FILATELIA

 

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FRANCOBOLLI DEL MOZAMBICO:
UN RICORDO DELLA MIA MISSIONE IN TERRA D’AFRICA
Matteo Alvino

In una fredda giornata ventosa stavo sistemando alcuni miei francobolli di vari paesi del mondo in diversi raccoglitori. Sotto i miei occhi scorrevano numerosi stati: Afghanistan; Repubblica popolare di Corea; Cambogia; Egitto; etc. Poi mi sono comparsi sotto gli occhi alcuni francobolli mozambicani, alcuni del periodo coloniale portoghese altri del paese indipendente. Questo mi ha fatto fermare per un po’ facendomi rivivere uno dei periodi più strani e ricchi della mia vita: quando ho vissuto nell’ex colonia portoghese per un anno.

Era il 2019, ultimo anno della mia esperienza all’Università di Bologna dove mi sono laureato magistralmente in Storia, quando sono partito per l’Africa per vivere un’esperienza missionaria in quelle terre. Insieme ai missionari dehoniani ho trascorso l’intero anno in varie località della provincia della Zambezia, nel nord del Mozambico. Il Mozambico è attualmente uno dei paesi più poveri di tutto il mondo. Dopo aver ottenuto l’indipendenza dal Portogallo nel 1975, alla guida del paese si installò il partito FreLiMo (ancora oggi al potere, non sempre in maniera cristallina: basti citare il caso di truffa elettorale di quest’anno, con la quale il FreLiMo si sarebbe accaparrato il 70% dei voti, tale situazione è stata denunciata dai partiti di opposizione e di organismi sovranazionali che hanno riconosciuto l’irregolarità della votazione) originariamente di stampo marxista-leninista, di cui i suoi membri avevano condotto precedentemente la guerriglia contro i colonialisti portoghesi.

Venne imposto un regime politico monopartitico e il paese strinse forti legami con gli stati del blocco comunista. In questo contesto il nuovo governo iniziò una grande campagna che portò alla nazionalizzazione di: piantagioni, miniere e di altre strutture come scuole ed ospedali. Infine vennero chiuse, per un certo periodo, anche le case dei missionari presenti nel paese, additati come nemici del popolo. Il FreLiMo appoggiò le forze rivoluzionarie operanti nella Rhodesia (attuale Zimbabwe) e nel Sud Africa dell’Apartheid mentre i governi di questi due paesi sostennero un movimento di ribelli mozambicani che andarono a formare un partito chiamato ReNaMo. Questa fu la causa dello scoppiò di un’enorme guerra civile che sconvolse l’intero Mozambico. Solamente nel 1990 incominciano a Roma le trattative di pace tra il governo e i ribelli, con la mediazione della Comunità di Sant'Egidio e del governo italiano. Nel 1992 tra il FreLiMo e la ReNaMo firmarono gli accordi di pace di Roma, scrivendo congiuntamente una nuova costituzione di stampo multi-partitico. Nel corso del tempo le forti tensioni nel paese si sono allentate, ma ogni tanto scoppiano dei disordini dovuti a motivi politici… Dal punto di vista religioso circa metà degli abitanti del Mozambico è di fede cristiana (la maggioranza è cattolica, ma sono presenti anche diverse chiese e confessioni protestanti). I musulmani sono circa il 20% della popolazione e vivono principalmente lungo la costa e nel nord del paese, proprio perché queste aree erano frequentate da molti mercanti arabi che qui fondarono diversi potentati successivamente sottomessi dai primi colonizzatori europei. Infine il resto dei mozambicani segue ancestrali culti locali o invece non professa alcuna religione.

Ma dopo questo brevissimo excursus per inquadrare il paese che ho avuto la fortuna di esplorare, che cosa dovrei raccontare? È difficile condensare un anno intero in poche righe, ma proverò a farcela.
Innanzitutto sento di dover dire che questa esperienza mi ha trasmesso e dato tantissimo sia dal punto di vista umano sia da quello formativo: proprio là ho scoperto la mia vocazione, ossia quella di coniugare la ricerca storica al lavoro dell’insegnante. Infatti proprio là ho avuto la mia prima esperienza con l’insegnamento e non so se, senza di quella, ora sarei un professore di storia (magari sì, ma con qualche marcia in meno).

