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  Lucignano
di Roberto Monticini

Cosa è la Storia Postale?
 
Non è la Filatelia, non è la storia della posta, non è la storia tramandata. È la storia vissuta, quella tessuta dall’intreccio delle relazioni... è uno studio, una ricerca, un’opera, una collezione che sa descrivere l’evoluzione del sistema delle comunicazioni tramite la posta.
Una Signora chiese ad un collega dell’Aspot quale soddisfazione trovasse a comprare e collezionare buste vecchie e sporche, - “è come tenere un pezzo di Storia tra le dita” – fu la risposta.
 
Si può definire storico-postale uno studio, una ricerca, un’opera, una collezione che sappia descrivere l’evoluzione del sistema delle comunicazioni postali nel suo insieme.
 
Oggi non si scrive molto: … Si riceve però molta posta: bollette, pubblicità, avvisi di pagamento…
Andiamo all’Ufficio Postale per qualche raccomandata da spedire o da ritirare, per i bollettini da pagare, per riscuotere la pensione…
Molti anni fa, quando non esistevano ancora il telefono, la radio e la televisione, andare alla posta era un “momento importante”: si ricevevano e si davano notizie, private e no; non c’era internet per concludere affari: per acquistare o vendere ci si affidava solo ed in tutto alla posta.   
 
Due reperti di archeologia postale
 
Le buche delle lettere o piastre di impostazione, sono oggetti che fanno ormai parte dell’archeologia postale, insieme alle lettere passate per posta ed a pochi altri reperti sono le uniche testimonianze di posta del periodo granducale e del passaggio da una posta per pochi (clero, amministratori pubblici, nobili, commercianti) ad una posta che progredisce con la stessa velocità con la quale aumentano gli alfabetizzati.
 
Siamo in Toscana nel 1700 quando vengono approntate le prime buche delle lettere: sono in pietra e recano iscrizioni del tipo: “LETTERE PER FIRENZE” (Lucignano), LETTERE PER LA POSTA 1711 (Castel del Piano), “LETTERE PER LA POSTA” (Arcidosso), “1780” (Pescia), “LETTERE PER LA POSTA 1808” (Pescia), ed altra senza indicazioni sempre in Pescia.
Questi esemplari, purtroppo, sono le uniche testimonianze che ci sono pervenute, tuttavia è da ritenersi che ogni città ed ogni paese ne avesse collocata una sulla facciata dell’ufficio postale o del palazzo comunale quando il comune, a proprie spese, offriva il servizio di posta.

la buca delle lettere di Lucignano: il reperto è datato 1719, ed è collocato nella facciata del Palazzo Comunale di Lucignano. La pietra, ora gravemente deteriorata, permette ancora di potervi leggere alcune lettere che fanno ricostruire la dicitura: Lettere per Firenze.

Il secondo reperto è costituito da un bollo di ceralacca a sigillo di una lettera del 9 luglio 1847 indirizzata al Direttore del Regio Uffizio Postale di Siena dal Regio Distributore postale di Lucignano: Ang.° Renzuoli, dove è ancora leggibile: “... di Post ... di Luc..”.

Breve premessa storica
 
Per poter meglio comprendere e dare una giusta collocazione culturale dell’intero argomento che stiamo affrontando, credo sia bene riassumere brevemente alcune vicende storiche del territorio:
 
Nel secolo XIII Lucignano dipendeva, non solo per la parte ecclesiastica, ma anche per quella civile, dal comune di Arezzo”, dopo la battaglia di Campaldino i senesi si impossessarono di molti castelli della Val di Chiana tra i quali Monte S. Savino e Lucignano, le vicende successive la vedono ancora annessa, a turno, da Arezzo, Perugia e Siena, dopo un breve periodo di indipendenza, rinnoverà la propria fedeltà a Cosimo ed andrà a far parte del Governo Granducale.
Il 6 maggio del 1799 con la rivolta conosciuta con il nome del “Viva Maria” gli aretini scacciano i francesi dalla città, e, dopo aver costituito una vera e propria milizia sanfedista, dapprima liberano quasi completamente la Toscana poi si spingono fino alle porte di Roma.
Dopo i moti del Viva Maria e la cacciata dei francesi Ferdinando III, con motuproprio del 10 febbraio 1800 per ricompensare gli aretini del ruolo svolto, stabilì di “ erigere in capo di Provincia la città di Arezzo” con un proprio territorio e con alla testa “un ministro superiore con il titolo di Commissario di Arezzo”.
Il 19 ottobre del 1800 Arezzo è di nuovo occupata dai francesi, tale fatto fa rimandare il progetto.
Il 18 dicembre del 1800 la Toscana è tutta di nuovo in mano ai francesi e nel 1801 viene assegnata a Lodovico di Borbone.
Il 1 marzo viene costituito il Regno d’Etruria.
 
In questi anni l’Ufficio di Posta delle lettere di Arezzo e tutti quelli del suo comprensorio vengono assunti sotto la dipendenza della Direzione delle Poste di Firenze.
 
