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Tre strani timbri

risponde Mario POZZATI

Carissimo Roberto,

Ho letto con molto interesse gli articoli scritta da Mario POZZATI inerenti gli annulli succedutisi a partire dagli inizi del '900 ... ma, tra quelli raffigurati, non ho trovato quello di cui ti allego l'immagine.

Al retro della busta rossa di una notificazione atti giudiziari, datata 1963 sono posti tre timbri di varie forme e diametri (28 - 29 e 30 mm); ma quello che più mi incuriosisce è quello che ha le lunette barrate e i trattini che dividono la località e la provincia.

Nell'attesa di leggerti, è sempre gradita l'occasione per porgere i miei più cordiali e sinceri saluti.

Nino D'Aponte

risponde Mario POZZATI

Ciao, rispondo volentieri al vostro quesito, anche se non vedo nulla di strano, anzi è tutto nella più totale regolarità…

L’annullo (Calvisi) che incuriosisce l’amico è un lunette barrate tipico delle forniture anni ’940 e l’altro annullo della provincia di Caserta (Gioia Sannitica) è invece quello tipico praticamente solo di tale fornitura . Riporto lo stralcio del mio lavoretto in merito già pubblicato sul postalista, se non sbaglio:

“Sono tipicamente a lunette barrate le prime forniture per le province a cui vennero sostituiti tutti i timbri, e precisamente Latina (ex Littora), Massa (ex Apuania) e Bolzano (dove i toponimi diventano ufficialmente bilingui), mentre Caserta (ricostituita dopo la soppressione mussoliniana) ne ha pochi a lunette barrate, perchè il grosso è costituito da una tipica fornitura locale a doppio cerchio con lunette. Sono a lunette barrate anche molte forniture per la Somalia, che dal 1950 al 1960 tornò sotto amministrazione fiduciaria italiana per mandato O.N.U.”

Riguardo infine al terzo annullo (quello di Caserta C.P.) è quello tipico delle nuove forniture post normativa 1961, dove viene normata la materia ed introdotta la parola “poste”. Anche qui riporto lo stralcio di quanto dicevo:

“Doppio cerchio normativa 1961 - Dopo un lungo periodo senza interventi normativi di rilievo sulla materia della timbratura, in cui le forniture erano state come abbiamo visto le più disparate, ecco uscire finalmente sul B.U. n. 16/2° supplemento del 1/6/1961 un'ampia trattazione della materia. Rispetto al passato vengono ribadite le norme sulla composizione delle diciture dei timbri, ma con due novità: l'introduzione della parola "poste" e l'indicazione della provincia non più per esteso ma con la sigla automobilistica. Viene inoltre stabilito il diametro dei timbri manuali in 30 millimetri (v. anche l'Annullo n. 63). Ricordo che per le succursali andava sempre indicato l'indirizzo mentre per le varie sezioni degli uffici principali andava eventualmente indicato il servizio svolto (raccomandate, posta aerea, ecc.), il tutto possibilmente riassunto in 40 caratteri al massimo.”

Tutto quindi nella norma, mi verrebbe da dire, “stranamente”… Il fatto poi che i caratteri laterali tra le due parti della dicitura siano trattini, stellette, asterischi, parentesi, fiorellini, quadratini o chissà cos’altro rientra nella più personale inventiva degli incisori, in merito alla quale non si può dire nulla, se non qualche timido tentativo di uniformazione su stelline ed asterischi, ma senza dire a quante punte… (5, 6, 8, …). Al massimo tali caratteri possono servire ai collezionisti per riconoscere le varie versioni di timbri altrimenti pressoché identici, ma tutto qui…

Questo ovviamente è quello che ho trovato io negli anni, ma senza purtroppo il supporto della normativa ufficiale e dei documenti di brevetto, gara e fornitura.

Resto a disposizione e vi saluto cordialmente.

Mario

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