MEMORIE
di Antonio Rufini

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Memorie di un anziano collezionista di storia postale (LXXVI parte):

MARCOFILIA: I BOLLI DELLE NAVI NELLA GUERRA NEL GOLFO PERSICO DEL 1990-91

Antonio Rufini

§ 2) – Seguito e termino col mostrare, della mia microraccolta, i bolli postali (ed altro) delle altre navi della Marina Militare italiana che parteciparono alle operazioni “Desert Storm” nel Golfo Persico.

I compiti di queste navi furono il controllo ferreo del traffico da e verso l’Iraq delle navi da carico, al fine di garantire l’embargo deciso dall’O.N.U., quindi un pattugliamento continuo assieme alle altre navi dei vari Paesi (la coalizione era composta dalle forze di 34 Stati compresa l’Italia).

Alcune navi da guerra italiane avevano già partecipato, nel Golfo, ad un Gruppo Navale a seguito della Risoluzione n. 589 dell’O.N.U. del 1987 (5 settembre) deliberata per tentare di porre fine al conflitto Iraq-Iran; di quel gruppo facevano parte: Grecale, Perseo, Scirocco, Milazzo, Sapri, Vieste, Vesuvio, Anteo, Zeffiro, Libeccio, Lupo, Aliseo, Espero, Orsa, Euro, Sagittario, Lerici, Loto, Castagno e Stromboli; il compito di queste navi fu quello di garantire la libera navigazione ai mercantili nazionali e internazionali che transitavano nel Golfo mediante la protezione diretta e indiretta; le navi Loto e Castagno erano dei dragamine (forse con scafo anche di legno) e quindi i loro compiti furono quelli di immediata “bonifica” dei tratti di mare inquinati da mine.
Molto del personale militare che operò nel Golfo era quindi già stato in loco tre anni prima della campagna militare tendente a ricacciare le forze armate dell’Iraq oltre i confini del Kuwait.

Mostro quindi i B.T.C. delle ultime navi della nostra Marina Militare che si avvicendarono nel Golfo (da aggiungere a quelle già mostrate nel mio precedente § 1) tra marzo ed aprile dell’anno 1991 e che rimasero in loco fino al 20 luglio 1991, data di termine per l’Italia dell’operazione (pattugliamento per far osservare l’embasrgo comminato dall’O.N.U.) e poi rientrate in patria:






Dopo aver mostrato i Biglietti Postali coi predetti B.T.C., qualche mio ricordo e considerazione:

a) Ho in album i “doppioni” dei Biglietti Postali con quei B.T.C., tutti regalatimi dal mio amico commerciante filatelista Tobia; non ricordo più, ad oltre 35anni data, se me li regalò assieme o in due volte diverse, forse dimenticando di avermeli già omaggiati; i doppioni li misi in una gigantesca “cedolista” che ho distribuito in giro per l’Italia (un DVD pieno zeppo di scansioni jpg) con l’intenzione di fare scambi, alla pari; non ho avuto richieste da alcuno, nemmeno da Soci dell’A.N.C.A.I. di Torino nei circa 10 anni in cui fui associato; sono così comuni? Sono così disinteressanti? Non so cosa pensare.

b) Per la partecipazione dell’Italia alla Guerra del Golfo contro l’Iraq sono stato sempre scettico. Premetto che la Marina Militare effettuò operazioni di bonifica, scorta delle navi civili e controlli per il rispetto dell’embargo dell’O.N.U. contro l’Iraq; quindi, non posso affermare che abbia “combattuto” in senso stretto, non rammento che abbia sparato qualche colpo di cannone, mentre l’Aviazione Militare, coi suoi aerei Tornado partecipò, combattendo eccome, nelle operazioni militari: sganciando bombe. Ma tali operazioni erano legittime secondo le prescrizioni dell’art. 11 della Costituzione “……L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali……”? La stessa perplessità la ebbi per la partecipazione delle Forze Armate Italiane nella ex Jugoslavia, di nuovo in Iraq ed in Siria. Sono da 53 anni un ex Ufficiale inferiore di Artiglieria dell’Esercito Italiano; ero nella Riserva di Complemento (2), ora sono esentato da richiami per via dell’età; sono Laureato in Giurisprudenza da 54 anni ed Avvocato da oltre 45 anni: non sono un costituzionalista e non sono ancora riuscito a darmi una risposta conclusiva.