Il trattato di Fontainbleau del 23.10.1807 assegna la Toscana, insieme a gran parte dell’Italia, all’impero napoleonico. La Toscana viene retta dapprima da una giunta francese, poi i tre Dipartimenti vengono eretti a Granducato e assegnati a Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone, con il titolo di “Granduchessa”.
 
Con l’assegnazione dell’Italia all’impero napoleonico viene introdotto il sistema amministrativo francese, quello cosiddetto Dipartimentale ; la Toscana viene divisa in tre dipartimenti ai quali vengono assegnati, come d’uso, nomi di origine geografica ed una numerazione: Arno, Mediterraneo ed Ombrone, con i numeri rispettivamente: 112, 113 e 114 ; Firenze, Livorno e Siena sono le tre città capoluogo e Direzioni postali composte. Arezzo fa parte del Dipartimento Arno 112 ed è Direzione postale semplice. Cortona, Castiglion Fiorentino, Lucignano, Montevarchi, Poppi e San Sepolcro sono le città che nell’attuale provincia di Arezzo sono interessate dalla nuova organizzazione postale prima come Distribuzione, poi come Direzioni postale.
 
La storia prosegue il suo corso ed Arezzo dal 14 giugno 1814 è sede di un Commissario Governativo con un territorio che non corrisponde a quello amministrativo, che gli verrà attribuito successivamente con il motuproprio del 1 novembre 1825. E’ solo quindi grazie a Leopoldo II che Arezzo diviene capoluogo di provincia, con un suo territorio da amministrare, ben più grande di quello attuale.
Esso comprendeva infatti 18 Cancellerie: Arezzo, Asinalunga, Castel Focognano, Castel S.Niccolò, Castiglion Fiorentino, Cortona, Foiano, San Giovanni, Montepulciano, Monte S.Savino, Civitella, Montevarchi, Pieve S.Stefano, Poppi, Pratovecchio, Sarteano, Borgo S.Sepolcro e Sestino, e 49 Comunità, tra le quale Lucignano.
La storia sinora detta è storia amministrativa, ma noi la Storia non la dobbiamo intendere solo come un fenomeno sociale indiscutibilmente legato alla evoluzione dei sistemi Amministrativi-Governativi-Giudiziari, noi dobbiamo pensarla anche come geografia, come orografia del territorio, quindi espressa anche dalle montagne, dai fiumi, dagli acquitrini, dai boschi, perché tutto questo rappresenta un grosso ostacolo alla comunicazione.
Lo storico postale se davvero vuole studiare la “viabilità postale” come strada che, abbattendo barriere naturali e politiche, favorisce la comunicazione fra le persone ovunque esse siano dislocate, deve tenere in giusto conto i confini ducali con le annesse dogane e gabelle, la diversificazione dell’uso di pesi e misure, come pure il diverso batter moneta che implica conseguentemente l’operar di cambi. A tutti questi elementi lo storico postale deve far riferimento.      
 
L’oggetto delle nostre collezioni è qualcosa di più che un pezzo di carta scritta con una calligrafia da decifrare: esso è un pezzo di storia, di geografia, di sentimenti, di sensazioni e di modi di vita, che noi dobbiamo capire e vivere, perché esso ci tramanda qualcosa che anche la memoria storica sta mandando nei suoi archivi più nascosti.


L’organizzazione amministrativa governativa e giudiziaria in Valdichiana (1826 – 1850)


Lucignano e la Valdichiana hanno avuto una loro rilevanza storico-postale specie se consideriamo che fino all’occupazione francese gli uffici postali di Arezzo, Castiglion Fiorentino e Cortona dipendevano dallo Stato Pontificio, pertanto, se le lettere non erano indirizzate nell’asse Arezzo-Perugia, tutta la Valdichiana, autonomamente le instradava per Firenze o, quando necessario, per Siena. La sua vallata, ad esclusione di Castiglion Fiorentino e Cortona, vive fasi amministrative pressochè simili e postalmente, fino all’avvento francese, è postata sull’asse Firenze-Siena-Acquapendente, confine e luogo di scambio postale tra il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio, nel suo insieme disponeva di tutti gli uffici pubblici necessari a garantirne l’autonomia amministrativa, governativa e giudiziaria.
 
Lucignano:
“(Terra) Potesteria e Comunità.
- La Potest. di 2. clas. è nel Vicar. di Monte S. Savino, la cui giurisd. comprende le Comun. di Marciano e Lucignano: sua popol. 5620.
- La Comun. è nella Camer. di Arezzo, clas. 2. Circond. di Cortona, colla Cancell. In Foiano; vi è un Uffizio di esaz. del Regis., e la Conserv. delle Ipot. è in Arezzo: sua popol. 3760.
Popoli
Calcione – Lucignano S. Michele – Lucignano S. Maria – Pieve vecchia.
Dioc. - Arezzo


Nel 1850 era sede di Pretura civile (le note amministrative sono riferite al 1850):

Compartimento amministrativo da cui dipende

nel 1826

nel 1833

nel 1850

abitanti 1833

Arezzo

Arezzo

Arezzo

3.846


Asciano:

Delegato di Governo, Pretura, Ministro del censo.

