Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
Cecilia Makiwane

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La professione infermieristica, voluta e istituzionalizzata alla metà del XIX secolo da Florence Nightingale, la signora con la lampada, ha dovuto aspettare i primi anni del secolo successivo per avere tra i suoi ranghi la prima infermiera di colore: la sudafricana Cecilia Makiwane (1880-1919).
Figlia di un pastore presbiteriano trascorse l’infanzia nella missione di MacFarlane in Alice. Frequentò il Lovedale College diplomandosi come maestra, ma nello stesso periodo prendeva corpo all’interno della stessa struttura un primo corso sperimentale di avviamento alla professione infermieristica.
Ammessa come una di due studentesse di colore, la nostra Cecilia supera brillantemente l’esame finale il 19 dicembre 1907 e viene registrata nell’ordine medico il 7 gennaio dell’anno successivo, prima donna di colore con la piena qualifica di infermiera.
La Makiwane si gettò anima e corpo nel suo nuovo lavoro portandolo avanti come fosse una missione. Questa sua abnegazione non le permise di formare una famiglia e non se ne avvantaggiò parimenti la sua salute. Sentì su di sé forte lo stress fisico ed emozionale che le comportava la sua posizione sociale. Ormai malata lasciò Lovedale e di lei si prese cura la sorella, ma invano; morì poco dopo all’età di 39 anni.

Molte sono le testimonianze che la ricordano.
Il 7 maggio 1977, nei giardini del Victoria Hospital, ambiente che vide il suo operato, fu eretta una statua in suo onore.

Un riconoscimento che porta il suo nome viene assegnato annualmente ad una infermiera di colore che si sia distinta durante il suo addestramento.
Nel febbraio 1980 è stata fondata l’associazione infermieristica del Ciskey che ha sinora diplomato più di tremila infermiere.
Nella cittadina di Mdantsane è stato costruito un ospedale che porta il suo nome.
Non ultimo il riconoscimento filatelico da parte del Ciskei che ha emesso il 30 aprile 1982 una serie di quattro valori, che abbiamo qui riprodotto. Le immagini oltre a ricordare la figura della nostra eroina, riportano scene quotidiane del prezioso lavoro di queste operatrici.