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Centenario Aeronautica Militare:
La Regia Aeronautica in Etiopia

Enrico Bettazzi
Retro di un biglietto per corrispondenza aerea dall’ Africa Orientale.

Quando fu deciso di attaccare l’Etiopia le forze aeree presenti nelle colonie dell’africa orientale (Eritrea e Somalia) erano così ripartite: 12 biplani RO.1 in Somalia; 16 velivoli in Eritrea e cioè quattro Caproni Ca101E, 4 RO.1 più gli otto RO.1 della 1a Squadriglia Libica appenta giunti dalla Libia.

Stemma della Squadriglia Libica al retro di una busta da lettere (Coll. F. Bucci)

Il 29 gennaio 1935 a Massaua giunse il piroscafo California con 9 caccia Fiat CR20 della 106a Sq., 21 trimotori CA101bis del 42° Gruppo (8a e 9A Squadriglia) con il relativo personale ed equipaggiamento.
Poi con vari viaggi grazie ai piroscafi California, Aussa e Ircania, la porta idrovolanti Miraglia e la nave appoggio per l’aeronautica Alice, si arrivò al 3 ottobre 1935 a 163 velivoli, per la maggior parte in Eritrea.
Al maggio 1936, a campagna bellica conclusa, il numero degli apparecchi era cresciuto di altri 270 velivoli, soprattutto moderni bombardieri Ca.133 e S.81.

Foto di imbarco truppe e velivoli nel porto di Napoli.

 

I velivoli

L’85% della linea di volo della Regia Aeronautica all’inizio delle operazioni aeree era costituita da macchine obsolete.
E’ anche vero che l’avversario non disponeva di una vera e propria aviazione (solo 4 Potez 25 efficienti) e che le armi contraeree del nemico si riducevano a 36 moderni cannoncini Oerlikon 20mm. acquistati dalla Germania.
L’ossatura della nostra aviazione coloniale era costituita dai Caproni 101 nelle versioni “bis” e “D/2”, lenti e poco armati bombardieri, ma robusti e quindi adatti per l’utilizzo in ambito coloniale.
I RO.1 della ricognizione furono utilizzati anche per attacchi al suolo; biplani robusti e dalla grande autonomia potevano decollare da piste rudimentali quali quelle della maggior parte delle basi provvisoriamente, via via, allestite.
I Fiat CR20 erano caccia biplani inadatti strutturalmente all’impiego richiesto in Abissinia.
Gli unici aerei moderni presenti all’inizio delle ostilità erano 9 RO.37 (per ricognizione e appoggio tattico) e 10 Ca.111 (bombardamento e trasporto).

Foto di Caproni 101 D/2 appartenente alla Sq. La Disperata su campo di volo in Africa Orientale .

 

La 15a Sq. Bombardamento Terrestre (La Disperata) era al comando del capitano Galeazzo Ciano.

 

Le basi aeree

Cartolina con veduta dell’ex campo di volo etiopico di Dessiè.

Lo sforzo logistico a migliaia di chilometri dalla patria fu immane.
Dallo scontro nei vertici militari di due diverse filosofie applicative (basi costiere o basi sugli altipiani eritrei più vicini alla prima linea) si ebbe una spinta alla costruzione di ampie e moderne basi aeree, oltre via via all’approntamento, con l’avanzare della campagna bellica, di nuove piste di atterraggio disseminate sul territorio.
Risulta difficile fare un censimento esatto degli aeroporti, alcuni dei quali erano poco più che piste rudimentali e tali rimasero come punto di appoggio nello svolgersi bellico.
Nel gennaio 1935 fra Eritrea e Somalia vi erano 4 basi aeree, otto aeroporti e 43 campi di atterraggio occasionali. Al termine della campagna di guerra, nel maggio 1936, la Regia Aeronautica disponeva di 6 grandi basi, 18 aeroporti e 84 terreni di atterraggio.

Somalia Italiana. Cartolina panoramica del Villaggio Duca degli Abruzzi.


La base aerea di nuova costituzione a Gura, sugli altipiani interni, divenne uno dei più grandi campi di aviazione del mondo; era la base aerea principale con una estensione di 2700 x 1600 metri.

Foto scattata all’aeroporto di Gura il 15/3/1936; personale e piloti in attesa dell’arrivo del generale Graziani.

 

Altri campi sugli altipiani, dotati di fabbricati ed aviorimesse, furono costruiti ad Agordat, Adi Ugri, Barentù, Senafè, Tessenei e Mai Edagà.
Fu potenziata la base aerea di Massaua/Otumlo che data la vicinanza del porto, svolse un importante ruolo nello smistamento degli apparecchi ivi giunti smontati via mare e qui riassemblati.
Ad Assab la base fu servita da un pontile per lo sbarco anche in questo porto dei materiali aeronautici.
La piccola base di Asmara fu ampliata per la capienza di 60 velivoli.
La base aerea di Zula, sulla costa anch’essa, fu quasi inutilizzata durante la campagna di guerra e servì come scalo di 4 idrovolanti MF4 per la polizia marittima.
In Somalia fu riconfermata base principale Mogadiscio con un forte ampliamento dei servizi. L’aeroporto di Belet Uen fu anch’esso potenziato.

Conclusioni

L’impiego bellico, in mancanza di un effettivo contrasto avversario, fu di supporto alle operazioni di terra: ricognizione, bombardamento e attacco al suolo. Nonostante ciò l'aeronautica, se si considerano solo le perdite nel periodo della campagna, ebbe 160 morti di cui 40 in combattimento e 44 in incidenti aerei; per gli aerei solo 8 velivoli furono abbattuti dagli etiopici, mentre ben 65 furono perduti per incidenti o avarie.
L’aviazione ebbe un forte ruolo anche nella logistica, nel trasporto di uomini e soprattutto materiali.
L’impiego nei bombardamenti di armi chimiche risultò l’aspetto più controverso dell’intera campagna.

 

ELENCO CAMPI AVIAZIONE nella guerra italo- abissina



Enrico Bettazzi
31/3/2023

Le immagini dell’articolo provengono dalla collezione dell’autore, salvo diversa indicazione.

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

Soldati e Battaglie”, nn. 29 e 30

Storia militare”, n. 62

G. ROCHAT, L’Aeronautica italiana nella guerra d’Etiopia 1935-1936, in Guerre italiane in Libia e in Etiopia, Milano, 1991

C. DUNNING, Courage alone, Aldershot(UK), 1998

AICPM, Le poste militari italiane in Africa, Milano, 1978

https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_d%27Etiopia