 

Compartimento amministrativo da cui dipende

nel 1826

nel 1833

nel 1850

abitanti 1833

 Siena

Siena

Siena

6.356


Asinalunga:

Fino al 1825 dipende dal Compartimento senese, poi passa a quello aretino fino al 1850, per quindi ritornare sotto l’amministrazione senese. Dal 1859 muta il nome in Sinalunga.

Delegato di Governo dipendente da Montepulciano, Pretura, Ministro del censo.

 

Compartimento amministrativo da cui dipende

nel 1826

nel 1833

nel 1850

abitanti 1833

Arezzo

Arezzo

Siena

7.187

Castiglion Fiorentino:

Delegato di governo, Pretura, Ministro del censo.

 

Compartimento amministrativo da cui dipende

nel 1826

nel 1833

nel 1850

abitanti 1833

Arezzo

Arezzo

Arezzo

10.046


Chianciano:

 

Compartimento amministrativo da cui dipende

nel 1826

nel 1833

nel 1850

abitanti 1833

Arezzo

Arezzo

Siena

2.159

Chiusi:

 

Compartimento amministrativo da cui dipende

nel 1826

nel 1833

nel 1850

abitanti 1833

Arezzo

Arezzo

Siena

3.418


Cortona:

Delegato di Governo, Pretura, Ministro del censo.

 

Compartimento amministrativo da cui dipende

nel 1826

nel 1833

nel 1850

abitanti 1833

Arezzo

Arezzo

Arezzo

22.097


Foiano:
Pretura civile, Ministro del censo.

Compartimento amministrativo da cui dipende

nel 1826

nel 1833

nel 1850

abitanti 1833

Arezzo

Arezzo

Arezzo

6.425

Montepulciano:
Sottoprefetto dipendente da Siena, Delegato di Governo del Circondario di Montepulciano (compartimento di Siena), Tribunale di 1° istanza, Pretura, Ministro del censo.

Compartimento amministrativo da cui dipende

nel 1826

nel 1833

nel 1850

abitanti 1833

Arezzo

Arezzo

Siena

10.197

Monte San Savino:
Delegato di Governo, Pretura, Ministro del censo.

Compartimento amministrativo da cui dipende

nel 1826

nel 1833

nel 1850

abitanti 1833

Arezzo

Arezzo

Arezzo

6.695

Torrita:
Non si conosce costituita alcuna sede di Organi Amministrativi nel 1850.

Compartimento amministrativo da cui dipende

nel 1826

nel 1833

nel 1850

abitanti 1833

Arezzo

Arezzo

Siena

3.731

Bolli di tipo amministrativo della Comunità di Lucignano:

Mairie de Lucignano
30 marzo 1814 - da Lucignano per Firenze, diretta al Sindaco di Lucignano, Pietro Capei, domiciliato al momento in Firenze. Il mittente ha utilizzato la carta intestata del "Maire", il bollo comunale "Mairie de Lucignano" ed usufruito pertanto della franchigia senza averne diritto, trattandosi di missiva privata

Ufficio del Sindaco di Lucignano
22 aprile 1873 - da Lucignano a Foiano della Chiana - Modulo di servizio viaggiato in franchigia

Comunità di Lucignano
utilizzato come chiudilettera il 22 aprile 1873
Municipio di Lucignano
utilizzato il 9 maggio 1889 per usufruire della tariffa tra i Sindaci
R.Poste
Sindaco del Comune di Lucignano

utilizzato il 18 agosto 1895


Un primo approccio con la storia postale

La Posta, quella che si intende oggi, era chiamata allora Posta delle Lettere e la si distingueva dalla Posta del Cavalli. Quest’ultima, come spiega lo stesso termine, rappresentava il percorso, o meglio, le stazioni “poste” per il cambio dei cavalli, per il ristoro dei viaggiatori e per il ricovero degli stessi animali nelle stalle adiacenti.
Il nome posta ha subito nel tempo una diversificazione di intendimento: parte dalla posta dei cavalli e passa alla posta delle lettere che è il luogo dove si andava a ritirare ed inoltrare la corrispondenza.
Proprio così: le lettere andavano ritirate alla posta. Osservando le corrispondenze almeno fino alla prima metà del 1800, possiamo costatare che l’indirizzo era formato da tanti titoli onorifici, dal cognome e nome, dalla città ma nessuna indicazione della specifica via o numero civico figurava.

Lettera da Lucignano del 17 novembre 1841 per Firenze

Tutto questo perché non vi era bisogno di altro, in quanto chi voleva leggere le proprie corrispondenze doveva andare alla posta a ritirarle, ovvero, i pochi che allora scrivevano e ricevevano posta, fossero essi amministratori, nobili o prelati, mandavano i propri commessi o i novizi a consegnare e ritirare le corrispondenze all’ufficio postale.
Solo in un caso la posta veniva consegnata direttamente al destinatario: quando il mittente, recandosi dal Direttore dell’ufficio postale e pagando la tariffa relativa “raccomandava” la lettera. Il direttore della posta in periodo granducale apponeva il bollo “PER CONSEGNA”,

lettera spedita da Lucignano il 25 aprile 1845,"perconsegna"

Non c’erano treni o aerei a trasportare passeggeri e posta, ma carrozze, calessi, corrieri, pedoni, cavalli e muli. Le strade non erano asfaltate e sicure, i postali erano spesso assaliti dai briganti, alcune zone, come esempio la stessa Valdichiana erano ancora acquitrinose.
 
