MEMORIE
di Antonio Rufini

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Memorie di un anziano collezionista di storia postale (LXXXIV parte):

LE POSTE HANNO FATTO CONSEGNARE LE LETTERE RACCOMANDATE ANCHE DA ESTRANEI ALL’AMMINISTRAZIONE?

Antonio Rufini

La domanda contenuta nel titolo di questa breve memoria non è affatto oziosa.
Ho conservato i Mod. 23-I di cui appresso, allegati a varie lettere Raccomandate inviate principalmente da me e da povero mio fratello per dovere d’Ufficio.

Sembrerebbero superficialmente dei normalissimi Avvisi di Ricevimento restituiti al mittente dopo l’avvenuta consegna delle Raccomandate agli originali destinatari, ma non è così; da quanto esposto al “verso” di ogni Avviso risulta che:

a) per la quasi totalità non c’è bollo tondo di consegna della Posta;

b) per la quasi totalità non c’è firma dei portalettere; c) risultano in quasi tutti gli Avvisi vari timbretti (ad inchiostro nero, forse ad olio) della medesima Agenzia autorizzata alla raccolta, trasporto e consegna di corrispondenze epistolari ESPRESSO nel Comune di Roma cioè la ROMANA RECAPITI S.p.A.(1).

Anche a dire che si trattò di eventi oltremodo innovativi si minimizza l’accaduto.
Le corrispondenze epistolari, per legge, sono Privativa, cioè MONOPOLIO dello Stato;(2) le Ditte private potevano e possono essere autorizzate (con concessione) al trasporto di corrispondenze epistolari Espresso nel territorio di un Comune pagando allo Stato una relativa tassa (il RECAPITO AUTORIZZATO); anche i singoli privati possono trasportare in proprio ed autonomamente le proprie corrispondenze epistolari, pagando però la relativa tassa, cioè applicandovi il francobollo (con valore facciale secondo il peso e la tariffa postale dell’epoca) e fatto bollare da un Ufficio Postale (si trattava della <vecchia> “CORRISPONDENZA IN CORSO PARTICOLARE”, <oggi> “AUTOPRESTAZIONE”).

Però se il mittente voglia avere una consegna URGENTE di una corrispondenza epistolare affidandosi ad una Agenzia (autorizzata dallo Stato) è il mittente medesimo che incarica l’Agenzia del ritiro-trasporto-consegna, quindi c’è un rapporto diretto, un “mandato” tra il mittente ed Agenzia.
Le lettere Raccomandate alle quali erano allegati gli Avvisi qui appresso, però, vennero dai mittenti (io, mia moglie, mio fratello e due Società mie clienti) affidate alle Poste; e le Poste avevano l’obbligo di provvedere al trasporto e consegna, ma la consegna non fu eseguita dalle Poste italiane.

Mostro le prime immagini (5 Mod. 23-I recto/verso):






Come avrà fatto Posteitaliane ad affidare il trasporto e la consegna delle Raccomandate ad estranei all’Amministrazione Postale?
Una procura temporanea? Lo escluderei proprio. Un mandato (contratto bilaterale, anche verbale, col quale il mandante incarica il mandatario di “fare” qualcosa e a pagamento e il mandatario accetta)? Molto più probabile. Un contratto di lavoro “interinale”? Impossibile perché lo scopo sociale della Romana Recapiti non era quello di offrire lavoro interinale. Vediamo gli altri Avvisi in mie mani e trascorsi 13 anni e più dai primi cinque mostrati (per i prossimi: sole immagini dei retro-Avvisi):









Posso solo congetturare che nelle diverse “epoche” durante le quali si sono verificati i “fatti”, Posteitaliane si sia trovata alla “disperazione”, peggio: allo “sbando” per gravissima, spaventosa penuria di proprio personale dipendente (cioè i portalettere) ed abbia “parato la crisi interna alla meglio” così come le è riuscito di fare……..con la Romana Recapiti (ed altre Ditte “concorrenti”, vedere appresso).

