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Una tematica sicuramente affascinante: le leggende

 

A cura di Gianni V. Settimo

 

L’ultimo Druida

 

 

Nella zona sud-orientale di Guernsey, nei pressi di Cap de Jobourg (o Jerbourg), si erge, a picco sul mare, una caratteristica roccia antropomorfa, denominata “Petit Bonhomme Andriou”.

Essa è, anche, popolarmente appellata “Andrillot” o “Andrelot”, oppure “Andrew”,   perché nell’isola franco-normanna sono in uso due lingue ed un particolare dialetto d’origine bretone.

Antiche leggende ne spiegano l’origine.

Secondo una di loro, si tratterebbe di uno sfortunato pescatore che cercava di rubare un tesoro, che si riteneva fosse stato nascosto tra le rocce del luogo.

Egli, si dice, fu tramutato in pietra a seguito di un sortilegio fatto dal genio che custodiva l’immane fortuna.

 Un’altra tradizione afferma, invece, che sul quel promontorio si era stabilito Andrelot. Secondo il suddetto racconto questa persona era l’ultimo druida che aveva lottato a lungo, ed inutilmente, contro il cristianesimo.

L’anziano saggio viveva in una caverna, esistente sulla punta dello Jobourg, luogo da dove si poteva osservare la maestosità del mare.

Un giorno, durante una violenta tempesta, vedendo un naviglio in pericolo, pregò i suoi Dei di far cessare il violento uragano e di salvare il vascello.

Ad un certo punto s’accorse che le sue preghiere non servivano e che il naufragio era imminente.
Disperato, promise al Dio dei cristiani di convertirsi e di erigere una cappella alla Vergine se otteneva in cambio la salvezza dell’imbarcazione e dei suoi marinai.

Naturalmente, la sua richiesta fu esaudita.

Andrillot mantenne quindi la promessa e, prima di morire, chiese di essere tramutato in roccia per essere un punto di riferimento ai naviganti in periglio.

Per quella roccia, forse solo per motivi folclorici, vi è ancora rispetto: i marinai dei battelli turistici si tolgono il berretto ed invitano i gitanti a salutarla sventolando una bandierina come appare evidente dal francobollo di Guernsey (Yvert  217).

 

Il Basilisco

 

 

Il basilisco è una creatura fantastica, un incubo che arriva da tempi molto lontani. Il primo a parlare della sua esistenza fu Plinio il Vecchio, secondo il quale il suo nome, che deriva dal termine greco Basileus (“re”) si deve alle chiazze chiare sulla testa che sembra comporre una corona.

Uno di questi “esseri” è visibile sul francobollo d’Austria (Yvert 2147 ed anche nel BF 19).

Sempre la stessa nazione ha emesso altri valori rappresentanti diverse leggende locali.

Si vedano i numeri: 955AB, 2041, 2055, 2058, 2069, 2070, 2085, 2102, 2117, 2128, 2152, 2156 e 2195.

Quest’ultimo raffigura la Basiliskeenhaus , una casa esistente al numero 7 della Schönlaterngasse, nel quartiere greco di Vienna ove, secondo la popolare credenza, un basilisco, che viveva nel pozzo, inquinando l’acqua, fu ucciso, per mezzo del tradizionale specchio, il 12 giugno dell’anno 1212.

Recentemente è stato soprastampato, con una piccola immagine fluorescente del mostro, per occultare il nominale obsoleto.

 

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