Ecco la descrizione tratta da annali dell’epoca, di una aggressione con furto ai danni del Corriere Sig. Francesco Giorgi, che in una testimonianza: “asserisce che giunto circa le ore 2 dopo la mezza notte in luogo detto il Ghetto, fra Vitiano, e Rigutino, fu aggredito da sette, o otto Individui malamente vestiti, e mascherati alcuni dei quali armati di archibugi, altri di bastoni provvisti; che costoro fermati i cavalli, e fatti smontare i postiglioni che posero a ginocchio in terra, si fecero allo sportello della carrozza, ed alcuno di loro ponendo ad esso Sig. Giorgi un’arme da fuoco al petto lo intimò a darli i denari”. Oltre alla descrizione delle diverse monete rubate al Corriere Giorgi ed al suo passeggero Sir Enrico Scaglield-Southey, gli aggressori fanno un ingente bottino “come l’altro testimone Donato Corinti distributore delle lettere a Castiglion Fiorentino attesta delle conquestioni immediate del Corriere Sig. Giorgi, al quale prestò il denaro opportuno per proseguire la corsa fino a Perugia, essendo ancora posto in essere per la Ministeriale del sig. Cav. Sovrintendente Generale delle Poste, in data del 20 luglio 1838 che il Corriere Giorgi aveva ricevuto, per quella Corsa, dell’Uffizio di Posta di Firenze £. 285 e così che egli possedeva di fatto l’altra minor somma di £. 216 asserta statagli derubata.”
 
Eppure, la posta giungeva di solito a destinazione in tempi più brevi di quelli dei nostri giorni.
Tutto questo non deve meravigliare perché allora quello era il più importante mezzo di trasporto e di scambio di comunicazioni: anche i giornali che oggi sono teletrasmessi e viaggiano in auto, su rotaia o su internet allora passavano per la Posta dei Cavalli.

Lettera da Lucignano per Firenze, spedita il 4 gennaio 1846 e giunta a Firenze il 5 gennaio.

Da Lucignano per Livorno, spedita dall’ufficio di posta di Lucignano il 31 dicembre 1860, transitata lo stesso giorno dall’ufficio di posta di Arezzo e pervenuta il giorno successivo: 1 gennaio 1861 all’ufficio di posta di Livorno
Gli uffici postali non conoscevano nè domeniche nè le altre feste

In Toscana, fino al 1° aprile 1851, data d’introduzione del francobollo, la tariffa postale era normalmente a carico del destinatario ad esclusione che nella “raccomandazione”, più che con le aride notificazioni dell’epoca scopriamone il perché leggendo il libro stampato dalla tipografia G.Truffi di Milano nell’anno 1837, dal titolo: “Il Nuovo Segretario Italiano o modelli di lettere sopra ogni sorta di Argomenti colle loro risposte”:

 “Il cerimoniale delle lettere consiste in certe formalità quasi universalmente adottate, e che sono i contrassegni del maggior o del minore rispetto che si professa alle persone alle quali si scrive.


De’ casi in cui si affrancano le lettere.

Non si sogliono mai affrancare le lettere, e sarebbe una inciviltà grossolana il farlo, ad eccezione di quelle che sono dirette per paesi stranieri. Si possono anche affrancare quelle indirizzate a povere persone cui sarebbe gravosa ogni minima spesa. Si affrancano d’ordinario le lettere scritte ai gazzettieri e ad altre persone le quali, essendo esposte a riceverne una gran quantità, verrebbero ad essere troppo aggravate dalle spese di posta.”
E’ una inciviltà dunque affrancare le lettere: come si può pensare che il nostro corrispondente non abbia di che pagare la lettera quando la riceve?
 
Il 6 maggio 1840 in Inghilterra, il 1 aprile 1851 nella Toscana Granducale, a tale proposito, si pensò sicuramente in maniera diversa perché venne introdotto il francobollo e la tariffa doveva essere pagava alla partenza (chi riceveva una lettera imbucata nella “buca delle lettere” senza essere “francata”, doveva pagare il doppio della tassa). Ad indurre Sir Rowland Hill ad introdurre quella rivoluzione in Inghilterra, che poi si estese a tutto il mondo fu un episodio al quale personalmente assistette: una donna rifiutò la corrispondenza del fratello dichiarando che il suo stato di povertà non le permetteva di pagare la somma, la tassa fu pagata da Sir Hill, la donna gli spiegò l’inutilità del gesto e gli confessò che l’interno della lettera era bianco, le notizie del fratello le aveva potute leggere decifrando alcuni segni tracciati dal fratello sul retro della busta.
 