Però le relative consegne, ma quelle degli anni 2000, potrebbero essere state quasi “legali”, conformi al Contratto di Servizio tra il Ministero dello Sviluppo Economico e Posteitaliane(3); ne ho consultato l’ultimo del 2015-2019. Difatti se leggiamo i paragrafi 3 e 4 dell’articolo 2 del Contratto che qui di seguito trascrivo in carattere corsivo:

“……3. Per lo svolgimento di attività strumentali rispetto ai servizi oggetto di affidamento, la Società (n.d.r.: Posteitaliane S.p.A.) può avvalersi di altre società mediante procedure selettive trasparenti, compatibilmente con la normativa applicabile, ferma restando la responsabilità in capo alla Società dell'adempimento degli obblighi inerenti all’affidamento del Servizio Universale…..4. La Società, nello svolgimento della sua attività, è tenuta ad adottare ogni necessaria misura per garantire il rispetto delle esigenze essenziali del servizio postale, con particolare riferimento all’inviolabilità della segretezza della corrispondenza, alla sicurezza del funzionamento della rete per il trasporto di corrispondenza, colli e pacchi, nonché alla protezione dei dati personali..….”

sembrerebbe proprio che Posteitaliane possa aver affidato ad estranei all’Azienda le “consegne” dei plichi raccomandati, a norma degli accordi scritti presi col Ministero, cioè con lo Stato Italiano.
Quindi si trattò di “mandato” (chiaramente oneroso per Posteitaliane) stipulato con la Romana Recapiti S.p.A. ma è ignoto il relativo periodo (o periodi) di esecuzione nonchè i Centri di Distribuzione in Roma ai quali si riferì il mandato. Trattandosi di obbligo di “fare” (ma idem sarebbe stato per “non fare” e “concedere”, così: Legge I.V.A. <D.P.R. 26/10/1972 n. 633>) non so se il “mandato” fosse soggetto ad IVA; forse no a norma dell’art. 10 della legge IVA che prevede l’esenzione per i servizi postali; ma l’intervento della ROMANA RECAPITI per la esclusiva consegna (senza prelievo/raccolta/trasporto) era “servizio postale” o no? Era soltanto un “facere” generico soggetto ad IVA? Sono un vecchio Avvocato e Revisore Legale dei Conti: ogni tanto mi vengono dei dubbi che solo la Corte di cassazione Sez. Specializzata Tributaria potrebbe sciogliere!

I fatti narrati hanno da trenta a circa venti anni e la ROMANA RECAPITI non esiste più; ad andare a chiedere il perché di certi eventi in Posteitaliane potrei rischiare d’essere trattato come un Arbitro di calcio da parte del pubblico infuriato sugli spalti di certi campetti di periferia: in somma <prendendo in prestito le dizioni che gli Arbitri usano nei loro referti scritti all’A.I.A.> “……di essere fatto segno a lancio di sputi……”, metaforicamente s’intende…….

Comunque le Poste debbono aver avuto necessità di far recapitare altra corrispondenza da estranei all’Amministrazione:
1) una lettera Raccomandata da una Agenzia romana autorizzata per la consegna nel Comune di Roma di “ESPRESSI”, cioè la “ADRA”;
2) nel 1995 le Poste (già ridotte ad Ente Pubblico Economico) fecero recapitare altra Raccomandata da un’altra Agenzia privata autorizzata per il trasporto e la consegna ESPRESSO nel Comune di Roma, cioè la “LE COLONNETTE” (forse Società Cooperativa) terza nell’epoca d’oro per mole di lavoro nel Comune
3) ad ottobre 1993 le Poste fecero recapitare una lettera espresso (proveniente da Ancona) per mezzo della SALARIA ESPRESSI AG. 18.

Delle tre predette Aziende private romane nulla so di attuale se non che non compaiono più tra le odierne attive Poste private di Roma (decenni or sono però la ADRA e la LE COLONNETTE consegnavano anche le fatture e bollette per utenze varie: telefono, gas, luce, etc.).

