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Il corriere di Zurigo, da Bergamo alla Svizzera

di Adriano CATTANI (Bollettino Prefilatelico n. 172)


Premesse

Siamo sul finire del XVI secolo. La Repubblica di Venezia è tormentata, nei suoi commerci col Levante dai pirati Uscocchi che assaltano le sue navi dirette verso 1 porti ottomani.
Questi pirati sono abitanti croati, dalmati, albanesi che si sono uniti, in periodo di estrema povertà, per dedicarsi alla pirateria e trovare così le fonti per il proprio sostentamento.
L'Impero d'Austria è accusato da Venezia di favorire e proteggere i pirati, naturalmente con l'intento di mettere in difficoltà la vicina antagonista, e questo crea grande tensione tra i due Stati confinanti.
Il 31 dicembre 1615 ha luogo nel Friuli un primo grave contatto tra i soldati veneziani e quelli austriaci: viene dichiarata la guerra, conosciuta come "guerra di Gradisca".
Gradisca è una cittadina, oggi friulana, allora austriaca dotata di un ben munito castello (ancor oggi si può visitare) e sotto le sue mura si svolge la battaglia che proseguirà a lungo.
A fianco di Venezia si pone anche la Turchia (eterno nemico-amico della Serenissima!), anch'essa infastidita dall'attività degli Uscocchi.
La guerra porterà al massacro dei pirati ed a una lunga contesa territoriale con l'Austria, che naturalmente renderà insicuro il transito nei territori interessati.
Da qui la necessità di trovare una via alternativa per i corrieri postali e per le merci.

La via di Svizzera

I contatti diplomatici con gli Svizzeri, soprattutto con la parte della Svizzera chiamata "Grigioni", erano già da tempo mteressanti ed intensi (fig. 1).


fig. l- carta postale settecentesca della Svizzera: vi sono segnati chiaramente i percorsi
tra l'Italia e la Svizzera, tra i quali è evidenziata la rotta seguita del pedone di Zurigo.


Risale al 5 agosto 1603 un trattato di alleanza tra la Repubblica di Venezia ed il Libero Stato delle Tre Leghe, o Grigioni, che prevedeva che entrambe le Repubbliche "in tutte le cose, conservino buona amicitia et vicinanza sì come conviene tra buoni et leali amici et collegati".
Prevedeva, quindi, l'obbligo per gli Svizzeri di mantenere a disposizione di Venezia 6000 fanti volontari, condotti da colonnelli, senza obbligo di dare l'assalto alle mura di fortezze, né di andare per mare se non per transito, al prezzo d1 1.700 scudi al mese per ogni compagia di trecento fanti, compresi gli ufficiali.
L'art. 14 del trattato stabiliva che tutte le persone di ambe le Repubbliche e sudditi loro potessero reciprocamente "star, andar, passar, tornar, et trattar liberamente con qual si voglia traffichi, maneggi et essercitij tanto mercantili, quanto militari, senza impedimento di tratte, gabelle, nè onoranze, ma paghino solamente li datij sin hora zmposti, salvo le immunità delle persone et quello che nelle sue bolge (borse personali) portassero sopra l'istesso cavallo et sopra le loro persone .... "1).
In mezzo a questi traffici, maneggi ed esercizi, naturalmente, era compreso anche il trasporto delle lettere.
. Nel momento dello scoppio della guerra tra Venezia ed Austria,_ questo trattato tornava utile per superare le difficoltà di transito dei corrieri nei territori teatro della guerra.

