La riforma postale avviata con il Decreto del 9 luglio 1857 (fig.1) sanciva che, a partire dal 1° gennaio del 1858, nel Regno di Napoli si sarebbe utilizzato, per la francatura delle lettere, il francobollo adesivo.
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(Fig. 1- i primi 3 articoli del Decreto 9 luglio 1857) |
In queste poche note, descriverò, sulla base dei documenti da me esaminati presso l’Archivio Centrale di Stato di Roma, le primissime e concitate fasi successive al Decreto Reale prima citato, nel periodo che va dal 12 al 31 agosto 1857.
I documenti che mostrerò - ritrovati in alcune cartelle di archivio dell’Amministrazione Generale delle Finanze del Regno di Napoli – credo siano ignoti ai vari studiosi che prima di me hanno affrontato l’argomento.
Pronti, via!
Per l’esecuzione del suddetto Decreto fu rapidamente istituita (su sollecitazione del Ministro delle Finanze Salvatore Murena) una Commissione speciale che, con propria relazione in data 12 agosto 1857 (fig.2), individuò i “miglioramenti da arrecarsi nell’Amministrazione Generale delle Regie Poste e dei Procacci”, demandando i dettagli ad un successivo Regolamento.
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(Fig. 2- la prima pagina della Relazione della Commissione Speciale del 12 agosto1857) |
Subito dopo, con la Nota prot.4200 del 18 agosto 1857 diretta a vari Dicasteri (fig.3), il Ministro delle Finanze (era lui che teneva la borsa dei soldi necessari all’operazione!) diede a tutti gli interessati le istruzioni operative sulla scorta di quanto stabilito dalla Commissione al fine di rispettare sia gli obiettivi che i tempi assegnati.
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(Fig. 3- la prima pagina della minuta della Nota prot.4200 del 18 agosto1857, autografa del Ministro) |
In questo eccezionale documento il Ministro Salvatore Murena scriveva a:
• al Ministero della Guerra, a cui si richiedeva il trasferimento di una macchina “per la fabbricazione di bolli di posta per la francatura delle lettere” - acquistata in Inghilterra dal macchinista della Regia Marina signor Guerra e che era stoccata presso il Regio Arsenale Artiglieria sin dal 1849 - Generale delle Poste, comprensiva di “tutti gli apparecchi ed altri oggetti analoghi” con l’assistenza dello stesso sig. Guerra che di fatto passava sotto quell’amministrazione.
• All’Amm.ne Gen.le delle Poste, alla quale si richiedeva di “dare commissione al Sig. Guerra per lo sollecito acquisto del torchio e di quanto altro occorra a porre prontamente in esercizio la macchina con la massima regolarità ed esattezza”. Inoltre chiedeva di coordinarsi con l’Amministrazione delle Monete (Zecca) a cui era stato richiesto di eseguire sollecitamente i sette punzoni con le diverse dimensioni indicate dalla Commissione Postale e con il dovuto riserbo e segretezza. Infine dava disposizioni affinché si desse corso alla predisposizione della carta filigrana necessaria allo scopo, coordinandosi con l’Ispettore Generale di Contabilità Sig.Cervati “per trattare sia con l’appaltatore della carta bollata sia con altri nel fine di concludersi al più presto regolare contratto alle migliori possibili condizioni”.
• All’Amm.ne Gen.le delle Monete richiedeva con la “massima urgenza di procedersi, nel Gabinetto di Incisione della Regia Zecca, alla formazione di sette cunei o punzoni necessarii per la incisione dei bolli di posta stabiliti con Real Decreto del 9 luglio ultimo […..] dovendo i suddetti punzoni esser pronti fra un mese”.
• All’Ispettore di Contabilità Sig.Cervati per conoscenza di quanto sopra.
Le premesse erano buone, tutto andava per il meglio e, sino a questo momento, gli interessati pensavano di poter realizzare tutto il progetto in casa, ma qualcosa - come al solito - andò storto!
Tutto bene, ma chi preparerà i conii?
L’Amministrazione delle Monete qualche giorno dopo (con Nota prot.635 del 22 agosto 1857, vedi fig.4), comunicava l’incapacità del Gabinetto di Incisione della Regia Zecca a realizzare i conii in proprio: “fu riconosciuto non potersi tale specie di lavoro eseguire in questa Dipendenza, e furono incaricati i i Professori Pisanti ed Aloisi per le incisioni su tavola d’acciaio”. Questi ultimi essendo i fornitori esterni più esperti e fidati di quel Dicastero (Tommaso Aloysio Juvara e Francesco Pisante, professori dell’Istituto di Belle Arti di Napoli).
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(Fig. 4- la Nota dell’Amministrazione Generale delle Monete, prot.635 del 22 agosto1857) |
Tuttavia Juvara e Pisante, come è già noto (al riguardo è sempre un fondamentale riferimento per gli studi su questo argomento lo studio di Emilio Diena sui Francobolli del Regno di Napoli), rifiutarono l’incarico.
