Musei, siti archeologici
e reperti postali






Il Museo Filatelico e Numismatico del Vaticano:
una raccolta mondiale molto riservata di francobolli
 
di Armando Serra

In due volte (a metà e fine novembre del 2008) ho avuto la ventura, nella ristrettezza del tempo impostomi, di dare poco più di un’occhiata a una raccolta filatelica in vaticano. Si tratta della «raccolta filatelica che, trasferita dai Musei, dov’era provvisoriamente collocata, al Palazzo del Governatorato, ha trovato qui sede ampia e degna con possibilità di un ordinamento che farà una delle più belle raccolte del singolare documento della vita e del costume di una nazione» (1).

«Due criteri informativi guidano l’ordinamento del Filatelico [ma, qui, raccolta filatelica mondiale e non ufficio oppure museo filatelico]: assicurare la conservazione integra di un delicatissimo patrimonio, garantendolo contro ogni manomissione; ordinarlo in modo che sia di pronta visione e di facile consultazione nella moltitudine sempre crescente di francobolli che qui provengono da ogni nazione attraverso l’ufficio di Berna [Unione Postale Universale] e gli omaggi del Santo Padre. Le serie di francobolli infatti, ordinate negli appositi albums, si presentano accompagnate da una specie di stato civile. Tutto il vasto materiale – che attualmente supera di parecchio i centomila pezzi – è raggruppato secondo tre ordini: uno cronologico e uno per nazione; il terzo comprende i francobolli di diverse collezioni (Posta Aerea, Religiosi, commemorativi, ecc.). La raccolta si inizia con la prima emissione di Pio IX – 1° gennaio 1852 – per quello che riguarda la Santa Sede [incluso quindi lo Stato pontificio fino al suo termine (20 settembre 1870), in ideale continuità con lo Stato della Città del Vaticano, costituito dal Trattato lateranense, stipulato col Regno d’Italia il 11 febbraio del 1929]; per tutti gli altri Stati, con la Costituzione della Città del Vaticano e precisamente con l’inizio del servizio postale: 1° agosto 1929»(2).

Per uno sguardo retrospettivo, in uno stanzino forse al secondo piano, raggiunto con l’ascensore dal pianterreno nel palazzo del Governatorato vaticano (lato sinistro, dove si trova l’Ufficio Filatelico e Numismatico, rispetto alla scalinata esterna), al tempo dei miei due sopralluoghi (di cui sono molto grato al vicedirettore dell’epoca e attuale direttore dr. Oliviero) erano sistemati ai due lati negli scaffali, a quattro livelli con porte metalliche scorrevoli, gli eleganti e robusti album-raccoglitori bordeaux, con custodie cartonate d’uguale colore (nel frattempo questa raccolta sarebbe stata spostata altrove). Essi appaiono di grande formato, in tela col dorso recante la scritta «inventario» e rispettivo numero, nonché col titolo in oro, sul piatto anteriore, di «Raccolta generale dei francobolli provenienti dall’Ufficio Internazionale dell’U.P.U. in Berna». Il titolo è sormontato dallo stemma di Pio XI, regnante nel 1929, al tempo della sua istituzione.

La raccolta è caratterizzata dalla summa divisio in parte cronologica, composta di 46 album (dall’inizio del servizio postale vaticano nel 1929 fino al 1974), e parte geopolitica (con ciascuna nazione indicata nel dorso), formata da 61 album.

A titolo esemplificativo, il primo album della sezione cronologica è costituito da 108 fogli non numerati, che vanno da quello iniziale, con riferimento al «Boll(ettino) Berna n. 151 del 29.6.1929 = fr(ancobolli) 17», alla dozzina di fogli finali, rispettivamente con riferimento a «Boll. Berna n. 105 del 7.4.1932 = fr. 131», «Boll. Berna n. 125 del 2.5.1932 = fr. 20» e «Boll. Berna n. 163 del 9.6.1932 = fr. 172» (quest’ultimo riferimento comprende gli ultimi 6 fogli). Gli album della sezione geopolitica riportano, al dorso, la nazione seguita dal relativo numero in cifre romane, sottostante. Così, per esempio, l’album n. I è dedicato alla Francia, mentre quello n. LII è relativo all’Italia; inoltre, la Polonia appare col n. L, l’Austria con quello LX e l’Albania col n. LXII. Sorprende che, per la sua comodità, non si sia seguito il più congeniale criterio alfabetico.

Più modesta anche nei contenitori della raccolta è la sua terza parte, che comprende i francobolli di diverse collezioni (Posta Aerea, Religiosi, commemorativi, ecc.): L’attività della S. S. nel 1952, cit., p. 315. Per esempio, in una semplice cartella cartonata intitolata «Serie commemorativa – Volumen 1», si trovano all’inizio, dopo diversi fogli vuoti, un foglio con 8 valori e l’indicazione «B(ollettino) B(erna) n. 13 del 18.6.1943 = fr. 26».