Il corriere di Zurigo

A seguito degli avvenimenti bellici che abbiamo visto sopra, ed in previsione delle inevitabili difficoltà di comunicazione, il 5 dicembre 1615 il Doge di Venezia dava ordine al Podestà di Bergamo (la città era da due secoli veneziana) di organizzare la spedizione di un pedone settimanale a Zurigo, che trasportasse i dispacci al Residente, cioè al rappresentante veneziano, più o meno un console, "con le solite mercedi", cioè compensi.
Il documento da cui sono tratte queste notizie è una relazione cronologica degli avvenimenti, non firmata, probabilmente la brutta copia, scritta molto tempo dopo, (l'ultima data segnata è il 23 ottobre 1795), evidentemente servita per dimostrare il diritto della Compagnia dei Corrieri Veneti a conservare la correria per "diritto atavico" 2).
Il documento riconosce che "ciò praticavasi anche in passato, quando vi era Pubblico Ministro (un console) negli Svizzeri, o nei Grigioni".
Il pedone fu confermato a lungo, fino all'11 gennaio 1647, data dell'ultima elezione del pedone stesso.
Il 7 maggio 1649 la carica fu assegnata per Incanto, cioè con un appalto al miglior offerente: la carica di "Deputato a spedir le lettere di Zurigo" venne assegnata per 2.000 ducati.
Evidentemente il corso di posta ebbe successo e divenne remunerativo, se Venezia decise di non pagare p1ù il pedone, anzi di farsi pagare per l'assegnazione in concessione all'incanto al miglior offerente.
Una delle condizioni dell'Incanto era che, "cessando l'occasione", cioè le temporanee difficoltà causate dalla guerra, la carica dovesse cessare. Alla fine della guerra il corso di posta sarebbe dovuto tornare quello solito per la via austriaca.
Ed infatti, il corso di posta svizzero dovette interrompersi, perché a questo punto la nostra relazione parla di una "Seconda Istituzione".
Infatti, il 2 maggio 1665 in Pregadi (il Senato veneziano) fu deciso di permettere ai negozianti di Zurigo di "far in avvenire camminar i Pedoni con le loro lettere a Bergamo, ed accoglie l'offerta, che siano portati con li Pubblici Dispacci".
Le lettera ducale con l'autorizzazione del Senato venne regolarmente trasmessa al Console veneziano e al Senato di Zurigo, ed il corso di posta tra Bergamo e Zurigo, nella sua seconda istituzione, potè cominciare, questa volta con un pedone svizzero.
Perchè Venezia non voleva più pagare il servizio di posta?
Con altra lettera del Doge, il Residente veneziano a Zurigo (si chiama Giavarina) veniva informato che, essendo cessata la guerra tra le corone di Spagna e Francia (nel frattempo era scoppiata anche questa guerra) "si è ristabilito l'antico uso di spedir le lettere in Francia per la via di Torino e Lione 3), è cessato il motivo di più valersi della via di Zurigo", quindi i negozianti zurighesi potevano lo stesso continuare a spedir le lettere col corso di posta svizzero, ma a loro spese.
Tuttavia, essi potevano spedir solamente fino a Bergamo e non oltre, e nella città veneta le lettere dovevano essere consegnate all'Ufficio della Compagnia dei Corrieri Veneti per il successivo inoltro a destinazione, naturalmente dopo aver pagato i dazi e porti previsti.
I negozianti zurighesi furono ben contenti che questa opportunità continuasse, ma fecero un'obiezione: non era giusto consegnare ai corrieri veneti di Bergamo anche le lettere indirizzate ai "zurigani abitanti in quella città". La loro ragione fu riconosciuta giusta, e la solita ducale indirizzata al Capitano di Bergamo e al Residente veneziano a Zurigo il 29 maggio 1665 stabilì che "tutte le lettere che in avvenire quei Negozianti della Nazione manderanno a Bergamo, siano distribuite non tanto ai Zurigani abitanti in quella città, quanto ai loro corrispondenti dalli Pedoni medesimi che ivi saranno spediti, senza l'obbligo di consegnarle al Mastro di Posta, al quale dovranno consegnare quelle dirette per le altre parti dello Stato .. ".
La consegna delle lettere ai corrispondenti, evidentemente veneziani, anziché ai destinatari "zurigani" abitanti a Bergamo doveva apparire come un giusto compromesso per non colpire la suscettibilità dei corrieri veneti, e per salvare il principio di sovranità veneziana (figg. 2, 3, 4, 5 e 6).

fig. 2- Lettera da Lugano a Venezia in data 20 maggio l760 (fronte e retro) -trasportata dal pedone di Zurigo a Bergamo, dove è stata consegnata, come previsto, all'ufficio di posta della Compagnia dei Corrieri Veneti che vi ha impresso il bollo di Bergamo e la tariffa, a carico del destinatario, di 4 soldi (3 soldi per il porto più l soldo per il dazio).

fig. 3 - Lettera da Venezia ad Atzmoos (Svizzera)in data l4 maggio l763, inoltrata "per Coira" dal pedone di Zurigo-tassazione di 12 kreuzer per il percorso da Bergamo a Coira, e di 4 kreuzer da Coira ad Atzmoos, totale l6 kreuzer - manca il porto di 4 soldi pagato a Venezia dal mittente, non indicato come quasi sempre nel caso delle lettere veneziane.


fig. 4- Lettera da Lindò (Lindau, Svizzera) a Genova in data 21 luglio
1788, inoltrata per la via di Milano, per il tramite del corrispondente
Segalina e Compagni di Milano (vedi retro) -la lettera ha poi proseguito
per Genova probabilmente mediante i corrieri della linea di Lione.