Il nome “francobollo” rende allora l’idea: “franco bollo” - “franca da bollo” - perché la tassa è assolta in partenza

L’organizzazione postale in Val di Chiana

In periodo granducale, prima della dominazione francese, il servizio postale era ordinato in quattro Direzioni: Firenze, Livorno, Siena e Lucca tutte e quattro dotate di bollo, l’ufficio postale di Arezzo non figurava nell’organizzazione postale granducale né come Direzione, né come Distribuzione,
L’ufficio postale di Arezzo, già importante posta dei cavalli sulla strada che da Firenze portava a Perugia nello Stato Pontificio, alla fine del 1600 era stato oggetto di scambio: il Granducato aveva ceduto allo Stato Pontificio le poste di Arezzo, Castiglion Fiorentino e Cortona ricevendo quella di Ancona: infatti il Direttore della posta di Perugia, il 21 luglio 1722, ipotizza che: le poste delle lettere di Arezzo, Castiglion Fiorentino e Cortona, dipendenti dalla tenenza postale pontificia di Perugia, furono cedute al Papa dal Granduca, allorchè il Papa cedè ad esso Ancona, cioè il procaccio Firenze-Ancona, e auspica che venga fuori questo fantomatico contratto occultato in qualche archivio “parendomi impossibile che non v’abbia a essere”. (A.S.V., Patrizi, B 72, “num. 8. Fogli appartenenti alla Posta di Perugia”). Sergio Chieppi in “I servizi postali dei Medici dal 1500 al 1737”, Servizio Editoriale Fiesolano 1997, riprendendo da il “Piano Generale della Poste del 1737”, una relazione compilata dal responsabile dell’archivio della Gabella del Sale, descrivendo la Posta di Anghiari: il Ministro è patentato dal Sovrintendente Generale. Questa posta cammina nella stessa forma dell’antecedente (ndr: la Posta di Montepulciano) e non sono queste due tassate di pensione, mentre i loro profitti salvano appena le spese per tenerle aperte a beneficio del pubblico commercio. Le Poste di Arezzo e di Cortona sono provvedute dal Generale delle Poste del Papa, al quale rendono ubbidienza e corrispondono dell’utile.
 
Pertanto l’Ufficio di Posta di Arezzo è in affitto alle Poste Pontificie fino alla dominazione francese.
Durante il Regno Etrusco (1801-1807) esso rientra nella sfera Granducale e dipende dalla Divisione postale di Firenze, con la quale corrispondeva per lo scambio delle lettere.
Con l’ammissione della Toscana all’Impero Francese nel 1808, l’Ufficio viene elevato a Direzione Postale e dotato di Bollo Nominativo.
Le truppe napoletane, guidate da Giovacchino Murat liberano la Toscana dai francesi. Il periodo successivo sarà poi quello della restaurazione.
 
La notificazione del 15.07.1814 ratifica l’annullamento del sistema postale introdotto dai francesi e le cose ritornano allo stato antecedente il 1801. Viene abbandonata anche la misurazione decimale, così che la lira toscana è divisa in 12 crazie o 20 soldi o 60 quattrini o 240 denari.
Dal 1814 al 1816 ci sono state trattative tra il Granducato e lo Stato Pontificio per giungere ad un accordo che riguardasse anche le Poste Toscane in Roma. L’accordo non viene stipulato e dal giugno del 1816 Arezzo è ufficio di Posta granducale dipendente dall’ufficio centrale di Firenze.
Nel 1825 divenuto capoluogo di provincia è Amministrazione di Posta.

La data di apertura degli U.P. della Valdichiana fino al 1861 e le entrate di posta (1853/56)

Lucignano: Entrate di Posta in £ e U.P. dal quale dipende nel 1856

 nel 1853

nel 1854

nel 1855

 nel 1856

u.p.

2.280

1.791

1.873

1.829

Arezzo

In periodo francese, dal 1.1.1812, è Direzione nel Compartimento dell’Arno (112), soppressa con la Notificazione del 15.07.1814. E’ Distribuzione Regia dipendente da Arezzo nel 1839.

Asciano: Entrate di Posta in £ e U.P. dal quale dipende nel 1856

 nel 1853

nel 1854

nel 1855

 nel 1856

u.p.

 668

 607

580

625

Siena


Istituzione dell’ufficio postale: conosciuto come u.p. comunitativo dall’agosto 1842, è regio dal 1° maggio 1844.

Asinalunga: Entrate di Posta in £ e U.P. dal quale dipende nel 1856

 nel 1853

nel 1854

nel 1855

 nel 1856

u.p.

1.946

2.308

2.277

2.432

Arezzo

Istituzione dell’ufficio postale: conosciuto come u.p. comunitativo nel 1844, è regio dal 24 dicembre 1846

Castiglion Fiorentino: Entrate di Posta in £ e U.P. dal quale dipende nel 1856

 nel 1853

nel 1854

nel 1855

 nel 1856

u.p.

2.197

2.208

2.499

2.614

Arezzo

Istituzione dell’ufficio postale: conosciuto come u.p. comunitativo dal 1 novembre 1816, è regio dal 1 luglio 1843.

