Fin verso il 1930 il Colle (o Promontorio) di San Benigno sbarrava la strada tra Genova e Sampierdarena. La rotabile che dal capoluogo si dirige verso la Riviera di Ponente, saliva stretta e disagevole fino alla Porta della Lanterna, per poi scendere di nuovo quasi al livello del mare dopo aver superato il colle, chiamato anticamente Capo di Faro.
Nel 1926 il Comune di Sampierdarena, assieme ad altri 18 del Genovesato, era stato annesso al capoluogo per creare la Grande Genova. A causa del notevole aumento dei traffici e del conseguente ampliamento del porto verso ponente, si sentiva l’urgenza di un’agevole via di comunicazione per raggiungere Sampierdarena con la sua nuova zona portuale, e gli altri quartieri a ponente di Genova - in precedenza Comuni autonomi - coi loro importanti insediamenti produttivi.
Così iniziarono gli sbancamenti della collina e le demolizioni delle due grandi caserme costruite a metà Ottocento nel bel mezzo della collina di cui si tratta. Nel 1929 fu finalmente inaugurata la strada, ma le demolizioni e gli sbancamenti sono continuati per molti anni, anche in funzione della costruzione dell’autostrada Genova-Serravalle che inizia proprio in quel punto, e i lavori sono andati avanti a fasi alterne fino agli anni Settanta.
La premessa era necessaria per comprendere il motivo della vita travagliata del Semaforo di San Benigno, che ha cambiato sede più d’una volta nel corso della sua esistenza. Infatti, il Semaforo è sorto nella zona appena descritta, che ha subito nel tempo trasformazioni tali da stravolgere addirittura il paesaggio cittadino verso ponente.
Nella foto di fine Ottocento si vede come la collina di San Benigno con le grandi caserme disposte su due livelli chiudesse la città verso ponente.
Il semaforo evidenziato da un cerchio, era collocato sulla copertura della caserma superiore a un’altezza di 93 metri.
Negli anni Trenta del Novecento, a causa della demolizione delle caserme, il Semaforo fu trasferito alla base della Lanterna.
Per ospitare personale e impianti fu costruito un edificio ed eretto un traliccio per le comunicazioni radio-telegrafiche ben visibile nella foto. La pitturazione a scacchi bianchi e neri è del dopoguerra.
È probabile che il Semaforo abbia subito danni in seguito all’immane esplosione della galleria di San Benigno del 10 ottobre 1944, che sconvolse tutta la zona facendo centinaia di morti.
Non sappiamo se nell’immediatezza del disastro l’attività sia continuata, e se eventualmente il posto semaforico sia stato temporaneamente spostato alle spalle della Lanterna, sulle mura che chiudevano la città a ponente.
In effetti, nella foto del maggio 1938 del piazzale della “camionale” Genova-Serravalle (ricavato dallo sbancamento della collina di San Benigno) opportunamente sistemato per la visita di Mussolini, si nota che sulle mura c’erano tre antenne. Poteva trattarsi di una stazione radio-telegrafica in grado di svolgere il servizio semaforico.
Pressappoco nella stessa posizione dell’antenna di destra, alla base della quale sorge una piccola costruzione, una ventina d’anni dopo sarà edificato il nuovo “Semaforo di Genova”. Infatti, negli anni Sessanta il Semaforo di San Benigno è stato sfrattato dalla Lanterna, e trasferito col nuovo nome in un edificio costruito appositamente per ospitare il personale della Marina Militare e le attrezzature semaforiche. La costruzione esiste tutt’ora e, come si vede dalla foto, presso il cancello d’ingresso è sempre presente l’insegna ufficiale del Semaforo.
Tuttavia, il personale della Marina che vi lavora svolge altri compiti, poiché il servizio è cessato da molti anni.
Si è detto all’inizio che un tempo il promontorio di San Benigno si chiamava Capo di Faro. Per questo motivo, quando il 5 settembre 1910 fu aperto nella zona un ufficio postale, ebbe nome: “SAMPIERDARENA 2 - FARO”. Dal 1° marzo 1913 il nome fu modificato in: “SAN PIER D’ARENA 2 - FARO”, conservando ufficialmente la dizione “FARO” fino al 1952. Anche l’ufficio postale ebbe vita assai tormentata a causa degli sconvolgimenti già visti, ma la storia dettagliata dell’ufficio vorrei lasciarla al nostro esperto Alcide Sortino, ben più ferrato di me in materia.
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Ricevuta di vaglia di L. 50,15 del 4.2.26 - Collezione Michele Perrone
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