Cronache dentellate

Lezioni di storia postale (moderna): “Rule, Britannia?”
Thomas Mathà
dell’Accademia Italiana di Filatelia e di Storia Postale

Le poste britanniche sono conosciute per aver introdotto il francobollo postale e di aver contribuito con lo sviluppo del loro sistema al miglioramento del servizio postale a livello mondiale. Hanno anche introdotto il timbro che annulla il francobollo, che serviva anche per documentare luogo e data della partenza del documento (un atto di trasparenza verso il cliente).

Sembra però che Royal Mail abbia già visto tempi migliori. Quindi, a livello postale, è ancora valido il canto patriottico “Rule, Britannia!” (Thomas Arne, 1740)? Vediamone un esempio recente che non va proprio in questa direzione.

1: Lettera raccomandata da Bentley Heath a Bolzano, che dopo 28 giorni è arrivata a destino.

Il 28 gennaio di quest’anno mi ero aggiudicato ad un’asta inglese alcuni lotti.

Qualche giorno dopo, il 30 gennaio, mi viene inviata (elettronicamente) la fattura, con l’avvertimento che però attualmente le spedizioni raccomandate erano bloccate a causa di un attacco di hacker che non permetteva all’amministrazione postale di accettare nuovi invii.

Questo blocco perdurava fino al 21 febbraio (quindi oltre 3 settimane), quando la lettera a me indirizzata veniva finalmente accettata dall’ufficio postale dove risiede il mittente, il Bentley Heath Post Office (a sud di Birmingham).

2: La notizia sul blocco postale (estratto dal sito di “The National News”).

Risulta che fino al 1° marzo il plico era fermo all’ufficio postale di Langley HWDC IPS, il centro di smistamento per l’estero vicino all’aeroporto di Heathrow (parrebbe per scioperi del personale).

È poi arrivato a Milano Roserio CSI l’8 marzo, per essere smistato e giungere finalmente a destinazione a Bolzano il 13 marzo.

Ricapitolando:
- il mittente doveva aspettare ben 22 giorni per poter inviare la lettera;
- una volta immessa nel sistema postale, le poste britanniche hanno messo 15 giorni fino alla partenza per l’Italia;
- una volta arrivata in Italia, la lettera è giunta a destinazione dopo 5 giorni.

Osservando i tempi di recapito dell’ottocento (e con la corrispondenza elettronica il volume cartaceo da lavorare dalle poste sembra essersi ridotto quasi ai numeri ottocenteschi) non c’è confronto, una lettera, diciamo nel 1851, tra Italia e Regno Unito veniva scambiata in una settimana (o forse anche meno).

Come esempio posso far vedere una lettera da Londra a Pesaro del 1851, che parte il 28 agosto ed arriva a destinazione il 4 settembre (quindi 7 giorni, tenendo conto che doveva fare il percorso via Ostende, Aachen, Berlino, Magdeburg, Lipsia, Vienna, Lubiana, Trieste, Padova, Ferrara, e una buona parte ancora non con la ferrovia, ma con la diligenza).

Da Londra a Pesaro nel 1851, in 7 giorni

Oltre a ciò, resta da notare questo: ormai i francobolli non vengono più annullati con un timbro postale, e quindi sulla lettera non rimane più un segno dove e quando la missiva è poi partita (solo attraverso il ‘tracking’ sul sito delle poste si riesce, per qualche tempo, a ricostruire il percorso). Purtroppo neppure in arrivo Poste Italiane adopera timbri.

Solo in quanto il destinatario non era a casa il portalettere e l’ufficio postale di consegna hanno lasciato dei segni manoscritti, almeno si può riscontrare il giorno d’arrivo.

Poveri storici postali di oggi.

Thomas Mathà
17-03-2023