Fig. 5


Fig. 6


Comunque sia, il corso di posta riprese, e con grande beneficio per le due parti tanto che l'esempio suscitò l'interesse di altri.
Infatti, nel corso degli anni 171O e 1711 (nel frattempo era scoppiata in Italia la guerra di successione spagnola, e Venezia si era premunita sottoscrivendo un altro trattato per l'intervento dei soldati svizzeri al suo fianco, 12 gennaio 1706) un certo Schianz di Basilea tentò di introdurre in Italia la Posta di Basilea.
Con la complicità di tale Domenico Lacassetti di Borgo San Leonardo, suddito veneto, lo Schianz organizzò un corso di posta aprendo un ufficio nella dimora del complice.
L'intervento delle autorità veneziane fu immediato: la "supplica" con la richiesta di autorizzazione venne respinta ed il suddito veneziano mandato al bando.
Il 7 aprile 1731 i zurighesi tentarono di farsi riconoscere il diritto legale sul loro corso di posta: rivolsero una lagnanza in Pregadi contro la Compagnia dei Corrieri Veneti, colpevole di "pretesa lesione del loro privilegio".
Il riconoscimento da parte dell'autorità veneziana delle loro buone ragioni significava riconoscere il loro diritto alla proprietà del corso di posta: i Magistrati non caddero nella trappola e dettero ragione ai Corrieri Veneti ed al loro "metodo recentemente introdotto nella Posta di Milano".

La deviazione per Milano

Ma che c'entra Milano? Lo comprendiamo in altra sentenza in Pregadi del 7 agosto 1732: ''Il Pedone di Zurigo erettosi in Staffetta transitante per Milano, e in commesso di Milano (cioè incaricato dell'abusivo ufficio di posta zurighese) per lo Stato Veneto, sia riconcentrato nelle prime concessioni (quelle del 1665) solamente, e non devij dalla strada di Como".
Veniamo a sapere, così, che i "zurigani" hanno cercato di allargare il loro corso di posta con una deviazione verso Milano, città che nel frattempo aveva assunto una grande importanza economica.
Questo veniva loro vietato, e ricondotto al regolare corso di posta già autorizzato, lungo la via di Como e Bergamo.
Non venne però mai a mancare un corso di posta tra la Svizzera e Milano, come evidenziato da Ottavio Codogno nella sua guida postale 4): "ogni giovedì si scrive a Milano, co'l quale si rimettono le lettere per Lindo, Coira, Sangall e Chiavenna ...... ", e come da lettera di fig. 7.


Fig. 7

Il tragitto del corso di posta del pedone svizzero tra Bergamo e Zurigo era, pertanto, il seguente: Bergamo, Como, Chiavenna, Bellinzona, Passo dello Spluga, Chur (Coira), Wesen, Zurigo.
Una serie di abusi dei corrieri di Zurigo creavano problemi a Bergamo, in particolare le valige delle lettere venivano aperte abusivamente, e così "groppi", cioè i pacchi, e la Compagnia dei Corrieri Veneti ne approfittava per presentare ai Provveditori di Comun 5) una loro offerta per la gestione del corso di posta, senza peraltro ottenere alcun risultato.
Altra analoga offerta veniva presentata il 6 giugno 1795, sempre giustificandola con gli abusi del pedone di Zurigo. Il 4 agosto dello stesso anno i Provveditori di Comun proponevano che l'offerta dei corrieri veneti venisse accettata, ma il lO agosto la questione veniva rimessa alla Camera dei Confini.
La questione venne sospesa, e non è dato di conoscere se e come è stata risolta. D'altra parte, meno di due anni dopo la Repubblica cadrà e del pedone di Zurigo non si parlerà più.

NOTE

1) - Martin Bundi, l primi rapporti tra i Grigioni e Venezia nel XV e XVI secolo, in "Raccolta di Studi storici sulla Valchiavenna" pag. 335, Centro di Studi storici Valchiavennaschi, Chiavenna 1996.
2) - A.S.VE (Archivio di Stato di Venezia), fondo Compagnia dei Corrieri, b. III, 6-8.
3) - Vedi Adriano Cattani, Da Venezia in viaggio con la posta, pp. 47 e seg., Elzeviro Ed., Padova 2002.
4) - Ottavio Codogno, Nuovo Itinerario per le Poste di tutto il Mondo, in Venetia per Steffano Curti, 1676, pag. 360.
5) - I Provveditori di Comun, era la Magistratura preposta, tra l'altro, al controllo sull'attività dei corrieri.


 

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