Cortona: Entrate di Posta in £ e U.P. dal quale dipende nel 1856

 nel 1853

nel 1854

nel 1855

 nel 1856

u.p.

7.001

7.458

7.947

7.715

Arezzo

Istituzione dell’ufficio postale: conosciuto come u.p. comunitativo dal 1 novembre 1816, è regio dal 1 luglio 1843.

Foiano: Entrate di Posta in £ e U.P. dal quale dipende nel 1856

 nel 1853

nel 1854

nel 1855

 nel 1856

u.p.

1.923

2.163

2.323

2.574

Arezzo

Istituzione dell’ufficio postale: conosciuto come u.p. comunitativo dal 1 maggio 1839, è regio nel 1861.

Montepulciano: Entrate di Posta in £ e U.P. dal quale dipende nel 1856

 nel 1853

nel 1854

nel 1855

 nel 1856

u.p.

8.197

8.808

10.115

9.952

Arezzo

Istituzione dell’ufficio postale: conosciuto come u.p. comunitativo dal 15 luglio 1814, è regio dal 1839.

Monte S. Savino: Entrate di Posta in £ e U.P. dal quale dipende nel 1856

 nel 1853

nel 1854

nel 1855

 nel 1856

u.p.

602

1.631

2.056

1.908

Arezzo

Istituzione dell’ufficio postale: conosciuto come u.p. comunitativo dal 16 marzo 1805, è regio dal 1861.

Torrita: Entrate di Posta in £ e U.P. dal quale dipende nel 1856

 nel 1853

nel 1854

nel 1855

 nel 1856

u.p.

373

389

378

383

Arezzo

Istituzione dell’ufficio postale: conosciuto come u.p. comunitativo dal 1850, è regio dal 1861.

Bettolle: Dalla I.R. Direzione delle Poste in Arezzo il 13.12.1849:
dipendente dal Regio Uffizio di Asinalunga,distributore di Bettolle: Pasquale Fiorini Procaccia, cambia a mano cinque volte la settimana, paga volta per volta, non ha bolli, ne registri, ne altre stampe. Questo procaccia distribuisce e riceve le corrispondenze per il solo comunello di Bettolle.
 
Chianciano: conosciuto come u.p. comunitativo dal 1844.
 
Chiusi: conosciuto come u.p. comunitativo dal 5 giugno 1844.
 
Marciano: dalla I.R. Direzione delle Poste in Arezzo il 13.12.1849:
dipendente dal Regio Uffizio di Lucignano, distributore per Marciano è il procaccia Francesco Chianini, cambia a mano, cinque volte riceve e quattro imposta, da degli acconti settimanalmente e salda a fine mese, non ha bolli, ne registri, ne stampe. Questo procaccia distribuisce e riceve le corrispondenze dei Comunelli di Pozzo e Montagnano, oltre quelle di Marciano.
 
Trequanda: Dalla I.R. Direzione delle Poste in Arezzo il 13.12.1849:
dipendente dal Regio Uffizio di Asinalunga, distributore di Trequanda: Francesco Galluzzi Procaccia, cambia con valigia aperta due volte la settimana, paga volta per volta, non ha bolli, ne registri, ne altre stampe. Questo procaccia distribuisce e riceve le corrispondenze per Trequanda, Montisi, Petraia e Castello.

L'ufficio di posta di Lucignano

In un documento del 1747 si legge che “il procaccio di Lucignano è patentato dalla Posta e pagato da quella comunità. Egli distribuisce per conto proprio le lettere che porta in (da) Firenze, pagando solamente quelle che leva dalla posta (di Firenze) nel suo ritorno.”
Il procaccio è una figura non collegata direttamente alla posta: deve avere una patente rilasciata da Firenze ed è soggetto a regole precise per esercitare la propria attività, che svolge con l’aiuto di animali da soma o con vetture su ruota; trasporta merci e pacchi, e con questi anche la posta. Per gli uffici di posta minori, come quello di Lucignano, è il soggetto principale nella spedizione e nel ricevimento della posta.
Ancor oggi, specie nei luoghi meno serviti dal trasporto, le parole procaccia o procaccio sono utilizzate per indicare la corriera alla quale affidare il pacco per il figlio o il nipote che vive in città. Anche il termine “corriera” da corriere postale (colui che andava di corsa, giorno e notte), ed ancora il termine postale, sempre per indicare la corriera.
 
Lucignano e Monte S. Savino sono percorse da una strada chiamata appunto “Via dei Procacci”, quella che linearmente era più breve per collegarsi alla principale arteria granducale per Firenze.
 
