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Centenario Aeronautica Militare -
La prima guerra aerea: Libia 1911 -1912

Enrico Bettazzi

Siamo agli albori dell’aviazione.
In Italia si erano diffuse numerose manifestazioni aviatorie; nel 1911 avevano partecipato al 1° Circuito aereo italiano (Bologna-Venezia-Rimini- Bologna) anche piloti militari, allora appartenenti al Battaglione Specialisti del Genio del Regio Esercito.

Allo scoppio delle ostilità contro la Turchia (29/9/1911) fu organizzata una prima “Flottiglia Aeroplani”, che prese poi il nome di 1ª Flottiglia Aeroplani di Tripoli. Vi erano 5 piloti: il capitano Carlo Piazza, comandante della flottiglia, il capitano Riccardo Moizo, il tenente Leopoldo De Rada, il sottotenente di Vascello Ugo De Rossi e il sottotenente Giulio Gavotti. Altri sei piloti erano di riserva: cap. Felice Scaparro, cap. Igino Gilbert de Winckels, tenenti Luigi Falchi, Costantino Quaglia, Ettore Marro, Andrea Poggi. Il reparto aviatorio era completato da una trentina di soldati di truppa.

Nella prima quindicina di ottobre la flottiglia fu imbarcata e spedita a Tripoli con 3 piroscafi; erano stati imbarcati nove apparecchi e altrettanti hangars di ricovero. Si potè trovare un campo adatto all’atterraggio vicino al cimitero ebraico a sud ovest di Tripoli; furono quindi sbarcati due Bleriot ed una aviorimessa.

Il 22 ottobre 1911 si potè effettuare un primo volo verso Zanzur (cap. Piazza con il Bleriot n.1). Tuttavia il primo vero volo di ricognizione verso Bu Meliana fu effettuato il 23 ottobre: il capitano Piazza fu il primo a compiere un volo esplorativo di guerra. Il giorno dopo il cap. Moizo compì la prima ricognizione a carattere strategico dell’aviazione, raggiungendo Garian.

Sempre a Moizo toccò il 25 ottobre essere ricordato per la prima prova di fuoco superata da un aereo (il suo Neuport ebbe le ali sforacchiate da tre pallottole di fucile).
Continuarono i voli di esplorazione, ricognizione e rilevamento per coordinare le artiglierie, anche delle Regie Navi presenti a Tripoli.

Il 1° novembre1911 il sottoten. Gavotti lanciava una bomba su un accampamento nemico ad Ain Zara: fu il primo bombardamento militare, seppur rudimentale, con la bomba lanciata direttamente dal pilota dopo aver tolto la sicura.
Anche la difesa /offesa degli aerei era affidata alla sola pistola personale del pilota. D’altronde non vi era presenza di una aviazione nemica.

L’attività degli aerei fu sempre più di supporto alle truppe a terra; furono fatti anche lanci di manifestini di propaganda verso la popolazione (anche in questo arrivammo per primi). Così come per la prima volta fu usata una macchina fotografica per la rilevazione topografica.

I piloti si alternarono con rimpiazzi provenienti dall'Italia; altri piloti poi presenti furono il cap. Alessandro Guidoni, il ten. Giulio Palma di Cesnola, il cap. Scaparro, il cap. Alberto Novellis di Coarazze, il sottoten. Piero Manzini, il ten. Salomone, il sottoten. Gustavo Bennetta, il ten. Salvatore Russi.
Il sottotenente Manzini perì in un incidente di volo il 25/8/1912: fu il primo aviatore italiano caduto durante un volo di guerra.

Nel dicembre 1911 si impiantò una aviorimessa ad Homs e si stabilì una pista di atterraggio nella località appena conquistata, per poter ampliare il raggio di azione dei velivoli, allora con autonomia massima di 300 chilometri. Oltre a Tripoli e Homs, un’altra pista di atterraggio fu preparata a Ferua per il controllo delle carovaniere dell’interno. Poi fu la volta di Zuara ad avere un campo aviatorio.

Il 13 agosto 1912 fu costituita la “Squadriglia aeroplani di Zuara”. Moizo che ne aveva assunto il comando il 10 settembre, di ritorno a Tripoli, a causa di una avaria al motore, dovette atterrare in territorio ostile. Fu il primo aviatore prigioniero di guerra, trattenuto dai Turchi a Fessato e rilasciato per i preliminari di pace con la Turchia solo l’11/11/12.

Nel frattempo nel novembre 1911, per le esigenze operative del fronte cirenaico, fu organizzata una “Squadriglia areoplani di Bengasi”; anche questa ebbe una trentina di militari di supporto a terra e 5 ufficiali piloti: capitano Alfredo Cuzzo-Crea, comandante, il sottoten. di vascello Francesco Roberti, il ten. Raul Lampugnani, il ten. Luigi Bailo e il sottoten. Umberto Cannoniere. Gli apparecchi a disposizioni erano 1 Bleriot, 1 Farman e 1 biplano Asteria (poi sostituiti da due monoplani Bleriot e un biplano Breguet).

Un primo campo di atterraggio con aviorimessa fu approntato a Bengasi, vicino ai Pozzi di Sabi.
In fasi successive fecero parte della squadriglia anche i piloti: cap. Alberto Marengo Marenghi, il ten. Costantino Quaglia.
Furono poi costituite altre due squadriglie, rispettivamente a Derna (3 sq.) e Tobruk.

A fianco di questo manipolo di aviatori militari, gran parte dei piloti civili italiani volle partecipare all’impresa libica; furono approntate due squadriglie di aviatori volontari, anche esse una a Derna e l’altra a Tobruk. In tutto una decina di piloti e di aerei.

Come abbiamo visto, sia i militari, che i volontari civili, ebbero un parco macchine assai eterogeneo: macchine molto fragili di provenienza svariata, alcuni velivoli già di seconda mano.

Si può proprio parlare dei primordi dell’aviazione e di pionieri dell’aria. La successiva guerra mondiale vedrà uno sviluppo veloce delle tecnologie e delle tecniche di volo, con una crescita esponenziale dei reparti, che scorporati poi nel 1923 dal Regio Esercito, faranno dell’aviazione un’Arma a parte.

Enrico Bettazzi
19/04/2023













 

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

C. CAUSA, La guerra italo-turca e la conquista della Tripolitania e della Cirenaica, Firenze, 1913

F. LONGHI, La prima guerra aerea nel mondo: l’aeronautica nella campagna di Libia: 1911- 1912, in Le poste militari italiane in Africa, Milano, 1978, pp. 83-108.

G. APOSTOLO, Ali tricolori. Gli aerei militari italiani. Parte 1ª: 1910-1922, in Storia Militare Dossier, n.7 (2013).