L’inedito documento che ora presento nel seguito (la Nota prot.369 del 25 agosto 1857, vedi fig.5) è molto importante per la conoscenza di alcuni aspetti sino ad oggi poco noti riguardanti la preparazione dei primi francobolli del Regno di Napoli e ritengo valga la pena, quindi, di ripercorrerne per intero i contenuti. Si tratta, infatti, del primo rapporto dell’Amministratore Generale delle Poste sull’avanzamento delle attività richieste dal Ministro delle Finanze pochi giorni prima (il 18 agosto).
Il rapporto comincia riferendo sul ritardo relativo al trasferimento, all’Amministrazione delle Poste, delle macchine per la stampa conservate presso l’Arsenale della Regia Marina e sulle incombenze preliminari, tra le quali l’acquisto di un torchio di stampa, assegnate al macchinista di quella Amministrazione, il Signor Giuseppe Guerra “Nulla di meno le indispensabili formalità da praticarsi nella detta consegna ne hanno finora ritardata la esecuzione, la quale, sono assicurato, verrà tra qualche giorno”. Ed in effetti, in quel momento, non era certo quella la priorità.
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(Fig. 5 – la prima pagina della Nota dell’Amm.ne Gen.le delle Poste prot.369 del 25 agosto1857) |
Il resoconto affronta poi un altro aspetto (fig.6) - oggi diremmo che si trovava sul percorso critico - molto più delicato, riguardante l’incisione e la realizzazione dei punzoni dei sette tipi di francobolli postali che necessariamente dovevano essere pronti e distribuiti in tutto il Regno a partire dal 1° gennaio del 1858.
E qui, non senza un certo disappunto, l’Amministratore Generale delle Poste Don Vicenzo Di Sangro riferisce al Ministro delle Finanze che i professori Juvara e Pisante avevano fatto prontamente sapere che non avrebbero potuto soddisfare alla richiesta di incidere i sette conii: “ma costoro sonosi del pari ricusati, senza nemmeno indicare da chi dovesse farsi capo”.
Il Di Sangro, tuttavia, tira subito fuori un asso dalla manica: “In tale stato di cose nello scopo di non compromettere il nuovo servizio, che deve porsi ad atto al 1° Gennaio del prossimo venturo anno mi son rivolto all’Incisore Cavaliere Giuseppe Masini persona di piena mia fiducia e della quale si servono in tutte le occorrenze i Principi Reali essendo incisore della Real Casa”.
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(Fig. 6 - la pag.2 della Nota dell’Amm.ne Gen.le delle Poste prot.369 del 25 agosto1857) |
Il Di Sangro prosegue (fig.7) riferendo sulla discussione avuta con il Masini, riguardante alcune questioni tecniche e contrattuali: “fattoglisi conoscere il lavoro da eseguirsi à accettato ma colle seguenti condizioni. Per importo di ogni punzone D.ti 36 che per sette fanno la somma di D.ti 252”. Inoltre, considerando che la forma esterna inizialmente prevista per quattro delle sette vignette dei francobolli non era quadrilatera ma di varie geometrie, il Masini faceva osservare che ciò avrebbe complicato di molto la realizzazione delle relative tavole di stampa in quanto si sarebbe reso necessario un intervento di rettifica dei contorni, per il quale egli chiedeva 120 Ducati per ciascuna plancia interessata: “..volendosi adottare il sistema della diversità di forma esterna i ciascuna delle sette bollette, e quindi contornarsi quattro lance, ciascuna di bolli 240 (perché le altre tre essendo quadrilatere non ne han bisogno) il lavoro estremamente difficoltoso ed anche di incerta riuscita, perché potrebbero graffiarsi le incisioni, importerebbe il prezzo di D.ti 120 circa per ciascuna plancia.”
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(Fig. 7 - la pag.3 della Nota dell’Amm.ne Gen.le delle Poste prot.369 del 25 agosto1857) |
Ancora, riguardo alle tempistiche di esecuzione: “Inoltre ha chiesto un tempo non minore di tre mesi per eseguire la costruzione di sette punzoni e rettifica delle quattro plance …”.
A seguire (vedi fig.8) il Di Sangro riportava, mestamente, che il Masini avrebbe eseguito il lavoro presso il suo domicilio e non nel locale dell’Amministrazione (come richiesto esplicitamente dalla Commissione e dal Ministro delle Finanze, per ovvi motivi di segretezza), in quanto ciò avrebbe comportato tempi più lunghi: “Richiesto in ultimo da me se poteva occuparsi di un tale lavoro nel locale di quest’Amministrazione Generale (e ciò nella veduta di allontanare ogni sospetto di duplicità nella creazione dei bolli) ha risposto che lo incarico di Incisore della Real Casa offriva sufficiente garenzia della sua onestà e che il lavoro eseguendosi nella propria casa, poteva prolungarsi per tutta la giornata; ma dovendosi fare nell’Amministrazione non poteva durare più di quattro o cinque ore al giorno, ciò che avrebbe cagionato il raddoppiamento del tempo richiesto.”