Leggiamo ancora qualche passo di un altro documento redatto nello stesso anno:
“Non paga pensione veruna alla posta generale, ma paga per l'intiero le lettere che dalla medesima riceve, quali a capo d'anno ascendono a lire 50. I suoi obblighi sono di fare una volta la settimana la gita da Firenze e Lucignano, e ciò pel comodo del comercio, e de' tribunali, siccome di fare a tutte sue spese le gite tenendo la strada della Val d'Arno di sopra, e viaggiando a piede per le traverse in quei luoghi che qui appresso saranno notati. [....] Il rinfranco delle sue spese e mercede per l'impiego di sua persona consiste nel salario di scudi 25 l'anno, che li paga quella comunità, godendo di più il ritratto di qualche cosa sopra le lettere in Lucignano, e sopra le risposte che porta a Firenze dopo aver consegnato alla posta generale quelle da spedirsi fuori, ed ai tribunali i processi e lettere magistrali gratis. Si sostiene anche conducendo alle volte una soma per portare, e riportare panieri, e robe per que' luoghi e villaggi per i quali fa il suo viaggio, rendendo obbedienza alle dogane e alle porte.”
 

In periodo francese, dal 1.1.1812, l’ufficio postale di Lucignano è Direzione nel Dipartimento dell’Arno (112), successivamente soppressa con la Notificazione del 15.07.1814: la restaurazione era intervenuta anche nell’organizzazione postale del granducato e, cercava di sopprimere quella dipartimentale infatti, con l’annessione all’Impero Napoleonico della Toscana, marzo 1808, erano avvenuti i primi cambiamenti ed erano stati assegnati bolli oltre che alle Direzioni Postali già conclamate, anche ad altri uffici postali. Il 1 gennaio 1812 l’ufficio postale di Lucignano è Direzione nel Dipartimento dell’Arno e riceve i suoi primi bolli:

Il primo segnala al destinatario l’obbligo di assolvere la tariffa manoscritta
per poter ritirare la lettera. Il secondo attesta invece che l’importo è stato
pagato dal mittente e la lettera viaggia franca fino al destinatario.

Lettera spedita da Lucignano il 7 aprile 1814 e diretta a Siena, l’ufficio di posta di Lucignano (Direzione semplice) appone il proprio bollo di porto dovuto, la Direzione di Siena manoscrive la tassa di 2 décimes che deve pagare il destinatario per il ritiro della lettera.
Nel testo:
...Mi è pervenutol’accluso che gli compiego, ma non so per qual parte essendo stata postata qui in casa quando io non ci ero (P.S. fù consegnata ieri ad un Procaccino)...


La notificazione del 15/07/1814 sopprime la Direzione Postale di Lucignano, l’ufficio utilizza i propri bolli fino al luglio del 1814 ma, per rimuovere tutto quello che può ricordare il periodo dipartimentale, il Direttore dell’ufficio, come del resto avviene anche in tutti gli uffici postali toscani, provvede a rimuovere il numero 112 dal bollo, scalpellandolo, così ottiene i due nuovi bolli, rispettivamente di “porto dovuto” e di “porto pagato”.


19 luglio 1814 - dal Gonfaloniere della Comunità di Lucignano (su carta intestata della precedente amministrazione francese dalla quale è stato cassato Mairie e sovrascritto Gonfaloniere) a Firenze, con tassa di 2 crazie a carico del destinatario, con impresso il bollo dell'Ufficio di Posta (non più Direzione Postale, ma Ufficio Comunitativo) ottenuto scalpellando dal bollo, il numero dipartimentale (112) di porto dovuto.

L’ufficio prosegue la sua attività come distribuzione postale comunitativa, cioè le spese sono a carico della comunità, infatti le Direzioni Postali all’interno di ciascun compartimento potevano organizzare nei comuni minori e nelle frazioni il servizio postale. Questo era gestito, a proprie spese, dallo stesso Comune che riscuoteva una provvigione sugli introiti a parziale rimborso. Ai Comuni che disponevano del servizio non veniva fornito alcun bollo, ma essi, dietro versamento del relativo costo, potevano ottenerlo dall’Amministrazione centrale. Il distributore postale doveva comunque essere accettato dalla Soprintendenza Generale delle Poste di Firenze attraverso un meccanismo di proposta che transitava per le Soprintendenze Comunitative (le attuali provincie).
 
Solo nel 1839, quando l’ufficio postale di Lucignano è elevato a Distribuzione Regia di 2° classe, dipendente dall’Amministrazione Postale di Arezzo (diverrà Direzione solo nel 1841), potrà disporre di un proprio bollo:

Lettera da Lucignano dell’11 settembre 1841 per Monte S. Savino: bollo di porto dovuto ma, trattandosi di lettera di servizio, il destinatario godeva della franchigia postale, per questo la lettera è barrata trasversalmente.

L’ufficio postale nel 1841 è di 4° classe, nel 1844 è di 3° classe, dall’aprile dello stesso anno corrisponde 3 volte alla settimana con la nuova distribuzione Regia di Asciano e dal dicembre 1846 corrisponde con la nuova distribuzione Regia di Asinalunga. E’ di 2° classe nel 1849, di 4° nel 1857, 1861 è ufficio secondario.

Lettera da Lucignano, spedita il 9 luglio 1847 dal Regio Distributore Postale di Lucignano al Direttore del Regio Ufficio Postale di Siena, che godono ovviamente della franchigia, essendo posta di servizio.
 


