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NEL 1845: LA POSTA PERCORREVA ANCORA L’ANTICO “DIOLKOS"

Costituitosi nel 1837 il Lloyd Austriaco, potente compagnia di navigazione a vapore, aveva esteso, in pochi anni, una rete marittima di grande efficienza. In partenza da Trieste si poteva raggiungere, con piroscafi moderni e veloci, le diverse destinazioni del Mediterraneo orientale: non solo Costantinopoli, capitale ottomana, ma anche le coste d’Egitto e Siria nonché i porti della Grecia continentale ed insulare. La lettera che esaminiamo oggi ci condurrà nella Grecia dell’800, ma ci trasporterà anche nel periodo antico, nei tempi remoti di Erodoto di Alicarnasso o di Tucidide…

1843 NASCE LA LINEA DI GRECIA

Questi porti della Grecia, paese da poco indipendente, o delle regioni ancora sotto dominazione ottomana, dapprima furono serviti dai piroscafi austriaci sulla loro rotta verso il Levante, poi, successivamente, dal 1° luglio 1843, il Lloyd inaugurò una linea specifica destinata al servizio dei porti occidentali della Grecia, collegando così Trieste ed i porti italiani di Ancona e di Brindisi con Atene. Il percorso scelto, dopo lo scalo a Corfù, da Patrasso attraversava il golfo di Lepanto fino a Corinto e con un ultimo tratto raggiungeva Pireo, il porto di Atene (fig.1).

Fig.1 – La linea di Grecia nel 1845

 

Effettuiamo questo percorso guidati da una lettera impostata il 1° marzo 1845 a Trieste e indirizzata a Patrasso (fig.2): ogni 1° e 16° del mese un piroscafo salpava dal porto adriatico, allora austriaco, e giungeva ad Atene in 6 giorni di navigazione, confermando così l’efficienza del servizio marittimo lloydiano. Coloro che sceglievano di utilizzare questo servizio postale dovevano pagare in anticipo, questa è la ragione del perché troviamo accanto alla soprascritta il timbro lineare FRANCO ed il datario a doppio cerchio TRIEST / 1 MAR 1845 / FRANCO.

Fig.2 – Lettera da Trieste per Patrasso, il mittente scrisse “col vapore”

 

Un tratto di penna sul recto dava la conferma dell’avvenuto pagamento il cui ammontare era precisato a tergo (fig.3): il mittente aveva pagato 18 kreuzer e la lettera giunse alla sua destinazione il 5 marzo.

Fig.3 – Si noti il timbro apposto in arrivo a Patrasso
il 21 febbraio del calendario greco, ovvero il 5 marzo 1845

 

 

VARCARE L’ISTMO DI CORINTO…


Dopo lo scalo di Patrasso, il piroscafo postale non aveva comunque terminato il suo viaggio: a bordo rimanevano ancora i passeggeri e le lettere diretti ad Atene… Doveva addentrarsi più avanti, nel Golfo di Lepanto (cartina accanto) e… sbarcarli nel piccolo porto di Lutraki situato nel fondo del Golfo di Corinto (cartina sotto): un servizio di carrozze attendeva viaggiatori e posta per far loro coprire un tratto di 9 chilometri circa e quindi effettuare il rimbarco nel porto di Calamaki, a bordo di un secondo piroscafo che salpava per Pireo!

Il canale di Corinto che conosciamo oggi fu incavato soltanto dal 1882 ed inaugurato nel 1893! Il servizio di trasbordo terrestre sopra menzionato, assicurò quindi il collegamento della Linea di Grecia tra Trieste ed Atene fino al 1856, quando il Lloyd decise di modificarne il percorso: compiuta la circumnavigazione del Peloponneso, esso fu prolungato fino a Smirne, sulla sponda turca dell’Impero ottomano e, divenendo così Linea “greco-orientale”, non servì più il Golfo di Corinto. Il Lloyd decise però di istituire una nuova linea per toccare i vari porti del Golfo di Lepanto, ma questo non incontrò il consenso delle Autorità greche, che volevano riservarsi il traffico postale locale. Cosi fu messa la parola fine al transito a mezzo diligenza postale dell’istmo di Corinto…

 


EPILOGO

Giunti all’epilogo, il nostro gentile lettore si chiederà perché avevamo, all’inizio di questa storia, evocato Erodoto e Tucidide… aggiungendo magari “e, perché no anche Milo di Crotone o Pericle?!”
Questo citato percorso terrestre, lungo qualche chilometro, collegava, dal Golfo di Lepanto, l’Ionio e l’Adriatico al Mar Egeo, ma non era nato nel secolo XIX°! Sappiamo infatti che al volgere dei secoli VII e VI a.C., era già stata lastricata una strada sull’istmo di Corinto: il “diolkos” che collegava il Golfo di Corinto ad Ovest al Golfo Saronico ad Est.

Lunga di circa 8 chilometri (a tutt’oggi non siamo ancora certi dell’intero percorso), doveva oltrepassare una cresta di 79 metri di altitudine prima di ridiscendere nuovamente verso la sponda: permetteva di trasferire, da un mare all’altro, navi da guerra e, più spesso, di commercio: il bastimento veniva tirato fuori dalle acque, lo scafo racchiuso in cordami per impedirne la deformazione, quindi caricato e sistemato su una specie di slitta su ruote, che percorrevano due solchi paralleli. Questa “via guidata” rimase in servizio fino al I° secolo d.C. Le tradizioni letterarie e storiche greche e latine riportavano, all’epoca, numerosi riferimenti a questa via. Nel trascorrere del tempo, purtroppo, il suo tracciato e la memoria del suo utilizzo sono caduti nell’oblio della storia.

Navi tirate fuori dal Golfo Saronico. Immagine estratta da una serie di fumetti francesi degli anni 1980: Les aventures d’Alix, ricostituendo le avventure di un giovane gallo-romano all’epoca del 1° secolo a.C. Noteremo che l’artista, J. Martin, si è concesso qualche libertà con la realtà archeologica e tecnica oggi appurata.

 

Fonti

Opera di riferimento per quanto riguarda la storia delle linee postali marittime austriache nel Mediterraneo: Umberto DEL BIANCO, Il Lloyd Austriaco e gli annulli marittimi dell’Austria-Ungheria, volume II (Milano, 1978) e volume III (Milano, 1982).

Per l’anno 1845 abbiamo potuto consultare il giornale pubblicato a Trieste dal Lloyd Austriaco, in lingua tedesca, ogni martedì, giovedì e sabato:

Queste informazioni sono state completate dai dati estratti da Moritz von Stubenrauch & Eduard Tomaschek, Oesterreichischer Kalender zur Verbreitung gemeinnütziiger Kenntnisse, edizione 1844.

Fra gli scritti archeologici dedicati al “diolkos” abbiamo consultato un articolo di referenza in lingua francese:
RAEPSAET Georges, « Le diolkos de l'Isthme à Corinthe : son tracé, son fonctionnement », in: Bulletin de correspondance hellénique. Volume 117, livraison 1, 1993. pp. 233-261.

http://www.persee.fr/doc/bch_0007-4217_1993_num_117_1_1679#bch_0007-4217_1993_num_117_1_T1_0233_0000