Il bastone di Asclepio
a cura di Sergio De Benedictis [sergio.debene(at)gmail(dot)com]
L'apostolo della patata

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Antonio Agostino Parmentier (1737-1813), noto agli chef per la sua "minestra parmentier", può a ben diritto trovar posto all'interno di una tematica medica.
Frequenta da giovinetto, come garzone di bottega, una piccola farmacia del paese natio, Montdidier. I suoi interessi si concentrano sulla chimica "del quotidiano" e gli varranno in tempi postumi il titolo di "padre della chimica alimentare".
Diciottenne si arruola nell'esercito e viene presto nominato farmacista d'armata; prigioniero in terra tedesca stringe amicizia con un valente chimico e farmacista, tal Meyer. Ritornato a Parigi, per oltre un decennio conduce approfonditi studi indirizzati alla conoscenza della composizione dei prodotti alimentari, finchè non si imbatte nel famigerato tubero peruviano: la patata.

Parmentier ebbe il grande merito di confutare i pregiudizi del suo tempo in quanto la patata era considerata pianta "maligna" in quanto esotica, buona forse solo per il bestiame.
La Facoltà Medica riconosce la genuinità della "pomme de terre" e fa revocare il decreto che ne proibiva la coltivazione. Nella sua battaglia Parmentier ottiene l'appoggio di un potente e interessato alleato, proprietario di vasti territori coltivati a patate ( nihil sub sole novi ), il ministro delle finanze Turgot, qui ritratto in un francobollo delle Poste Francesi.

 

Si racconta che l’esploratore Sir Francis Drake portò la pianta alla corte di Elisabetta, con pessimi risultati in quanto il cuoco di corte, al quale il tubero era ignoto, utilizzò al suo posto le foglie per comporre una insalata che risultò indigesta e con un pessimo sapore.
Parmentier muore a Parigi di malattia polmonare cronica e chi lo definì "uomo incomparabile", diede di lui il più efficace giudizio sintetico.