Il testo è interessantissimo:
“Veduto con la pratica e dalla mia vigilanza a quello che fa il servizio della corsa da Siena a questo Uff°, l’abuso aumentato di prendere tutto quello che viene presentato in forma di oggetti dei quali si permette il trasporto, come scatole panieri e si fa lecito prendere altresì piccoli involti contenenti fazzoletti, o altro, oggetti tutti che la maggior parte servono di mezzo termine di unirvi oltre la lettera di indirizzo, lettere nell’interno per facilitare agli amici il ricevimento e per evitare spese di posta.
Suppongo che gli obblighi del medesimo corrisponderanno come quelli dell’altro impresario che fa il servizio della corsa da Arezzo a Montepulciano del quale conosco gli articoli della scritta; ed è perciò che ho creduto bene far presente a V. S. quanto segue acciò che lo creda utile e doveroso prendere quelle misure note alla di lei saviezza, onde removere gli abusi da me indicati, come ancora di prendere lettere di alcuni che le consegnano nel tempo di sua partenza le quali non si sa che esito abbino.
Sarà inutile che le raccomandi segretezza di quanto sopra, persuaso che mi favorirà.
Passo frattanto al bene di confermarmi con perfetta stima di V. S. Ill.ma
 
Ang° Renzuoli

I bolli di Lucignano fino al 1900

febbraio 1812 - maggio 1814
giugno 1812 - gennaio 1813
maggio 1814 - giugno 1814
giugno 1814
luglio 1839 - aprile 1847
febbraio 1845 - granducato
agosto 1839 - 31 marzo 1851
aprile 1845 - granducato
governo provvisorio - regno
bollo numerale punti: regno
bollo numerale sbarre: regno
bollo tondoriquadrato: regno

Alcune corrispondenze in periodo granducale, governo provvisorio e regno

Lettera spedita da Lucignano il 2 ottobre 1857 per Arezzo, affrancata con francobollo da 2 crazie della I tiratura, annullato con bollo a doppio cerchio di origine prefilatelica
Lettera spedita da Lucignano il 14 settembre 1860 per Livorno, affrancata con francobollo da c. 10 del Governo Provvisorio annullato con bollo a doppio cerchio di origine prefilatelica
Lettera spedita da Lucignano il 17 dicembre 1860 per Livorno, affrancata con francobollo da c. 10 del Governo Provvisorio annullato con bollo a cerchio semplice con piccolo ornato
Lettera spedita da Lucignano il 21 dicembre 1861 per Empoli, affrancata con francobollo da c. 10 non dentellato, Regno di Vittorio Emanuele II, annullato con bollo a cerchio semplice con piccolo ornato
  Lettera spedita da Lucignano il 14 settembre 1862 per San Giovanni Val d’Arno, affrancata con francobollo da c. 10 Regno d’Italia, Vittorio Emanuele II, annullato con bollo a cerchio semplice con piccolo ornato
  Lettera spedita da Lucignano il 1 marzo 1863 per Livorno, affrancata con francobollo da c. 15, non dentellato, Regno d’Italia, Vittorio Emanuele II, annullato con bollo a cerchio semplice con piccolo ornato
  Lettera spedita da Lucignano il 31 maggio 1863 per Pescia, affrancata con francobollo da c. 15, non dentellato, Regno d’Italia, Vittorio Emanuele II, annullato con bollo a cerchio semplice con piccolo ornato
  Lettera spedita da Lucignano il 23 luglio 1870 per Siena, affrancata con francobollo da c. 15 Regno d’Italia, Vittorio Emanuele II, annullato con bollo numerale a punti (1286 che indica l’ufficio postale di Lucignano) accompagnato da bollo a cerchio semplice con piccolo ornato
  Lettera spedita da Lucignano il 9 maggio 1889 per Arezzo, affrancata con francobollo da c. 20 Regno d’Italia, Umberto I, annullato con bollo numerale a sbarre (1286 indicante l’ufficio postale di Lucignano) accompagnato
da bollo a cerchio grande
  Lettera spedita da Lucignano il 18 agosto 1895 per Marciano, affrancata con francobollo da c. 20 Regno d’Italia, Umberto I, annullato con bollo tondo riquadrato

La Storia postale non si esaurisce con questi pochi esempi e queste poche parole, ho appena trattato il periodo Dipartimentale e quello granducale, solo accennando alle tariffe ed ai bolli, la storia postale tratta anche le strade ferrate, le vie di mare, i lazzaretti e le disinfezioni, i trattati e lo scambio delle corrispondenze con gli altri stati italiani ed esteri, la corrispondenza militare a partire da Curtatone e Montanara, le ribellioni del 1848, è un mondo avvincente di storie, di popoli e di relazioni.

scheda

 

da Uffizi di Posta in Toscana (1814-1861) di Sergio Chieppi e Roberto Monticini - Editoriale Olimpia, 2002
di R. Monticini, pubblicato in: Quaderni Lucignanesi a cura dell'Associazione Culturale Albatrello di Lucignano (Ar) - Rivista Quadrimestrale - n. 5 ottobre 2003 24-03-2016