Comunicato stampa dell'ISSP pubblicato su
il postalista
Alla riscoperta del
carteggio Datini
La lente sulle “marche”
dei mercanti trecenteschi: la presentazione del libro, scritto da Elena
Cecchi Aste con il contributo di Jérôme Hayez, si terrà sabato 8 maggio
alle ore 16.30 a Prato. Cinque per mille: i risultati raggiunti finora
Prato (29 aprile 2010) - Un patrimonio unico, il più importante
archivio esistente al mondo per la storia economica del Medioevo. È
quello che il mercante trecentesco Francesco di Marco Datini ha lasciato
alla sua morte e, per una serie di circostanze, si è salvato fino ad
oggi. Si tratta di 150mila lettere, 10.000 “titoli” specializzati
(lettere di cambio, di vettura, fatture, valute di mercanzie, carichi di
nave...) e 400 contratti di assicurazione. Ordinati nel 1560 dallo
studioso Alessandro Guardini, furono successivamente accantonati e
dimenticati, fino a quando vennero riscoperti alla fine dell’Ottocento
ed oggi sono conservati all’Archivio di stato cittadino.
È lavorando su questa fonte che Elena Cecchi Aste ha scritto il libro
“Di mio nome e segno. «Marche» di mercanti nel carteggio Datini (secc.
XIV-XV)”. Verrà presentato sabato 8 maggio alle ore 16.30
al Museo casa Francesco Datini - Fondazione casa pia dei ceppi (palazzo
Datini, via Ser Lapo Mazzei 43, Prato). La partecipazione è libera.
All’incontro, oltre all’autrice, interverranno il presidente della
stessa Fondazione Lorenzo Lapi, il direttore dell’Istituto di studi
storici postali Andrea Giuntini e, in rappresentanza del Centre national
de la recherche scientifique di Parigi, Jérôme Hayez.
Lo studio, realizzato come trentesimo “quaderno” dall’Istituto di studi
storici postali, si compone di 416 pagine ed ha un prezzo di copertina
di 38,00 euro.
Tra le realtà pubbliche che hanno sostenuto il lavoro figurano la
Provincia e il Comune di Prato. Fornendo supporti che vanno oltre al
contributo economico e permettono di valorizzare anche altre iniziative
dell’Issp. Come la presentazione dei bozzetti per la cartolina per
Francesco di Marco Datini: non a caso, la mostra prevista ad ottobre
sarà ospitata in una delle sedi della Provincia, palazzo Novellucci.
“Il volume -aggiunge il
direttore dell’Issp, Andrea Giuntini- esce in coincidenza con le
celebrazioni datiniane per i seicento anni della morte del grande
mercante. Si tratta di un lavoro, uno dei primi contributi in ordine
cronologico fra quanti saranno dati alle stampe nel corso dell’anno,
svolto su un argomento estremamente affascinante”. I segni si trovano
sui documenti, soprattutto sulle missive, e ragionevolmente possono
essere considerati gli antenati dei moderni marchi d’impresa. “Nessuno
finora ha affrontato la questione a livello internazionale; ciò
rappresenta di per sé una garanzia di elevata originalità scientifica.
La valenza storiografica trova conferma anche nell’estremo rigore della
ricerca, portata a termine con grande attenzione da Elena Cecchi Aste,
conoscitrice esperta dell’archivio Datini, dal quale, appunto,
provengono le lettere analizzate”.
L’opera si completa con il saggio di Jérôme Hayez sulle forme, i
significati e gli usi di queste marche trecentesche.
I segni repertoriati sono 1.485, individuati esaminando l’intero
carteggio pervenuto nelle sedi che Francesco Datini teneva ad Avignone,
Pisa, Prato, Firenze, Genova, Valenza, Barcellona e Maiorca. “Bisogna
tenere ben presente -scrive Elena Cecchi Aste- l’assoluta ed esclusiva
importanza che la corrispondenza aveva all’epoca: veicolo unico ed
essenziale per la diffusione delle notizie di ogni ordine, sia economico
che generale. In essa leggiamo informazioni mirate al tipo e alla
qualità delle merci, alle produzioni di moltissime località, al corso
dei prezzi delle merci e dei cambi, alle situazioni di mercato, alle
comunicazioni navali, terrestri e di acque interne, alla disponibilità
del naviglio di numerose nazionalità (e di conseguenza sul loro
tonnellaggio, sul carico e le linee praticate), ai sistemi monetari e di
misura, alle consuetudini e leggi di centinaia di piazze e tutto quanto
faceva notizia. Ed ancora spazia su argomenti politici, religiosi,
artistici, sociali che i nostri mercanti solleciteranno per apprendere e
fare apprendere organizzando loro stessi un servizio postale quanto mai
efficiente ed affidabile”.
IL CINQUE PER MILLE ALL’ISTITUTO. IL LAVORO FATTO
Da quattro anni l’Issp è soggetto destinatario del cinque per mille.
La somma ricevuta per l’anno 2006 è stata impiegata per mettere a
disposizione gratuita di tutti gli interessati, attraverso il sito
istituzionale, la scansione di tre riviste specializzate: “Rassegna
delle poste, dei telegrafi e dei telefoni” (uscita nel periodo
1929-1939), “Rassegna delle poste e delle telecomunicazioni”
(1940-1941), “Poste e telecomunicazioni” (1942-1943).
Con il contributo relativo al 2007 -solo ora liquidato- si è continuato
su questa linea digitalizzando la “Rivista delle comunicazioni”
(1924-1928), testata che ha preceduto la “Rassegna” già in rete. Sarà
on-line nel prossimo autunno. Entro la fine dell’anno si conta di
aggiungere, con lo stesso metodo, antiche mappe postali e guide di
viaggio risalenti ai secoli XVI-XIX, un lavoro che permetterà di
consultare senza spese edizioni rare, difficilmente reperibili nelle
biblioteche.
Anche quest’anno nella dichiarazione fiscale è possibile indicare -senza
nessun aggravio di spesa per il contribuente- oltre alla destinazione
dell’otto per mille, quella del cinque per mille in favore delle
associazioni di volontariato e delle organizzazioni non lucrative di
utilità sociale.
Per destinare il cinque per mille all’Istituto è sufficiente scrivere il
codice fiscale dello stesso, ossia 01.877.640.480, nell’apposita
casella della denuncia fiscale (modelli “Cud”, “730” o “Unico”); è la
prima a sinistra in alto, quella con la dicitura “Sostegno del
volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale,
delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni e
fondazioni”. Infine, occorre aggiungere la propria firma.
|
|