Sono sempre stato un ragazzo a cui piace tanto imparare ed apprendere e "quest'avventura" mi ha fatto conoscere tante cose nuove. Ho visto luoghi meravigliosi: dai monti che sovrastavano la cittadina di Guruè, famosa per le sue piantagioni di tè, all’Oceano Indiano e più precisamente l’Ilha de Moçambique, l’isola su cui sbarco l’esploratore e navigatore Vasco da Gama nel 1498. La prima cosa che ho notato appena atterrato con l’aereo è stato un impatto retinico molto forte dal punto di vista cromatico. Questa sensazione non mi ha mai abbandonato e dovunque andassi vedevo tutto: interi paesaggi, alberi, la strada, i vestiti delle persone… con dei colori vivissimi e pieni di vita. Inoltre ho potuto approfondire e cercare di comprendere la cultura di quella regione, grazie alle spiegazioni fornitemi direttamente dalla gente locale o dai missionari che vivevano lì da tanti anni. L’aspetto fondamentale però è che ho fatto la conoscenza di bellissime persone e delle strutture ed attività messe in piedi dal lavoro effettuato dai padri dehoniani nel corso di lunghi anni. Che cosa ho fatto principalmente nel corso dei mesi durante la mia permanenza? Una giornata tipo: alla mattina ero impegnato a lavorare nella scuola missionaria del “Centro Juvenil – Padre Dehon”, dove insegnavo ai ragazzi del luogo diverse materie: dalla storia alla geografia, all’inglese al portoghese (ed un po’ di matematica). Nel pomeriggio, invece, ero impegnato, insieme alla comunità locale, alla costruzione di un colorato parco giochi (con annesso un piccolo campo da calcio) e nell’attività d’animazione per i ragazzini del "Bario" (l’area intorno alla scuola) della cittadina di Alto Molocue. Entrambe queste attività sono state sicuramente molto proficue e ricche di emozioni bellissime, anche se per me sono state abbastanza impegnative: all’epoca non avevo ancora iniziato ad insegnare nelle scuole e la mia esperienza con i giovani e l’insegnamento era limitata all’attività di animatore di ragazzi delle superiori-università che tuttora svolgo presso la parrocchia di San Francesco d’Assisi a Trieste. Devo dire che all’epoca mi aveva particolarmente colpito la gioia dell'essere cercati e chiamati continuamente da questi ragazzi, con i loro super e smaglianti sorrisi, per poter ripetere le materie da studiare oppure per poter solamente parlare e giocare insieme, è stato qualcosa di impagabile.

Non sono mancate le disavventure… ossia quando sono dovuto recarmi in ospedale quando tutti credevano che avessi contratto la malaria, oppure quando alcune persone che ho conosciuto lì si sono ammalate di tifo e di colera. Per fortuna tutte queste peripezie sanitarie si sono concluse per il meglio, rimanendo solo una storia da poter raccontare e nulla di più.

Comunque le esperienze più vive e che porterò sempre nel cuore sono state le visite alle varie Comunidades cristiane visitate dai missionari durante i fine settimana (essendo molto numerose e distanti, ogni comunità viene raggiunta dai missionari solamente una o due volte l’anno). Abbiamo fatto dei lunghi viaggi in fuoristrada (diverse ore di viaggio solo per l’andata) per raggiungere questi posti sperduti dove però si celava una grande umanità.

L’accoglienza degli abitanti di questi villaggi è un qualcosa che lascia senza parole: l’ospite viene trattato come un membro della propria famiglia con tutti gli onori che esso comporta. Oltre alle danze, i colori, i canti che ti travolgono si entra in una relazione fraterna con queste persone che condividono con te tutto quel poco che possiedono.

P.S. All’epoca ho potuto comprare solamente alcuni francobolli, attività che faccio sempre quando mi trovo all’estero. Gli unici posti in cui gli ho trovati erano un negozietto della città di Nampula e un rivenditore di oggettistica e di francobolli presso il piccolo aeroporto locale. Sono pezzi di nessun valore economico, ma per me sono uno dei ricordi di un’avventura che mi ha dato tanto e, quando li ho tra le mani, me la fanno sovvenire alla mente.

Matteo Alvino
09-12-2024

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