le vie di comunicazione |
"O la borsa
o la vita"
Sul luogo della rapina due secoli dopo (pag.33) |
“ … quattro persone armate di schioppo e stili, al
parlare erano Italiani e si erano contraffatti con della tinta nera.”
Con queste parole il distributore della Posta di S.Quirico, Felice
Nispi, in una lettera al Direttore della Posta di Siena, descrive
gli “assassini” (*) che la sera del 29 Ottobre 1809 depredarono
il Corriere Imperiale, partito da Siena per Roma poche ore prima.
L’episodio è ricordato a pag. 33 dei “Corrieri
del Mangia”, ed è uno dei tanti che si verificarono sulle
strade postali, specialmente nel triste periodo dell’occupazione
francese, quando molti giovani si erano dati alla macchia per sfuggire
alla coscrizione obbligatoria introdotta dai conquistatori. Infatti
dopo l’invasione napoleonica, con il suo corredo di furti, stragi,
spoliazioni e violenze d’ogni genere, il brigantaggio, che nella
Toscana granducale era stato sempre di scarso rilievo, divenne un
fenomeno preoccupante e nemmeno il ferreo regime poliziesco francese
riuscì a debellarlo. Come del resto avvenne più tardi,
dopo l’annessione forzata della Toscana al Regno di Sardegna,
che portò un peggioramento nelle condizioni economiche dell’intera
regione.
Sulla scorta delle informazioni contenute nella comunicazione del
distributore Nispi, siamo andati a ispezionare la zona fra Torrenieri
e S.Quirico d’Orcia, dove si può con certezza localizzare
il fatto, per renderci conto dei cambiamenti avvenuti nel corso degli
ultimi due secoli.
In questo punto, il tracciato stradale attuale è ora molto
diverso da quello ottocentesco: i due paesi sono stati addirittura
tagliati fuori dalla Via Cassia nel complesso dei lavori eseguiti
fra il 1981 e il 1986. Un’altra modifica, sia pure di minore
entità, era stata fatta nel 1902, sempre fra Torrenieri e S.Quirico,
spostando più a monte la strada che sale verso S.Quirico poco
dopo il ponte sul torrente Tuoma, in modo da escludere il tratto che
toccava l’antico podere "Il Palazzo" e passava per
circa mezzo chilometro attraverso un bosco che si è sempre
chiamato "del Palazzo".
Il vecchio percorso della Strada Regia è oggi ridotto a strada
interpoderale, ma ben tenuta e normalmente carrozzabile.
Crediamo di avere individuato proprio in questa località il
"...detto luogo = I Pallazzi=" riferito dal Nispi,
sia per la coincidenza dei toponimi, sia perché nel tratto
fra il torrente Tuoma e S.Quirico è questa l’unica zona
boscosa fra i due paesi, mentre nella parte che da Torrenieri scende
al Tuoma e che è tutto terreno cretaceo i boschi a memoria
d’uomo non ci sono mai stati. Passato
il ponte sul Tuoma si percorre qualche centinaio di metri prima di
imboccare, sulla destra venendo da Siena, quello che era l’antico
percorso della Strada Regia, che ci porta in circa un chilometro al
podere del Palazzo, ancora abitato; poco dopo, la strada s’inoltra
nel bosco dell’agguato (foto a sinistra).
Per la verità si tratta, almeno oggi, di un boschetto, ma probabilmente
due secoli fa era più folto; ad ogni modo anche com’è
ora sarebbe piu che bastante a celare persone appostate ai bordi della
strada, come appunto i quattro che rapinarono il Corriere Imperiale.
Il bottino fu buono, sempre secondo il resoconto del Nispi: "...due
Gruppi di denaro dell’Uffizio di Firenze, uno per il Maestro
di Posta di Torrenieri contenente 600 Franchi e 75 crazie e un altro
per il sig. Direttore degli Staffettoni a Acquapendente 150 Francesconi
di cui era caricato il suo Parto; inoltre li fu derubato l’orologio
d’oro , una borsa del proprio per la corsa di circa 25 scudi
ed un paro di pistole, al compagno un orologio d’argento da
70 Colonnati ed una valigia di biancheria.”
Come si vede, il Corriere Imperiale viaggiava armato di pistole, ma
pensò bene di starsene tranquillo e lasciarsi disarmare senza
opporre resistenza; dalla descrizione del bottino ci viene anche la
conferma, semmai ce ne fosse bisogno, che in periodo francese continuava
a circolare regolarmente la moneta toscana, anche fra uffici governativi. Durante
i lavori di revisione del tracciato stradale del 1902 furono salvate
due pietre miliari che segnavano il pezzo di strada abbandonato, e
le sistemarono lungo il tratto nuovo. Sono ancora al loro posto, una
un pochino smozzicata, ma ambedue ben leggibili: M 65 e M 64 (foto
a destra). Siamo, infatti, a 105-106 km da Firenze; c’è
semmai da osservare che la nuova collocazione fu approssimativa, perché
le due pietre distano fra loro un paio di chilometri, mentre il miglio
toscano era m. 1653.
Podere " Il Palazzo"
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NOTA: come abbiamo già spiegato nel libro (sempre a pag.33),
una volta, almeno in Toscana, si diceva “assassinare”
per aggredire a scopo di rapina e i rapinatori erano chiamati
“assassini”. Un esempio illustre, lo troviamo nel
libro di Pinocchio, e più esattamente nell’episodio
del Gatto e la Volpe, gli assassini appunto, che aggrediscono
il burattino non per ammazzarlo, ma per derubarlo. Infatti lo
impiccano soltanto quando lui si rifiuta di aprire la bocca, per
costringerlo a sputar fuori le monete d’oro.
Una reminiscenza di tale termine si ritrova ancora oggi in quel
gioco da ragazzi che in Italia si chiama “Guardie e ladri”,
mentre a Siena (non sappiamo se anche in altre parti della Toscana)
si dice “Le guardie e l’assassini.”
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