Ecco cosa ho scovato:



Conclusione: può quindi supporsi che le Poste abbiano più volte utilizzato le Agenzie di Posta privata per la consegna di lettere raccomandate ma è ignoto in quali periodi precisi, il perché, per quali Centri di Distribuzione (quantomeno in Roma), con quali criteri e costi, etc., etc. e oltretutto: non saremo stati solo io e mio fratello ad aver avuto in mano cotali Avvisi di Ricevimento, dato che in Roma di posta raccomandata non solo “da Roma per città” ma anche proveniente da tutta Italia nelle varie epoche ce ne fu tantissima.

Ho da far osservare un fatto importante: allorquando il postino (il “postino vero” cioè il dipendente delle Poste) consegnava una corrispondenza Raccomandata con allegato Avviso di Ricevimento che controfirmava con il destinatario (o colui che riceveva il plico) per certificare l’avvenuta consegna e successivamente in Ufficio vi apponeva il bollo tondo datario, in codeste operazioni il portalettere si comportava da Pubblico Ufficiale dato che certificava un fatto avvenuto in sua presenza o da lui compiuto (la consegna del plico chiuso). Orbene: i “fattorini” delle Agenzie private come potevano essere considerati “Pubblici Ufficiali” dato che non erano dipendenti delle Poste? Questo valeva di certo negli anni 1991-1994 durante i quali le Poste erano ministeriali; per gli anni successivi, con le Poste prima E.P.E. e poi S.p.A. mutò, cambiò qualcosa? E poi la mancanza quasi totale di bolli tondi datari: se sui mostrati Mod. 23-I fosse stato apposto il relativo bollo postale (vedasi il 23-I col timbro ADRA) forse, ed in astratta ipotesi, quei documenti avrebbero potuto essere considerati certificazione amministrativa di atto compiuto da Pubblici Ufficiali; il fatto è che, tranne uno, tutti i Mod. 23-I sopra mostrati sono privi di bolli di consegna!(4) Ed arrivo quindi alla “mosca bianca” che segue fronte/retro:

Il sopra riprodotto Mod. 23-I del 20/1/2004 da Roma 158 per città ha sul retro il timbretto datario blu su tre righe della ROMANA RECAPITI col numero di matricola del “fattorino” ma manca la sua firma o sigla dato che nel datario meccanico in cartella di ricezione della Società Assicuratrice destinataria della Raccomandata c’è la sigla del “ricevitore” del plico; unico Mod. 23-I di Raccomandate consegnate dalla ROMANA RECAPITI che però ebbe un bollo tondo datario meccanico delle Poste di colore rosso: e quindi è questa la mia “mosca bianca” <anche se in realtà sarebbe rossa, forse ad inchiostro grasso>.(5)

Sul punto vorrei, qui, aprire una discussione pubblica con i lettori de IL POSTALISTA cioè come considerare giuridicamente i miei Mod. 23-I distribuiti da “estranei alla Posta” e perfino del fatto che di tanti solo quattro vennero sottoscritti dai “consegnanti” ed i restanti: zero firme o sigle dei fattorini.
Sono in possesso di moltissimi Mod. 23-I circolati in Roma e con bolli e timbri degli Uffici Postali del Comune di Roma (più di 200 U.P.); li conservo in cinque album + uno dedicati, da 30 fogli cadauno recto/verso e quindi con otto Mod. 23-I a foglio (quindi oltre 1.300 Avvisi di varie epoche, anche periodo Regno; è una mia collezione marcofila che data dall’anno 1970)(6) e mi viene il sospetto che qualche altro Avviso con timbri analoghi potrebbe ivi esserci; ma insomma non è facile tirar fuori dalle singole buste trasparenti quei 1.300 e più Avvisi per controllarli al “verso”, sarebbe un lavoraccio di varie ore. E ne varrebbe la pena? Quanto mostrato (21 Mod. 23-I + una busta da lettera) sarà stato sufficiente?

