di Giorgio LANDMANS
La
vita che passa, la vita vissuta, un lamento, e forse più d’ uno, un urlo e
poi credi di aver risolto.
Il giorno appresso è ancora vita che passa, forse te ne lascia un segno, ma
la memoria, fuori esercizio come un qualsiasi tram nella sua stazione,
traccia solo solchi negativi. Basta, e le ragioni, e le cause ed il di poi
vengono dimenticati ancora una volta.
Eri anche tu bambino, quel giorno passato, un pezzetto di carta con strani
dentelli attorno che parevano applicati sin dal macero della carta, avevano
attirato la tua attenzione. Sopra un disegno, una riproduzione forse di
qualche cosa che avevano attratto il tuo pensiero del momento. Non ne
conoscevi il gioco e poi chissà forse nemmeno era un gioco, potevi aver
pensato. Già perché i grandi ti dicono sempre che è presto: vedrai,
crescerai e aggiungendo poi l’ immancabile imparerai.
Ma poi loro, i grandi, lo sanno veramente giocare quel gioco? O un altro
gioco oppure tutto deve essere sempre come preordinato?
Proprio lì t’ era, e forse per la prima volta, sorta ansiosa curiosità, quel
voler sapere, quel voler conoscere il gusto di quel passo. Quello che chiedi
ad un qualsiasi gioco che invece poi ogni gioco si porta addietro
l’immancabile ansia del passo dopo.
Diventi grande e forse un po’ quel gioco l’ avevi giocato, ricordi, la mamma
allora che ti diceva metti via altrimenti butto via tutto. Ricordi? Oppure a
fianco del papà che ti spiegava …
In una libreria, in un cassetto avevi allora riposto ogni cosa. Qualcuno per
bene, qualcuno in confusione.
Passata l’ infanzia, può essere successo che te ne sei ricordato e t’ è
anche apparsa forse anche visione di ora serene e così hai voluto tornare a
giocare con i tuoi francobolli. Ma il gioco era cambiato era diventato quasi
gioco al lotto: sempre rischia e vedrai…
Ma proprio non ti ricordi quella serenità che da bambino ti girava attorno?
Tutto, ma proprio tutto a questo mondo deve significare denaro?
Non capisci che quell’ansia ti sta uccidendo? E all’ al di là che potrai
fare con il denaro all’ al di qua?
e poi lo sboom... - ritorna a riflessioni di un novantenne
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