c) Nella fredda primavera del 1971 quando fui Sergente A.U.C. (sì, un tempo, fino al 61° Corso A.U.C., cosa inaudita, prima di essere promossi Sottotenenti gli A.U.C. venivano, per 5 mesi, nominati Sergenti/A.U.C.) una notte nel distaccamento di Acqui Terme della Divisione CREMONA venne dato l’Allarme Generale e tutti noi (due Gruppi di Artiglieria con 12 obici) ci dirigemmo a Nord verso Alba; non rammento se caricammo granate per ogni pezzo; personalmente noi A.U.C. avemmo cadauno 2 caricatori per pistola e gli artiglieri varie clip di proiettili; l’Esercito doveva schierarsi per la difesa dei centri industriali del Piemonte contro un ipotetico nemico proveniente da Est; 15 anni prima c’era stato un serio problema con la Jugoslavia, combattiva, aggressiva e meglio armata dell’Italia; poi c’erano stati i fatti contro la ribellione in Ungheria e la ribellione della Germania Est, la repressione contro la Primavera di Praga del 1967, tutti episodi bloccati con l’intervento dei carri armati dell’Esercito dell’U.R.S.S.; noi ignoravamo se ci fosse un esercito “nemico” avanzante da Est e che avesse attraversato le pianure Veneta e Padana ed i fiumi Ticino o Tanaro e Bormida. Le nostre radioline, quelle a transistor alimentate a pile e la TV non avevano dato notizia in merito; però mentre stavamo indossando “mimetiche” ed “anfibi” (noi A.U.C. dormivamo tutti in due camerone) facemmo al volo “camera di consiglio” e proprio -tutti- decidemmo che schierati i pezzi di artiglieria, noi A.U.C. che prestavamo servizio di leva obbligatorio e non eravamo militari di carriera, se ci fosse stato l’ordine di fare fuoco, noi avremmo dato il relativo ordine ai serventi, pronti anch’essi, militari di leva, per sparare; la difesa del suolo nazionale andava oltre l’appartenenza politica e oltre l’obiezione di coscienza…….perchè si trattava di difendere noi stessi assieme alla patria da un ipotetico nemico che ci avrebbe sparato addosso senza pietà, perché eravamo in divisa da soldati italiani. Oltretutto eravamo convinti che il Comandante dell’Artiglieria della Divisione (la Cremona) che aveva avvicinato e trattato con noi A.U.C. per 3 volte, non fosse un guerrafondaio o uno “spaccone”. (3) Così, arrivati al sito assegnatoci, staccati gli obici dai trattori ed aperte e interrate le code rimanemmo in attesa. Certo noi A.U.C. con la pistola Beretta cal. 9 corto mod. 1934 cosa avremmo potuto fare? Il personale coi Garand M1 qualcosa in più di noi ed i Marescialli e Sergenti Maggiori armati di FAL Beretta ancora di più, (già pronti sui C.L. per andare in polveriera a prendere i o altri colpi di cannone). Noi A.U.C. (quasi tutti “capipezzo” tranne due, geometri, addetti ai Centro Tiro) eravamo terrorizzati dalla possibilità che arrivasse l’ordine esecutivo, quello che principia con le parole: “……Attenzione: Batteria in azione; granata ordinaria; spoletta istantanea, carica quinta……” perché avrebbe significato schiodare con le baionette le cassette di legno delle granate e far poi sparare i cannoni per davvero! A rifletterci oggi né noi allievi Ufficiali né gli artiglieri in sevizio di leva avevamo problemi “esistenziali” nello “sparare”: per gli artiglieri, tutti gli artiglieri, lo sparare significa, in pratica, colpire un punto o un quadratino su di una carta topografica, su di una Tavoletta 1/25.000: il nemico non lo si vede mai nel bianco degli occhi; gli artiglieri non sono come i poveri Fanti che debbono sparare contro altri uomini, veri, reali, concreti, che si vedono, che si muovono e cadono a terra sanguinanti se colpiti, cosa che comporta vari problemi sia esistenziali che di coscienza!
Per fortuna fu solo un’esercitazione e verso le ore 08, dato il cessato allarme, tornammo infreddoliti in Caserma ove il Maresciallo di cucina fece trovare la colazione (abbondante) con latte bollente ad libitum, tavolette di cioccolato e dolcetti; gli aiuti di cucina, di quel Maresciallo addetto al rancio, riferirono che avevano tirato fuori dalle armerie le mitragliatrici e si erano messi, armati, con tanto di cassette di munizioni accanto (i “nastri” delle pallottole per le M.G. 42/59), in difesa prossima dei quattro angoli dei muraglioni della caserma proprio così, paludati com’erano, come li trovammo, con le tute blu da cucinieri ma con i cappotti grigio-verde sopra, calzando comunque l’indimenticabile elmetto Mod. M33, quello dell’epoca in acciaio al nikel/manganese.