Per codesti fattacci delle nostre Poste ho contattato l’Ing. Sortino, Presidente dell’A.N.C.A.I. di Torino (il quale riferì di essersi consultato anche con l’espertissimo filatelista Giancarlo Rota) ed ebbi come risposta che di cose del genere a Torino e Milano non si è mai sentito nulla di simile negli anni 2000, se non temporibus illis con la Ditta Rinaldi.

Ho cercato personalmente di venire a capo della vicenda presso la Direzione delle Poste, qui in città all’E.U.R. ma mi sono scoraggiato perché è stato difficile perfino chiedere telefonicamente un appuntamento.

Coloro i quali ebbero ad effettuare le consegne per la ROMANA RECAPITI e per le ADRA e LE COLONNETTE li ho indicati –sempre- come “fattorini”, difatti entrambe le Ditte private erano legalmente autorizzate al trasporto e consegna, nel Comune di Roma, delle corrispondenze ESPRESSO e gli “Espressi” venivano consegnati dai “fattorini” (quelli motorizzati con mezzi a due ruote ed incaricati del recapito dei telegrammi) non dai “portalettere”!(7) Una Raccomandata ed un ESPRESSO comunque vennero spediti da fuori del Comune di Roma!

Se talun lettore sia in disaccordo con me su tutto quanto sopra affermato, che lo pubblichi o che mi scriva (rufini44@libero.it).

Mi arresto a questo punto, lasciando che tutti i lettori de IL POSTALISTA riflettano analiticamente, forse criticamente su cosa potesse accadere, certamente “ogni tanto” ed obiettivamente “non sempre”, nelle Poste ministeriali e poi in Poste Italiane E.P.E. ed in Posteitaliane S.p.A. qui nel Centro-Sud dello Stato.

 

NOTE:


1) Sulla storia dell’attività operativa e quant’altro della Romana Recapiti invito i lettori a leggere il bell’articolo di Giancarlo Rota sull’ANNULLO dell’A.N.C.A.I. di Torino, numero 226 dell’anno 2020 (ancai.altervista) che è messo in libera consultazione nel web anche per i non soci del celebre sodalizio. In detto articolo compare un Mod. 23-I bianco simile a quelli sopra mostrati, ma postalmente non uguale: difatti il 23-I mostrato da Rota ha il bollo tondo della Posta (Posteitaliane S.p.A. meccanico ad inchiostro nero), mentre dei miei (e sono 22, compreso quello qui appresso) solo uno ne ha (B.T.C.) e due ebbero il datarietto rosso!

2) Nel settore “Servizio Corrispondenze” solo quelle epistolari sono da sempre monopolio statale. Oggi anche i Mod. 23-I sono considerate corrispondenze epistolari, ma aperte. Per coloro che non rammentino la differenza tra le corrispondenze epistolari e le altre corrispondenze posso fare un piccolissimo riassunto della materia ma che è destinato ai giovani lettori che si avvicinino oggi alla Storia Postale, dato che i vecchi “volponi” di Storia Postale con codeste cosine, aggiungendovi un soffritto in olio di cipolla-sedano-carota tritati ci fanno giornalmente il sugo al pomodoro per la pastasciutta: “…..Codice Postale 1973 Art. 24: Si considera corrispondenza epistolare qualsiasi invio chiuso, a eccezione dei pacchi, e qualsiasi invio aperto che contenga comunicazioni aventi carattere attuale e personale…..”. Quindi una cartolina illustrata inviata da una quattordicenne ad agosto e da Lignano Sabbiadoro alla sua “mammina” per farla stare tranquilla con su scritto “Mamma tutto bene il posto è fantastico” con data e firma è una corrispondenza epistolare (aperta); ma se nel dicembre successivo viene inserita in busta affrancata e spedita mediante inserimento in buca postale rossa delle lettere non è più una corrispondenza epistolare perché se ha sempre il requisito della personalità manca di quello dell’attualità. Avrei dovuto scrivere tutto “al passato”, anche remoto, dato che oggi ci sono e dominano telefonini e smartphone: chi spedisce più cartoline illustrate? A “mammina” si invia un bel video (con tanto di audio e oltretutto a colori e di svariati minuti) se non si fa una bellissima videoconferenza………..

