Comunicato stampa dell'ISSP pubblicato su
il postalista
Sotto esame la sicurezza postale
Si è svolto oggi a Prato l’ottavo Colloquio
nazionale di storia postale. Grandi assenti, i rappresentanti delle
istituzioni politiche ed amministrative cittadine. E questo quando
l’Istituto avrebbe più bisogno di loro. Il libro dedicato ad Aldo Cecchi
e le sintesi di tutte le relazioni
Prato (26 febbraio 2011) - “L’Istituto di studi storici postali
nacque da una costola dell’Archivio di stato di Prato, grazie al
carteggio del Datini. Le relazioni sentite dimostrano il desiderio di
comunicare e al tempo stesso la forza della riservatezza”. Ha detto
anche questo, oggi, la direttrice dell’Archivio di stato di Prato,
Raffaella de Gramatica, durante l’ottavo Colloquio nazionale firmato
dall’Issp ed intitolato “La sicurezza nella storia postale. Cifrature,
censure, lettere nascoste, scritture celate, bolli anonimi”.
È stata lei a rappresentare il mondo culturale cittadino mentre grandi
assenti -come ha evidenziato il moderatore della giornata, il
vicedirettore dell’Istituto stesso Bruno Crevato-Selvaggi- si sono
rivelate le istituzioni politiche ed amministrative. Ed è la prima
volta. Un’assenza che si è fatta notare, non a caso registrata nel
momento in cui la onlus è in serie difficoltà economiche.
Nonostante questo -ha ricordato il direttore, Andrea Giuntini- “è
importante continuare ad alimentare tali studi; siamo un gruppo che
mantiene viva l’attenzione su un servizio essenziale, quello della
posta, come incrocio delle tante discipline di cui noi siamo portatori”.
VOLUME A SORPRESA DEDICATO AD ALDO CECCHI
A sorpresa, Bruno Crevato-Selvaggi ha presentato il trentunesimo
“quaderno” (336 pagine, 30,00 euro), dedicato al fondatore e principale
animatore, ormai da trent’anni, dell’Istituto. Il volume si intitola:
“Posta per Aldo. Scritti di amici in onore di Aldo Cecchi per il suo
ottantesimo compleanno”.
Oltre alla introduzione (dedicata alla storia postale nel passaggio dal
collezionismo alla ricerca scientifica e al ruolo di Aldo Cecchi) e alla
sua bibliografia, comprende dieci interventi: “Lettera ad un amico...
vero!” (di Fernando Frattolillo), “Una squadra all’Istituto di studi
storici postali” (Cristina Mariotti e Filippa Morra), “Si fa presto a
dire lettere: qualche riflessione sulla descrizione archivistica delle
lettere” (Giorgetta Bonfiglio Dosio), “I «precursori» delle guide
postali” (Federico Borromeo d’Adda), “Viaggio a mezza posta (e un
inedito di Codogno)” (Armando Serra), “La navigazione a vapore e il
trasporto della posta all’epoca della prima rivoluzione industriale. Un
profilo d’insieme” (Andrea Giuntini), “Le comunicazioni postali nel
Veneto e nel Mantovano durante la guerra del 1866” (Gabriele Serra),
“«Ho risposto a quel matto di no». Tre uffici postali italiani nella
Dalmazia occupata dal 1918” (Bruno Crevato-Selvaggi), “Il 1931 in posta”
(Fabio Bonacina), “Gli aspetti postali del controllo e della censura
delle corrispondenze durante la guerra italo-etiopica (1935-1937)”
(Beniamino Cadioli e Aldo Cecchi).
TUTTI GLI INTERVENTI IN SINTESI
Armando Serra, “Segnalazione ottica nell'Italia napoleonica”
Il telegrafo ottico in Italia nel periodo napoleonico comprende il
telegrafo Chappe (Moncenisio-Venezia) e il semaforico, utilizzato in
particolare la linea adriatica fino al Napoletano. I segnali Chappe
erano tradotti dai direttori in possesso dello specifico vocabolario.
Gli osservatori semaforici dovevano preservare la “chiave del codice”,
fino al punto d’inghiottirla. Dal “Libro dei segnali” si traevano le
relazioni tra numeri e significati. Né va infine sottaciuto lo scopo
primario della difesa delle coste mediante la scoperta di navi nemiche.
Fabio Vaccarezza, “Spy stamps nella Seconda guerra mondiale”
Si tratta di francobolli falsi stampati, per vari motivi, da uno Stato
differente da quello che appare nell’iscrizione su di essi. Solitamente,
i due sono in guerra fra loro. Servono a comunicare dietro le linee
nemiche con messaggi impliciti o confermare la veridicità del contenuto
delle missive attraverso l’autenticazione del mittente. Un secondo
filone riguarda l’impiego di tali carte valori per operazioni segrete,
fra cui quelle che implicavano la distribuzione di materiale
propagandistico su vasta scala in territorio nemico.
