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1897: Garibaldini a Domokos
Enrico Bettazzi


Ricciotti Garibaldi, ultimogenito del Generale, guidò a fine Ottocento una nuova spedizione per la libertà della Grecia dall’oppressione ottomana. Grande attrazione per socialisti, repubblicani e anarchici che sposarono la “causa della Civiltà” contro il fanatismo e la politica repressiva dei Turchi.

Nonostante che il governo italiano per ragioni politiche ostacolasse l’arruolamento dei volontari, da più regioni d’Italia questi riuscirono ugualmente ad arrivare in Grecia.
Il 17 maggio 1897, il battaglione di garibaldini, comandato dal Colonnello Luciano Mereu, già combattente a Creta, sconfisse a Domokos le forze turche di Islam Pascià; dolorose però furono le perdite italiane: cadde in combattimento il deputato forlivese Antonio Fratti e venne ferito l’anarchico Amilcare Cipriani.

Quella di Domokos resterà comunque l’unica vittoria tra i risultati negativi dell’intera operazione, prima dell’armistizio tra Grecia e Impero Ottomano.

Grazie alla corrispondenza di uno dei tre volontari pistoiesi presenti nella battaglia, ne abbiamo una accurata descrizione che vi proponiamo.

Biglietto scritto da Pistoia al volontario della Legione Garibaldina Luigi Bini ad Atene, prima della partenza per il fronte della Tessaglia.

Prima pagina del biglietto scritto da Luigi Bini a Lamia il 22 maggio 1897, pochi giorni dopo la battaglia di Domokos.

“ Lamia 22 maggio 1897

Cara mamma,
appena arrivato in questa Città, dopo lunghe e dure marcie mi accingo a scrivervi per darvi qualche notizia. Partimmo da quel paesetto dove ti scrissi l’ultima mia il giorno 16 maggio e alla sera ci accampammo in un bosco e vi pernottammo. Correvano voci che i Turchi fossero a noi vicini ma non si sapevano ancora con certezza.
Alla mattina poi ricevei vostre notizie, le lettere del Dini, Gattelli e i giornali. Le lessi con piacere. Marciammo subito per il campo di battaglia senza mangiare e sotto un sole che ci faceva sbalordire.
Circa le ore 3 ci accampammo di nuovo in una valle, era un tempo piovigginoso.
Non si sapeva ancora se nella serata si sarebbe fatto combattimento.
Mentre noi si stava sdraiati nella valle colle armi ai piedi in linea di combattimento, il generale Garibaldi, salì sul monte a guardare col cannocchiale.
Dopo poco fu dato il segnale della partenza; affamati come eramo, oramai eravamo rassegnati alla morte.
Sboccati nel piano incominciammo a vedere sui monti il fumo dei cannoni dell’artiglieria Turca che fulminava le batterie greche, noi ci avanzammo con rapidità e giunti vicino ad un monticello scorgemmo benissimo l’avanzarsi d’animose colonne turche.
Il Generale dette il comando dell’avanti e tutti montammo il colle e cominciammo a sparare i fucili alla cima di questo che stava per essere quasi occupato dai Turchi. Le palle fischiavano attorno a noi, parte conficcandosi a poca distanza da noi nel terreno.
Cadde morto, trapassato da una palla nel cuore, il povero deputato Fratti, poi il corrispondente della Tribuna Giacchetti. Noi montammo l’ erta e allo scoperto, le palle fioccavano fra noi.
Ci avanzammo sempre contro i Turchi che incominciavano a tentennare. Cadde morto il povero Tamassi, un altro giovane vicino a noi cadde con una gamba fiaccata da una palla. Ma noi si avanzava sempre non guardando per nulla alla morte, tanto oramai c’eramo tutti fatti morti e un altro giovane, un Romano, cadde vicino a me con un braccio spezzato da una palla.
Avanzammo sempre e ci trovammo a poca distanza dai Turchi i quali in 7000 dovettero ripiegare e incominciarono a fuggire.
Che allegria fu per noi vederli fuggire. Noi allora ci ritirammo, dopo avere scorazzato il campo abbandonato dai nemici. Mamma mia che desolazione nel vedere un campo di battaglia, morti dappertutto feriti che si lamentano e domandano piuttosto di essere ammazzati con un colpo di revolver. Credi mamma che siamo miracolosamente salvi. Una palla, mentre stavo combattendo assieme a Bacci, mi ha sfiorato un braccio, abbruciandomi la camicietta. La sera ci fermammo in un villaggio e alla mattina si seppe che nonostante la nostra vittoria i Greci si erano ritirato ed avevano abbandonato la fortezza di Domocò.
Venne l’ordine anche a noi di ritirarsi, ma fummo l’ultimi e ci ritirammo sempre sotto il fuoco dei Turchi, con la morte sempre imminente.
Ora però siamo in salvo. Si crede che c’è già la pace.
…. “

Luigi Bini garibaldino pistoiese a Domokos


Si ringrazia Rosanna Bini, nipote di Luigi, per averci messo a disposizione la documentazione relativa al nonno paterno. Della vicenda personale di Luigi Bini parleremo in un prossimo articolo nelle schede pistoiesi de Il Postalista.

Enrico Bettazzi
29/10/2022

Bibliografia e sitografia

Garibaldi a Pistoia. Mito, fortuna,realtà, Catalogo della mostra a cura di A. Aiardi e F. Savi, Pistoia, 1982

https://www.difesa.it/InformazioniDellaDifesa/periodico/

https://www.castelbolognese.org/fatti-storici/xix-secolo/battaglia-domokos/