Torna alla Posta Militare

 

 

pagina iniziale le rubriche storia postale filatelia siti filatelici indice per autori
La Regia Nave Ospedale Po
Gustavo Cavallini

Il piroscafo “Po” (ex Vienna) costruito a Trieste nel 1911, fu trasformato in Nave Ospedale nel 1940, all’inizio della guerra. Era chiamata nave “spedaliera” per le tante missioni, quattordici, che aveva compiuto trasportando oltre 7.000 persone tra feriti ed ammalati.
Costruita tra il 1909 e il 1911 insieme all'unità gemella Helouan per il Lloyd Austriaco, con sede a Trieste, la nave era in origine un piroscafo misto di 7357 tonnellate di stazza lorda e 3199 di stazza netta: battente bandiera austro-ungarica, la nave si chiamava Wien.

Nella notte tra il 31 ottobre e il 1º novembre 1918 il Wien fu coinvolto nell'Impresa di Pola, nella quale due incursori italiani, Raffaele Rossetti e Raffaele Paolucci, a bordo di un mezzo subacqueo detto Mignatta con il quale erano penetrati all'una di notte nel porto (dinanzi al quale erano stati portati dai MAS 94 e 95), affondarono la corazzata austro-ungarica Viribus Unitis.

I due operatori, infatti, intorno alle 5:30 del 1º novembre furono scoperti e, prima di abbandonare la mignatta, ne innescarono la carica di autodistruzione, che detonò dopo che il mezzo si era adagiato sul fondale della darsena di Vergarolla, nei pressi del Wien: il piroscafo, investito dallo scoppio (la mignatta detonò poco dopo lo scoppio della carica che aveva affondato la Viribus Units, esplosa alle 6:44), affondò nel porto di Pola.
Recuperato e riparato nel 1919, il Wien tornò al suo vecchio armatore, che, con il passaggio della Venezia Giulia dal dissolto Impero Austro-Ungarico al Regno d'Italia, aveva mutato nome in Società anonima di Navigazione Lloyd Triestino. Iscritta con matricola 482 al Compartimento marittimo di Napoli, la nave rientrò in servizio nel 1921, con il nome italianizzato in Vienna.

Prima dell'inizio della guerra d'Etiopia, la Vienna fu una delle sei navi passeggeri (le altre erano California, Gradisca, Helouan, Aquileia e Cesarea) noleggiate (e poi requisite) tra il giugno e l'ottobre 1935 dalla Regia Marina per aggiungersi alle due già impiegate (Urania e Tevere) per il trasporto dei feriti e dei malati tra le truppe inviate in Eritrea e Somalia in preparazione dell'invasione. Dotate di attrezzature molto all'avanguardia per l'epoca (tra cui apparati di condizionamento dell’aria), queste navi non vennero classificate e denunciate presso gli appositi organismi internazionali come navi ospedale, ma come «navi trasporto infermi»: dato che delle navi ospedale non avrebbero potuto trasportare truppe e rifornimenti ma solo feriti e malati, tale classificazione venne ideata per poter utilizzate le unità in questione come trasporti di truppe e rifornimenti per le operazioni in Eritrea e Somalia all'andata, senza ledere le convenzioni internazionali, e per rimpatriare e curare feriti e malati al ritorno (le missioni delle navi trasporto infermi si concludevano sempre a Napoli). Tale decisione venne motivata anche dal fatto che occorreva sfruttare appieno ogni singolo viaggio, dato che Massaua, Chisimaio e gli altri porti di Eritrea e Somalia erano scarsamente ricettivi ed attrezzati in maniera non adeguata. Ugualmente provviste di dotazioni sanitarie e di personale medico (tra cui una dozzina di crocerossine), le navi trasporto infermi si distinguevano dalle navi ospedale per la colorazione, bianca ma priva di croci rosse e strisce verdi prescritte per tali unità.

In vista dell'ingresso dell'Italia nella seconda guerra mondiale, il Po venne requisito il 21 maggio 1940 ed iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato (più precisamente del Naviglio Ausiliario Autonomo) il 10 luglio 1940, questa volta come vera e propria nave ospedale, con 600 posti letto. Ridipinta pertanto secondo le norme stabilite dalla Convenzione di Ginevra per le navi ospedale (scafo e sovrastrutture bianche, fascia verde interrotta da croci rosse sullo scafo e croci rosse sui fumaioli), la nave, dotata di adeguate attrezzature sanitarie (che comprendevano una sala operatoria, alcuni ambulatori e sale di medicazione, stanze attrezzate per la radiologia e laboratori di analisi) ed imbarcato personale medico, entrò in servizio nel luglio 1940.

Il 14 marzo del 1941 la nave si trovava nella rada del porto di Valona e non aveva feriti a bordo.
In ottemperanza alle norme di oscuramento del tempo di guerra durante le soste nei porti, la bianca nave non era illuminata, ma grazie all’intenso chiarore lunare di quella notte dovevano essere ben visibili le enormi croci sui fianchi e sui fumaioli. L’attacco fu compiuto da cinque aerosiluranti britannici del tipo Swordfish Mk1. Verso le ore 23 la nave colpita da un siluro piombò nel buio più completo affondando in soli tre minuti e 46 secondi. 240 erano le persone imbarcate tra cui sette crocerossine alle quali se ne erano aggiunte, dopo venti giorni di navigazione, altre due: la Contessa Edda Ciano Mussolini e la Sorella Ennia Tramontani. 215 membri dell’ equipaggio furono salvati, 23 i dispersi, tra cui tre crocerossine: la Capogruppo Sorella Maria Federici, che già in salvo tornò indietro a cercate le Sorelle disperse e la Sorella Vanda Sechi ambedue di Brescia e la Sorella Ennia Tramontani di Milano. Una quarta Sorella Maria Regina Giovesi Medaglia, di Como, la più anziana del gruppo, fu tra le ultime a lasciare la Nave. Rimase nell’acqua coperta di nafta per quaranta minuti prima di essere raccolta da una scialuppa. Morirà in seguito, il 3 giugno.

Queste Sorelle furono le prime Infermiere Volontarie cadute nell’adempimento del loro dovere. La Croce Rossa Nazionale, il 27 marzo 1941, propose a S.A.R. la Principessa Maria di Piemonte, Ispettrice Nazionale, di intitolare a nome delle Sorelle scomparse, tre Ospedali di Croce Rossa che in quei giorni avevano iniziato a funzionare a: Lucca, Arezzo e Grosseto.
Come scritto nella rubrica de Il Postalista “Ospedali militari in Arezzo e provincia durante la II Guerra Mondiale” , l’ Ospedale Speciale della Croce Rossa Italiana n. 30 Maria Federici era presumibilmente presso l’Istituto Thevenin.
Si trattava di una struttura non permanente presente sin dal 1941 fino all’estate del 1946.


In data 29 marzo il Presidente Generale della Croce Rossa propose le Sorelle Federici, Sechi e Tramontani per la Medaglia d’Argento al Valor Militare alla Memoria con la seguente motivazione: “Infermiera Volontaria della CRI imbarcata sulla Nave Ospedale “Po” per l’assistenza dei nostri gloriosi feriti, dava, nell’espletamento del proprio dovere, prova di suprema dedizione, facendo olocausto della sua vita alla Patria in armi”.

FONTI

https://cri.it
https://it.wikipedia.org


Gustavo Cavallini
05-08-2022