Comunicato stampa dell'ISSP pubblicato su il postalista

Il dipinto di Ludovico Buti sulla cartolina

Resi noti pochi minuti fa l’immagine ed i dettagli tecnici riguardanti la cartolina per i sei secoli dalla morte di Francesco di Marco Datini. Sarà emessa il 20 ottobre

Prato (11 ottobre 2010) - Alla fine sarà una cartolina postale, stampata in 500mila copie e in vendita negli uffici postali dal 20 ottobre a 60 centesimi, con una particolare sottolineatura (tecnicamente, un annullo speciale) impiegata a Prato, presso l’ufficio di Prato Martini, situato in via Arcivescovo Martini 54.
Così l’Italia rende omaggio al mercante e benefattore Francesco di Marco Datini, morto nel 1410 dopo aver lasciato una doppia fortuna alla città: economica da una parte (il fondo è ancora perpetuato attraverso la Casa pia dei ceppi onlus) e storica dall’altra (l’archivio della sua azienda commerciale, il più significativo fra quelli rimasti in Europa del periodo medievale).
L’Istituto di studi storici postali, che ha sede nella casa di Datini, si è fatto portatore dell’anniversario nelle sedi istituzionali affinché venisse celebrato anche a livello postale.
“Datini -ricorda il direttore dell’Issp, Andrea Giuntini- morì il 16 agosto, ma si è deciso di spostare la data di emissione della carta valore in autunno, così da inserirla nel contesto delle iniziative cittadine”. La cartolina -prima delle vacanze Poste italiane era orientata verso una busta, ma poi l’idea è stata modificata- propone nell’impronta di affrancatura (il riquadro che sostituisce il francobollo) un particolare del dipinto “Ritratto di Francesco Datini”, realizzato dal pittore Ludovico Buti nel 1588 e conservato nel palazzo Comunale di Prato; sullo sfondo è riprodotto un particolare di un manoscritto e il sigillo della marca con cui si identificavano i suoi prodotti. In basso a sinistra, la cartolina richiama un altro documento e sotto compare la firma del commemorato.
L’uscita sarà associata ad un bollettino illustrativo, cioè ad un depliant in vendita a 1,03 euro che approfondisce il tema richiamato dalla carta valore. Nel caso specifico è firmato dal soprintendente archivistico per la Toscana (nonché consigliere dell’Issp) Diana Toccafondi e dallo stesso Giuntini.

Un’emissione che ha diversi collegamenti con l’attualità. “Dal carteggio Datini -spiega uno dei fondatori dell’Istituto, Aldo Cecchi- vediamo una quantità di operatori privati e consorzi di grandi utenti (i mercanti per la «scarsella») che davano vita a varie organizzazioni in concorrenza fra di loro (catalane, fiorentine, lucchesi, genovesi): le corrispondenze affidate alle scarselle, che operavano in ambito europeo, godevano della precedenza, una sorta di postacelere. Senza dimenticare l'applicazione di incentivi per velocizzare le comunicazioni (cioè, il vantaggio) e di penali per consegne in ritardo nonché una terminologia che è stata tramandata fino a noi, come nel caso di «correos», parola proveniente dagli «osti dei corrieri» che ha preso il significato di «poste» nel mondo ispanico”.

“Francesco di Marco Datini -scrive Diana Toccafondi nel bollettino illustrativo- rappresenta, nella storia della città di Prato, un riferimento obbligato: vissuto tra il 1335 e il 1410, egli incarna a tutti gli effetti la figura del mercante medievale, nei suoi aspetti economici, politici, ma anche individuali e privati. Figlio di un taverniere, reso precocemente orfano di entrambi i genitori dalla peste del 1348, dopo un apprendistato nelle botteghe fiorentine per imparare l’arte della mercatura, nel 1350 -appena giovinetto- si trasferisce ad Avignone, allora sede papale e meta di mercanti in cerca di occasioni di arricchimento. Nella città provenzale, in cui rimarrà per più di trent’anni, il giovane Francesco affina i suoi strumenti e costruisce la sua fortuna. Commerci diversificati, affari in proprio e in società (la medievale «compagnia»), contribuiscono a farne un facoltoso mercante”. Il rientro a Prato coincide con un forte sviluppo degli affari. Alla compagnia di Avignone, affidata ad un socio, si aggiungono quelle di Pisa, Firenze, Prato e, più tardi, di Genova, Barcellona, Valenza e Maiorca: “aziende collegate tra loro in un vero e proprio «sistema», di cui Datini è il manager”.
“Ma l’eredità più importante lasciata da Datini -prosegue Diana Toccafondi- è senza dubbio costituita dal suo archivio, rimasto fortunosamente intatto nei secoli. Esso rappresenta un esempio unico al mondo di archivio mercantile completo di tutte le tipologie di scritture, particolarmente ricco e studiato soprattutto nella parte dei carteggi, consistenti in 150.000 lettere, 10.000 «titoli» specializzati (lettere di cambio, chèques bancari, lettere di vettura, fatture, valute di mercanzie, carichi di nave, ecc.) e 400 contratti di assicurazione. Tale documentazione, suddivisa secondo le otto sedi delle aziende datiniane che corrispondono anche ai luoghi di produzione e concentrazione della documentazione stessa, costituisce una fonte unica per la storia del mondo mercantile europeo della seconda metà del Trecento”.

“Datini -aggiunge fra l’altro Andrea Giuntini- fu uno dei grandi commercianti del tempo, in grado di controllare una rete per quegli anni strabiliante e capace di operare su una grande varietà di mercati, quasi prefigurando, molti secoli in anticipo, la logica globale, che oggi caratterizza il nostro mondo. Uomo intelligente, oltre che abile negli affari e colto, Datini capì, come altri del suo tempo, la centralità della comunicazione epistolare a fini di transazione commerciale, sfruttandone le potenzialità. In un’epoca in cui ancora la posta non esisteva, almeno nella sua accezione moderna, funzionava però la comunicazione, che i più avveduti implementavano a proprio beneficio, allargandone il riferimento anche a regioni lontane. Il caso di Datini da questo punto di vista appare eclatante e lo rende un precursore di una modernità economica e commerciale nel Trecento ancora lontana da imporsi”.

 


 

 


servizio stampa e comunicazione: Fabio Bonacina, mail fabio.bonacina@libero.it


Rete Civica di Prato

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