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Associazione italiana collezionisti

di affrancature meccaniche

servizio stampa e comunicazione: Fabio Bonacina, e-mail fabio.bonacina@infinito.it


Il giallo della prima “rossa”

 

Ad ottant’anni dal debutto della macchina affrancatrice in Italia, restano diversi misteri. Nino Barberis, il massimo esperto della specialità, ha cercato di svelarne i retroscena...

 Milano (18 ottobre 2007) – Una impronta senza immagini, con un semplice testo “Esposizioni riunite littoriale Bologna”, neanche poi tanto rara. Usata dal 26 giugno 1927, rappresenta il “Penny black” della meccanofilia italiana. La prima affrancatura meccanica utilizzata nel Paese.

Forse, però, è più misteriosa del mitico francobollo britannico con la regina Vittoria. Ad indagare sulla vicenda è stato Nino Barberis, stimolato dall’ottantesimo anniversario compiuto dalla “rossa”.

 “Ci sono diversi elementi inspiegabili”, spiega l’esperto. “Anzitutto la macchina, marca Francotyp, non figura negli elenchi che le Poste diramavano con regolarità. Risulta utilizzata fino al 10 luglio, giorno di chiusura della manifestazione, poi se ne perdono le tracce”.

Si è sempre detto che la macchina fosse installata presso lo stand della Audion, concessionaria per l’Italia della tedesca Francotyp. L’Audion, però, non sembra essere stata presente ufficialmente alla manifestazione: il suo nome non c’è nel catalogo (anche se distribuiva a tutti i visitatori una cartolina promozionale); poi, non aveva ancora l’autorizzazione per impiegare una affrancatrice.

“Il resto del carlino” dell’epoca dice che la macchina era sistemata in un piccolo ufficio postale interno all’esposizione e veniva gestita direttamente dalle Poste, ma questo appare improbabile per diversi motivi.

“L’ipotesi più attendibile -prosegue Nino Barberis- è la seguente: il via libera all’utilizzo pratico dell’affrancatrice meccanica era stato dato il 15 giugno 1927, riservandosi però di precisare la data esatta, mai individuata. Le Poste erano ansiose di avviare il servizio, in quanto dalle altre amministrazioni postali giungevano notizie di consistenti economie nei costi; l’occasione di un importante salone fieristico si presentava come ideale per lanciare il nuovo sistema. È pertanto ipotizzabile che si sia improvvisata questa presenza con una macchina della Audion, con targhetta «Littoriale», gestita in nome delle Poste, le quali incassavano i proventi delle affrancature eseguite”.

Ma non basta. I rapporti tra Audion e Poste dovevano essere particolarmente amichevoli, perché l’11 settembre dello stesso anno troviamo a Pallanza una macchina identica a quella impiegata a Bologna, ma non la stessa. L’opportunità è data dai Campionati mondiali universitari remieri. Anche tale macchina non figura in alcun elenco ministeriale e viene impiegata solo per un giorno. Dovrebbe essere un prestito informale di un apparecchio che eseguiva affrancature postali. L’anno dopo, Pallanza registra un bis analogo.

Stando alla numerazione, della “Littoriale” sono state eseguite meno di 14mila impronte. L’Aicam ne ha individuate circa 200. Dal punto di vista storico-postale è importante, anche perché permette di documentare una tariffa possibile con una “rossa” solo per cinquanta giorni. Il 16 agosto 1927, infatti, il costo della lettera scendeva da 60 a 50 centesimi.

 La storia completa, arricchita da illustrazioni, potrà essere letta come pubblicazione Aicam 232, attesa per dicembre.

  

  

Il valore delle affrancature meccaniche

In questi giorni il sodalizio ha pubblicato gli atti della terza tavola rotonda dedicata al tema “Quanto può valere un’affrancatura meccanica?”, svoltasi il 24 marzo scorso a Sasso Marconi (Bologna).

L’incontro, ed il confronto che ne è seguito, ha aggiornato le conoscenze sull’argomento, in particolare per quanto riguarda gli acquisti via internet.

Il fascicolo, di 26 pagine, è la trascrizione di tutti gli interventi. Può essere richiesto alla segreteria dell’Aicam, inviando 4,00 euro in francobolli per rimborso spese.

 


segreteria Aicam presso Manlio De Min, via Grandi 10-F, 20060 Cassina de’ Pecchi (Milano)
e-mail: info@aicam.org; internet: www.aicam.org; telefono: 339.76.17.713
 


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