Adriano Cattani, “Daniel Morosini prigioniero dei turchi: la sua
corrispondenza cifrata”
Guerra di Candia, tra il 1650 ed il 1660: Daniel Morosini, “almirante”
della flotta veneziana, incappa in navi turche presso i Dardanelli,
viene ferito alla testa e imprigionato a Costantinopoli. Una fitta
corrispondenza col padre a Venezia, spesso cifrata e spesso anche
censurata, racconta la sua prigionia e la sua vicenda che sarà a lieto
fine.
Flavio Riccitelli, “Posta aerea transatlantica e censura
1939-1945”
Studiando i sistemi di censura attivati durante il periodo bellico sulle
linee aeree commerciali transatlantiche, si può osservare come, in
funzione delle esigenze espresse dalla stessa censura, le rotte siano
state modificate, chiuse o aperte di nuove. Analizzati tempi e modalità
con i quali sono state coperte le falle createsi nel sistema di censura
dei Paesi alleati, nel periodo che va dal 1939 a buona parte del 1942.
Claudio Manzati, “«Il segreto epistolare», l'ultima opera di
Giovanni Riggi di Numana”
Il libro, uscito postumo, descrive le ragioni e l’importanza
dell’inviolabilità delle comunicazioni, riconosciuta perfino dalle carte
costituzionali. La “busta” ha una storia che si avvia al tempo della
creta, del papiro e della pergamena; prende forma nell’epoca della
carta, quando le notizie che doveva contenere valevano anche più del
denaro. Il lavoro, sintesi di uno studio iniziato nel 2004, racconta la
storia della “busta” e del segreto epistolare, riassumendone gli
sviluppi dal Medioevo ad oggi.
Francesco Ruvolo, “Garibaldi, Bosco e il telegrafo”
Il telegrafo come arma tattica e strategica con finalità di spionaggio
venne utilizzato a Milazzo, durante la battaglia del 1860. La
piazzaforte militare era considerata da sempre notevole per la sua
unicità geografica. Aveva già un telegrafo ottico e poi uno elettrico.
Tuttavia, il comandante nemico, Giacomo Medici, disponeva del telegrafo
per comunicare con Garibaldi a Palermo e al contempo, possedendo il
cifrario dei borbonici, poteva conoscere le mosse relative agli
avvicendamenti al castello e gli ordini impartiti.
Mario Coglitore, “1928: Circolari riservate per il controllo
della stampa”
Nel fondo d’archivio della vecchia direzione postale di Trento è
conservata una cartella dal titolo “Circolari riservate 1928”, i cui
contenuti costituiscono a loro modo una piccola rarità. Si tratta di un
carteggio intercorso tra la Regia prefettura e la stessa direzione delle
Poste che riguarda quotidiani e periodici da tenere d’occhio e
all’occorrenza sequestrare. Dalle fitte trame dei provvedimenti di
censura, donne e uomini emergono per un breve istante, squarciando il
velo dell’omologazione e dell’asservimento al potere costituito.
Franco Filanci, “Fondini di sicurezza”
Quando nel 1863 l’Italia ricorse alla De La Rue per realizzare la sua
prima serie unitaria, in realtà non si fidò soltanto della tecnologia
britannica, ma fece tesoro anche dell’esperienza francese, prestampando
i fogli con un fondino quasi invisibile, destinato a impastare la
vignetta se un malintenzionato cercava di ricavarne una matrice da
stampa. E il sistema continuò fino ad essere usato ufficialmente per
l’esatto contrario: creare una falsa immagine del francobollo.
Lorenzo Carra, “Sotto il francobollo”
Un simpatico e piccante quadretto di un’epoca nella quale ciò che
accadeva sotto le lenzuola non poteva essere messo in una cartolina e
nemmeno in una lettera, ma soltanto “sotto bollo”. Cartoline del primo
Novecento con parole scritte e nascoste dietro al francobollo
dall’amante di un tenentino.
Enrico Bertazzoli, “Scritture celate: stratagemmi per
corrispondere segretamente”
Uno dei trucchi più frequenti impiegato per le cartoline era scrivere in
caratteri piccolissimi, e ricoprire successivamente il testo coi
francobolli usati per affrancare. Il sistema era molto usato nella
corrispondenza amorosa, che rimaneva così invisibile agli estranei.
Altre volte brevi messaggi erano celati nelle illustrazioni, o in
posizione difficilmente visibile in cartoline ad effetto. Qualche
mittente riusciva a trasmettere messaggi mascherati da convenevoli, o
contenuti nella stessa firma, e non mancavano quelli redatti con
inchiostri simpatici o cifrati…
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