Conclusione: un conto era difendersi; non si trattava mica di disquisizioni da pacifisti da strada; non era “filosofia pura con soluzioni impossibili per problemi irresolubili”; non erano quattro chiacchiere futili dopo le udienze in Sala Avvocati o in Metropolitana o al Bar o al Circolo del Tennis o all’Oratorio di Parrocchia.
Altro sarebbe stato attaccare! In specie fuori del territorio nazionale....……
Sempre salvo errori od omissioni……

d) Giovanni Riggi di Numana realizzò nel 1997 un bellissimo libro a tema, proprio sulle missioni all’estero delle Forze Armate Italiane (quindi anche della Marina Militare) con titolo “LE MISSIONI MILITARI DI PACE DELL’ITALIA 1991 – 1995”, pubblicazione che sfortunatamente non possiedo e con la quale non posso confrontarmi minimamente perché il confronto sarebbe per me impietoso; voglio augurarmi che in codesto “tomo” ci siano, siano mostrate corrispondenze “vere”, cioè effettivamente circolate, da e per le medesime navi, con quei B.T.C. che vi ho sopra mostrato; ho scansionato la relativa copertina del libro e qui appresso la rimostro, dato che il nostro Direttore Monticini l’ha mostrata già in precedenza:

Io però che non possiedo corrispondenze viaggiate coi bolli delle navi militari (4), nella mia piccolezza e con molta pazienza ho scansionato il poco che è in mie mani e l’ho messo a disposizione di tutti i lettori, sperando, illudendomi forse che la visione possa essere stata di un minimo di interesse, di gradimento.
Alcuni collezionisti “veri” di annullamenti italiani (5) sorrideranno bonariamente della esibizione dei miei modesti biglietti postali coi bolli delle navi, sopra mostrati; spero però, quale modesto apprendista quale mi reputo, di non aver fatto errori grossolani in un settore, questo dei bolli postali delle Navi militari italiane, destinato, anzi “appannaggio” di ultra specialisti.

 

NOTE:

1) Quando a metà degli anni ’60 feci la Scuola di Vela (ebbi alla fine il voto di 28/30) e poi il Corso di Navigazione Piana per ottenere il Brevetto per la Conduzione di imbarcazioni a vela da diporto con motore ausiliario fino a 25 ton. di stazza lorda, il tutto alla Sezione della Lega Navale di Roma, l’Ammiraglio Luigi Durand della Penne era il Presidente Nazionale della Lega Navale Italiana (Ente Pubblico non economico fin dalla costituzione nel 1897); in Sezione, allorquando si parlava di lui era come se si parlasse di una specie di “santone” ed aveva un credito di stima e rispetto quasi infiniti.

2) Le mie artiglierie (obici da 105/22 della G.M., a traino meccanico, usati dagli U.S.A. nella Seconda Guerra Mondiale ed in Corea, poi riciclati, non so se “gratis”, all’Esercito Italiano) non erano il massimo che potesse sperarsi, sopratutto contro mezzi corazzati moderni; difatti vennero presto, si fa per dire, “radiate”, credo nel 1975; vorrei sperare che qualcosa sia stata “musealizzata” negli arsenali di Torino o Terni.

3) Il Generale di Brigata comandante l’Artiglieria divisionale della oggi disciolta “Cremona” (Nardini?) non aveva nulla del Generale Fiorenzo Bava Beccaris, a me parve sempre, In ogni occasione, una gran brava persona che non avrebbe mai ordinato il fuoco contro la popolazione civile.

4) Ne avevo una sola, una cartolina viaggiata col bollo tondo del Comando della Base di Sommergibili italiani di Bordeaux ma la cedetti anni fa; in merito alle “cessioni” tutti coloro che fanno gli “scambisti” come me hanno in comune una cosa: il “pelo al cuore”, dato che cedono senza rimorsi, senza rimpianti, altrimenti non si scambia nulla e alla fine ciascuno ha solo ciò che ha in mano e basta!

5) Per tutti cito il presidente dell’A.N.C.A.I. di Torino, Ing. Sortino il quale di tanto in tanto mi da una tiratina di orecchie per qualche mia piccola imprecisione; e la cosa mi fa proprio piacere perché significa che legge le mie memorie in maniera critica, non è che le “salta” a pié pari perché disinteressanti! Ancora: più volte l’Ing. Sortino mi ha anticipato via e-mail suoi precisissimi scritti (con scansioni ancora più rare, di oggetti eccezionali) ed una volta mi scrisse perfino di aver scovato nei miei scritti qualche bollo interessante, cosa che a me fece piacere, dato che nonostante l’età io mi considero ancora, sempre, un collezionista “ruspante”.

il 30 luglio

Antonio Rufini
20-06-2024

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