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(Fig. 8 - la pag.4 della Nota dell’Amm.ne Gen.le delle Poste prot.369 del 25 agosto1857) |
Infine, nella parte conclusiva del rapporto (fig.9), il Di Sangro suggerisce al Ministro che, a suo avviso, è più conveniente e sicuro considerare di realizzare tutte e sette le vignette di forma quadrilatera, di modo da evitare i maggiori costi e le complicazioni evidenziate dal Masini qualora si procedesse con il progetto originario: “… non tralasciando per altro di rispettosamente manifestare il mio avviso, che sia da preferirsi la costruzione quadrilatera dei punzoni senza plance, come la più economica, la più breve e la più conforme alle disposizioni del Real Decreto del 9 Luglio ultimo, poiché dopo qualche tempo, tanto gli impiegati quanto il pubblico si avvezzerà a riconoscere la diversità dei bolli dalla sola variazione della forma interna”
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(Fig. 9 - la pag.5 della Nota dell’Amm.ne Gen.le delle Poste prot.369 del 25 agosto1857) |
Ometto di riportare l’immagine dell’ultima pagina del documento, in quanto si conclude con il testo che già ho trascritto nel precedente capoverso, e con la firma autografa di Vincenzo Di Sangro.
Visti i ristrettissimi tempi a disposizione, solo tre giorni dopo (Nota prot.4524 del 28 agosto 1857, vedi fig.10) il Ministro delle Finanze già rispondeva al Di Sangro per autorizzarlo a sottoscrivere un contratto con il Masini per l’incisione dei sette coni necessari alla produzione dei francobolli e accettando i suoi suggerimenti in merito alla forma delle vignette: “Resta inteso un’approvazione di quanto Ella propone intorno all’adozione della forma quadrilatera de’ bolli con la diversità dei disegni secondo le diverse valute; egualmente che rimanga intesa delle trattative da lei avute con l’incisore Sr. Cav. Masini così in quanto al prezzo, come in quanto al modo della esecuzione de’ lavori da affidarglisi”. Nell’invitare il Di Sangro a firmare subito un regolare contratto con Masini, il Ministro gli manifesta il desiderio “di ridurre il più che si possa il termine da lui chiesto di tre mesi, affinché non possa temersi compromissione nel servizio” e che “stabilisca inoltre una penale a carico del Masini nel caso che non adempia esattamente nel termine improrogabile da stabilirsi. Che assuma egli essenzialmente l’obbligo di temperare i conii e di consegnarli una con le plance perfettamente ed esattamente adempiute a tutta regola d’arte”. La nota termina con una serie di raccomandazioni sulla riservatezza e segretezza del lavoro da svolgere e le cautele da assumere per evitare possibili contraffazioni e la ovvia clausola da inserire nel contratto, riguardante la diretta e personale responsabilità del contraente, come per legge.
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(Fig. 10 - la minuta originale della Nota a firma del Ministro delle Finanze prot.4524 del 28 agosto1857) |
Una volta ricevuta questa comunicazione, il Di Sangro non perdette tempo e predispose il contratto per l’esecuzione dei sette conii, contenente in linea di massima le pattuizioni concordate in precedenza con il Masini e le raccomandazioni del Ministro delle Finanze.
Il contratto, per un importo di 330 Ducati, prevedeva la realizzazione di sette coni e di cinque cilindri per ciascuno di essi, da consegnarsi progressivamente nel tempo massimo di tre mesi; il documento venne firmato dalle parti il 31 agosto 1857 (vedi fig.11), come risulta dalla copia conforme che ho ritrovato tra i faldoni consultati all’Archivio di Stato, e non il 23 di settembre (data di stipula fornita da Emilio Diena nel suo studio sui francobolli di Napoli).
Dal testo del contratto, che ritengo inedito e di cui riporto la trascrizione integrale più avanti, risulta che il Masini realizzò solo i sette conii e cinque incisioni di questi sui rispettivi cilindri (o rullette), e che il lavoro fu distribuito nell’arco di 3 mesi con consegne intermedie, l’ultima delle quali il 19 di novembre del 1857.
Di conseguenza il Masini non si occupò, come generalmente si crede, delle altre fasi di preparazione dei primi francobolli postali del Regno di Napoli (fig.12), che invece furono svolte presso l’officina appositamente allestita presso l’Amministrazione Generale delle Poste di Napoli.
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(Fig. 11 – l’ultima pagina della copia conforme del contratto stipulato con Masini, in data 31 agosto1857) |
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(Fig. 12 – i primi francobolli del Regno di Napoli, dalle incisioni di Giuseppe Masini) |
Trascrizione del contratto sottoscritto tra Giuseppe Masini e l’Amministrazione delle Poste il 31-8-1857
Aurelio Di Noi
11-11-2024
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