3) Ma ciò nel periodo in cui le Poste vennero prima ridotte in E.P.E. e poi trasformate in S.p.A.; e prima, allorquando erano “Azienda ministeriale”?

4) Sul punto è illuminante la decisione delle SS.UU. della Cassazione 10/1/2020 n. 299 per la quale è inesistente (n.d.r.: quindi non “nulla” e nemmeno sanabile) la notifica eseguita da Ente Postale Privato in quanto non dotato della indispensabile “licenza individuale speciale all’uopo rilasciata dal Ministero dello Sviluppo Economico in ragione dei dettami e requisiti tutti disciplinati ed indicati nella Delibera 77/18/CONS e del D.M. 19/7/2018 <in G.U. 7/9/2018>”. In sintesi: l’operatore Postale Privato non è Pubblico Ufficiale, cioè non lo era quantomeno prima della Legge 124/2017. Conclusione: nel regime precedente alla citata novella 4/8/2017 n.124 l’operatore postale privato non rivestiva, a differenza del fornitore del servizio postale universale (cioè Posteitaliane S.p.A.) la qualità di Pubblico Ufficiale, sicchè gli atti da lui redatti non godevano di alcuna presunzione di veridicità fino a querela di falso. E a tal proposito vorrei far osservare a) che dei miei Mod. 23-I sopra mostrati il più recente è del mese di novembre dell’anno 2009 quando la Legge 124/2017 era ancora “sulle ginocchia di Giove” e b) che per sette di loro si trattava di “comunicazioni legali” o anche peggio: di “opposizioni ad atti amministrativi”!

5) Ignoro quale sia la bollatrice meccanica (costruttore e tipo) che impresse quel datario rosso. Mi sono interessato oggi, ma a 20 anni data nei due Uffici di Distribuzione (Roma Belsito e Roma Prati) in cui ho chiesto nessuno o ha saputo darmi una qualsiasi risposta o non ha voluto proprio. Ed in effetti il datario completo, sempre ad inchiostro rosso grasso (forse le rimanenze di quello usato con le vecchie TAE CITIS e poi con le E.M.S. PT80, PT100, PT200, se non si tratta di moderna stampa laser), è quello che mostro qui appresso (retro capovolto di un altro mio Mod. 23-I del 23/3/2004):

e potete ben vedere che nel “tondino” (diametro mm. 23) compare solo “ROMA”, la data ed un asterisco mentre in quello con ROMANA RECAPITI nel tondino ci sono POSTE ITALIANE (parole staccate) la data e niente asterisco. In altri miei Mod. 23-I la dicitura Posteitaliane non compare affatto: è il vero senso allargato del significato di REPUBBLICA, più che “autonomia” si tratta di “indipendenza”: ognuno fa ciò che vuole e spesso ciò che può! TANTO NON FA NIENTE, TANTO VA BENE TUTTO, TANTO SI TRATTA SOLO DI POSTA, TANTO NON SONO MICA ATTI NOTARILI……oibò come stiamo cadendo in basso!

6) Mostro un paio di foto con le prime pagine aperte dell’album numero 1 ed in più la scansione
dell’indice ragionato (parte realizzato con computer e parte ancora manoscritto e non aggiornato, complessivamente 52 pagine con descritto il contenuto <fronte/retro> di 180 fogli d’album); sono perennemente “arretrato”, in ritardo su tutto e da sempre:

7) Sugli ESPRESSI, poi in sede di recapito “postalizzati” cioè trattati alla stregua della posta ordinaria, in spregio alla relativa tassa anticipata dai mittenti, spero di farne un po’ più avanti una memorietta “a tema”.

Antonio Rufini
20-06-2024

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