Va segnalato infine il ruolo che questa raccolta avrebbe potuto o potrebbe rivestire ‘in foro externo’ per il problema delle falsificazioni nel periodo inerente per tutta la galassia filatelica, da sempre tendenzialmente globalizzata (a prescindere evidentemente dai fattori geopolitici restrittivi del carattere mondiale della filatelia in determinati contesti e periodi, come quelli bellici, benché facciano notizia i sistemi talvolta praticati “oltre l’ostacolo”). Questa raccolta può rappresentare infatti un caposaldo di autenticità delle emissioni che si sono susseguite nel mondo dalla nascita dello Stato vaticano con l’inizio del suo servizio postale (1° giugno 1929) fino a metà degli anni ’70, come già segnalato, quando cessa d’incrementarsi con continuità, evidentemente per il venir meno della fonte UPU (che peraltro avrà pure alimentato il Museo Storico delle Comunicazioni a Roma). Va però precisato che i francobolli vaticani sono conservati insieme con quelli pontifici a partire dalla prima emissione di Pio IX nel 1852. Alla richiesta, legittima, di vedere dov’era la raccolta specifica “di casa” vaticana, la suora interpellata rispondeva col gesto concreto, ma elusivo, di donare una pubblicazione tanto più apprezzata, quanto invano prima perseguita: I francobolli dello Stato della Città del Vaticano 1929-1976, Governatorato S.C.V., 1977.

Molteplice è la gamma della falsificazione dei francobolli. Come avvertiva il compianto Enzo Diena, apprezzato perito d’esperienza pluriennale, il vero pericolo per i collezionisti, più dei falsi integrali, sono i falsi parziali, agevolati dai moderni sistemi di fotocopiatura (e, attualmente, anche dalle mille risorse della grafica digitale): annullamenti (di francobolli nuovi, contrassegnandovi delle provenienze di comodo, oppure con operazione inversa, tutte le volte che il nuovo vale più dell’usato, cercando di eliminare l’annullamento con solventi chimici), rigommatura (benché sia molto difficile imitare la gomma applicata su bobine anziché su fogli singoli), sovrastampe o, all’inverso, eliminazione della sovrastampa originale (creando delle varietà di sovrastampe), aggiunta o modifica della filigrana, ridentellatura e altre riparazioni come quella dello spessore carente del francobollo, aggiungendo il tipo adatto di pasta di carta od anche provvedendo mediante il prelievo della carta idonea da un altro francobollo di minor pregio di quello da falsificare; per le lettere truccate: aggiunta di francature più rare e di annullamenti (su appunti presi dallo scrivente, contributo di Enzo Diena al V seminario 1987, tenuto a Ravenna dall’ Istituto storico-postale di Prato; sull’entità della falsificazione in Italia, cf. F. Bonacina, Oltre un milione i falsi sequestrati dai carabinieri (in un quadriennio), Vaccarinews 16.3.2012).

Sotto un profilo analogo all’eventuale ruolo di test d’autenticità costituito dalla raccolta vaticana, ecco i francobolli di questa assicurata con valori n. 1.8 (C.F.U. [classificazione filatelica, universale]; cf. I francobolli dello Stato della Città del Vaticano 1929-1976…, p. 214) di cent. 80, di colore rosso e col volto di Pio XI, n. 1.3 di cent. 20 e di colore viola, nonché n. 1.5 di cent. 30 e di colore giallo, gli ultimi due con triregno su chiavi decussate e tutti stampati in rotocalco, obliterati col primo giorno d’uso del timbro vaticano: 1.8.29 (cf. FDC, First Day Cover, inerente a una busta, illustrata, recante un francobollo o una serie annullati il primo giorno d’emissione, normalmente con un bollo ad hoc).


Mostra celebrativa 1929-2009 Ottanta anni dello Stato della Città del Vaticano (Foto A. Serra).
Assicurata per lire cinquanta, spedita il primo agosto 1929 dalla Posta Centrale Vaticana.


Museo Filatelico Numismatico vaticano: lo scrivente con la lente d’ingrandimento sui francobolli del pontificato di Giovanni Paolo II, tra cui il foglietto di euro 1,55, a forma di doppia Tavola dei Comandamenti, dedicato al suo pellegrinaggio giubilare al Muro Occidentale – 26 marzo 2000 (3)

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(1) Così nel 1952 in un periodico annuale pubblicato sostanzialmente dalla Segreteria di Stato vaticana, per iniziativa del futuro Paolo VI, allora Sostituto Segretario di Stato Giovanni Battista Montini, per soddisfare le richieste di notizie a fine anno da parte delle ambasciate presso la Santa Sede: cf. L’attività della Santa Sede nel 1954. Pubblicazione non ufficiale, Città del Vaticano, Tipografia Poliglotta Vaticana, pag. 5-8, ricostruzione provocata dalla nomina di mons. Montini ad arcivescovo di Milano.

(2) L’attività della Santa Sede nel 1952, Tipografia Poligrafica Vaticana, pag. 314 s.

(3) Col papa che inserisce, tradizionalmente anche lui, un foglio in una fessura del Muro, come risulta nella prima Tavola del francobollo, mentre nell’altra Tavola ne compare evidentemente il suo testo: “Dio dei nostri padri Tu hai scelto Abramo e la sua discendenza, perché il Tuo nome fosse portato alle genti. Noi siamo profondamente addolorati per il comportamento di quanti nel corso della storia hanno fatto soffrire questi tuoi figli e chiedendoTi perdono vogliamo impegnarci in un’autentica fraternità con il popolo dell’Alleanza” Giovanni Paolo II (Catalogo Unificato Junior 2013, Milano 2012, pag. 632).