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Quando in cartella si portavano i pastelli

Sergio De Benedictis

Una recente emissione filatelica dello Stato italiano ha voluto celebrare i 100 anni di un marchio orgoglio del “Made in Italy”

F. I. L. A. - Fabbrica Italiana Lapis e Affini


 

 

 

 

Chi di noi non ricorda quelle che, ai nostri occhi di bambini, apparivano come magiche confezioni colorate: dalla più economica scatolina da 6 pastelli (la mia preferita) con le tinte essenziali, a quelle fantasmagoriche che potevano annoverare fino a 36 tonalità con le quali sbizzarrire la nostra fantasia.

 

Fondata nel 1920 a Firenze (da qui il giglio che ha sempre accompagnato il suo marchio) da due discendenti delle antiche famiglie degli Antinori e della Gherardesca, l’azienda ha negli anni diversificato la sua offerta e si è aperta ad un mercato mondiale della cancelleria.

Nel 1956 viene rilevata da un gruppo di dipendenti, con a capo Renato Candela, il quale tre anni sposta la produzione a Milano.
Ancora oggi è la famiglia Candela, nella figura dell’amministratore delegato Massimo, a reggere il timone ed è egli stesso che firma il bollettino di Poste di cui riportiamo il passo finale:

“Una ricorrenza che appartiene a tutti e da condividere insieme. In un’epoca in cui tutto cambia rapidamente, sono ancora la creatività e le emozioni a unire le persone e a colorare il mondo.

Il futuro ha i nostri colori. Da 100 anni.”

Il suo successo ha il sapore di una favola antica, una rivincita dell’analogico sul digitale. Perchè, come sostenuto dagli esperti, per una crescita sana è necessario sperimentare la manualità: colorare, scrivere, giocare con oggetti come la plastilina e lasciare da parte smartphone e tablet.

Anche la FILA, come tante altre aziende, ha fatto ricorso alle Affrancature Meccaniche per il recapito della propria corrispondenza.

Verso la fine del Regno, nell’anno 1942, fu fatta richiesta e l’Azienda si dotò di una macchina affrancatrice della Ditta Francotyp modello Mignon. Riproduciamo qui l’impronta della stessa scalpellata in periodo di Repubblica, catalogata come FI 42.11

Normalizzatasi la situazione abbiamo le seguenti impronte classiche di periodo Repubblica

Macchina Affrancatrice FRANCOTYP Punzone Tipo 10


Fermo restando la macchina la targhetta viene sostituita presentando ora un datario a doppio cerchio tipo B1 ma soprattutto il logo che la Ditta iniziò a riportare sui suoi prodotti

 

In quest’ultima impronta che vi mostriamo cambia il punzone che è ora del tipo 12 e il disegno in positivo del logo.
A latere, per un certo periodo della produzione, la Ditta ha ingenerato una fortunata collezione introducendo all’interno delle confezioni un simpatico cartoncino che i ragazzini potevano utilizzare come segnalibro.


Il gadget pubblicitario si è negli anni diversificato offrendo allo studente degli spunti di apprendimento tra i più vari; nelle immagini proposte abbiamo il pezzo appartenente alla serie delle maschere d’Italia, piuttosto che scorci turistici della nostra penisola e perché no un po' di educazione civica.

Sergio De Benedictis
01-06-2020

 

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