per principio preso, ti voglio indicare alcuni
miei punti di vista che, come ben sai, non sono di qualcuno che ha partecipato
alle follie della speculazione degli anni '60 e che non ha mai abbandonato i
francobolli dedicandosi anche ad altre strade (miniassegni, figurine, monete,
medaglie, carte telefoniche e chi più ne ha ne metta) perché io ho sempre
creduto nel particolare valore del francobollo per le ragioni che ti elencherò
più avanti.
Per
tornare alla tua idea invito te, il Sig. Ministro e la Consulta ad esaminarne
una diversa modalità di distribuzione. Primo: bisogna non produrre danno perciò
i francobolli dovrebbero essere distribuiti magari contingentandone la fornitura
e/o i giorni di distribuzione (ad esempio solo nella Giornata del Francobollo o
in un importante Convegno Filatelico). Poi per i futuri neonati tali francobolli
potrebbero essere ristampati perfettamente uguali in speciali foglietti
però numerati ed intestati per evitare quelle sorprese che io
ritengo inevitabili.
Ora, caro Alberto, vorrei aggiungere qualcosa che credo sia la vera formula per agganciare nuove leve. Si abbandoni il concetto meramente speculativo che può essere reale ma solo se si ha la pazienza di lunghe attese.
Una raccolta di francobolli si distingue da altri oggetti da collezione per differenti diverse ragioni che bisognerebbe rendere pubbliche anche perché sono reali e vere:
1. I francobolli non sono dei singoli ma ne esistono
quantitativi tali per cui un esame personale dell’originalità è praticamente
sempre possibile (salvo qualche modesto caso) anche per un piccolo
collezionista. L’unica incertezza potrebbe avvenire nel caso di valori cui
vennero apposte delle soprastampe. In questo caso il collezionista può
rivolgersi ad un perito.
2.
Ogni francobollo ha un suo personale valore ed una sua personale preziosità:
una modesta mancanza di un dente, una pur lieve abrasione, una alterazione
causata da agenti atmosferici o chimici ed altro ancora costringe il
collezionista attivo ad un suo personale esame visivo. Quindi anche il piacere
di una attenta osservazione alla ricerca di una varietà, di una certa preziosità.
E ciò può avvenire anche con spese contenute in modesti importi. Passare
il tempo in modo attivo e strettamente personale e nel contempo a distogliersi
dalle ossessive ripetizioni quotidiane. Non credo che questo grande
aiuto alla persona - che non esiste che in parte in altri settori
collezionistici - sia da ignorare nella propaganda per la diffusione della
filatelia anche da parte delle Poste.
3. Il francobollo illustra qualcosa, un avvenimento, un
personaggio, una località, un monumento, una statua, un animale, un momento
sportivo e chi più ne ha più ne metta. Un giovane che vede un certo
francobollo sarà incuriosito (e non solo un giovane) e cercherà di conoscere
il personaggio o la ragione di un certo ricordo. Probabilmente se ne informerà
anche se spesso in modo modesto. Ma anche in questo sta l'utilità del
francobollo. Senza alcuna fatica o tensione un certo dato diventa di
tua conoscenza. E tu, Alberto, ben sai, da una inchiesta
fatta negli Stati Uniti alcuni anni or sono, che proprio gli alunni
collezionisti di francobolli risultarono tra i più meritevoli. Anche questo
dovrebbe essere oggetto di propaganda per la diffusione della filatelia. Ecco
perché a mio parere – la
Consulta filatelica dovrebbe tener conto della validità di una emissione.
Attualmente si seguono troppi indirizzi e per lo più diretti a fini di
prestigio politico.
4.
Esiste un altro fattore non trascurabile: il
gioco. La filatelia è infatti un gioco che si può fare singolarmente
o in gruppi o in famiglia. Si dice che i figli hanno idee diverse,
nuove o altro. Ma domando io, chi ha saputo parlare o giocare con i suoi figli?
Certo che il prodotto sarà diverso perché i genitori (entrambi) non hanno
saputo giocare con i figli. Ma quale può essere il gioco da fare insieme?
Difficile trovarne uno al di fuori della filatelia. In due è facile e
divertente ritrovarsi allo stesso tavolino a scambiarsi delle scoperte.
Caro Alberto, spero che saprai comprendere le mie
parole che sono dettate da appassionata fede nel valore intrinseco della
filatelia popolare e se anche comprendo alcune necessità commerciali ne
osteggio (purtroppo solo a parole) altre che ritengo che finirebbero per
danneggiarne inevitabilmente lo sviluppo e forse l’esistenza.
Ti abbraccio
Giorgio
Landmans.
oggi vengo a sapere della realizzazione del libretto - Che l' affare della culla sia stato proposto proprio per spostare l'attenzione e proprio per poter realizzare in pace tale opera benefica ??? I giochi ormai sono fatti ma mi piacerebbe conoscere il parere di quanti seguono gli scritti di questa rivista su internet. Mi farebbe piacere se anche Lei sollecitasse tali pareri. E poi parleremo - a questo punto direi inevitabilmente - dell' attività delle poste, delle idee del Ministro in carica, dell 'operato del Presidente della Federazione e di qualche altro che capiterà a tiro
Giorgio Landmans