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Le pandemie, i tempi di clausura ed i francobolli italiani

 

Filatelia Tematica

Massimo Curreli

La storia, con i suoi corsi e ricorsi, si ripropone periodicamente sotto diversi aspetti della vita della nostra società.
Uno di questi è quello relativo alle grandi epidemie che hanno colpito ripetutamente il mondo, l’Italia e la nostra isola, in particolare negli ultimi 250 anni (per i quali, rispetto ai secoli precedenti, chi intende fare una ricerca storica ha possibilità di reperire più facilmente il materiale bibliografico).

La Malaria

Nel corso dell’800 e nella prima metà del ‘900 una delle malattie sociali più diffuse era la malaria. È nota in merito la “Legge Baccarini” (n. 869/1882) che si prefiggeva di migliorare, anche se non ebbe effetti significativi, con la “bonifica igienica” delle terre, le condizioni sanitarie dei luoghi in cui i nostri conterranei e più in generale gli italiani vivevano.

Come detto, tale legge, non ebbe gli effetti desiderati, tanto che alla fine degli anni ‘40 venne effettuata, in tutto il territorio dell’isola, una campagna antimalarica da parte dell’ERLAAS (Ente Regionale per la Lotta Anti Anofelica in Sardegna), finanziata dagli Stati Uniti d’America, che una volta finita la seconda guerra mondiale intervennero con massicci aiuti economici in tutta Europa per favorirne la ripresa economica. È ancora possibile, ai giorni nostri, trovare nelle vecchie case per le quali non è mai stata rifatta la facciata, delle sigle, che stavano a significare che in quella casa la disinfestazione era passata.


Le Poste Italiane, con una emissione celebrativa del 31 Ottobre 1962, hanno ricordato la lotta contro la malaria con una emissione di due valori, uno da L. 30 ed uno da L. 70.

Ambedue i francobolli sono stampati in rotocalco su carta filigranata tipo “Stelle IV” in fogli di 60 (x 4) aventi a soggetto l’emblema dalla campagna contro la malaria. La tariffa da L. 30 copriva la spedizione dell’oggetto postale più comune, la lettera ordinaria.

Ma prima ancora, come nella migliore tradizione commemorativa delle Poste Italiane, era stato emesso, per la precisione il 19.11.1955 un francobollo commemorativo di Battista Grassi, la cui fama è legata, soprattutto, ai suoi studi sulla malaria che fino al 19° secolo mieteva, come detto all’inizio di questo breve articolo, un numero enorme di vittime.

Il francobollo fu stampato in rotocalco su carta filigranata tipo Stelle I in fogli di 50 (x 4), e riporta nella sua vignetta un ritratto fotografico dello zoologo, la “zanzara anofele”, che trasmette la malattia con le sue punture, ed un microscopio. Il francobollo commemora il trentennale della morte dello scienziato, avvenuta a Roma il 4 maggio 1925.

La tariffa da L. 25 copriva la spedizione della lettera ordinaria.

 

La Lotta all’AIDS

Questa sindrome (“sindrome” perché non è un’unica malattia, ma si presenta sotto forma di diverse manifestazioni patologiche) è stata riportata per la prima volta in letteratura nel 1981, anche se già negli anni Settanta erano stati riportati casi isolati di Aids negli Stati Uniti e in numerose altre aree del mondo (Haiti, Africa ed Europa).

Dalla fine del 1980 alcuni scienziati americani, nel corso di alcune ricerche sulla polmonite, si imbatterono in alcuni casi particolari, e con la pubblicazione di questi dati sulle riviste scientifiche si fece lentamente strada la consapevolezza di essere di fronte a una nuova malattia.

L’evoluzione degli studi fa da contraltare alla consapevolezza di essere di fronte, con il passare del tempo, ad una nuova malattia in diffusione a livello mondiale, che riguarderà tutto il mondo e non più solo piccole categorie, anche al di fuori del confine degli Stati Uniti.

Le Poste Italiane con una emissione del 1989 parteciparono ad una campagna di sensibilizzazione con l’emissione di un francobollo del valore facciale pari a L. 650, la cui tariffa copriva la spedizione di una lettera ordinaria.
Il francobollo venne stampato su carta non filigranata, come era ormai uso dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato dalla fine degli anni ’60 – primi anni ’70 circa.
Il soggetto riporta una raffigurazione stilizzata del virus visto al microscopio.

 

Il “coronavirus” (Covid-19)

E siamo ora (è oggi il 19 marzo 2020) a combattere con il “coronavirus”.
Filatelicamente questo virus non ha niente in comune con i virus della malaria e dall’AIDS (a meno che le Poste Italiane non decidano, un giorno, di emetterne uno avente il fine celebrativo della “Lotta al coronavirus”). Ma c’è ugualmente un aspetto che lo accomuna ai precedenti: il suo diffondersi velocemente, il grande numero di morti che causa, la ricerca scientifica volta a sconfiggerlo ma soprattutto la sua contagiosità legata in gran parte anche ai comportamenti umani.

Provate ad immaginare se nei giorni nostri non esistessero i mezzi moderni di comunicazione, cioè i cellulari e le e-mail. Dovremmo utilizzare, per comunicare, un mezzo di comunicazione ormai desueto: la lettera spedita per posta. E proviamo anche a pensare se non ci fossero i francobolli autoadesivi in uso già da qualche anno.

Dovremmo comprare il francobollo, leccarlo sul retro per attaccarlo alla busta che vogliamo spedire, e imbucarla alle poste o passarla con le mani all’impiegato postale. Quali sarebbero stati gli effetti sulla diffusione del virus? Certamente ancora più disastrosi.

Così non abbiamo oggi questo ulteriore elemento di rischio, ma per tutto il resto possiamo adottare comportamenti adeguati a tutelare noi stessi, i nostri familiari, i nostri vicini di casa, i nostri colleghi di lavoro, i nostri amici, e qualunque altra persona con cui possiamo entrare in contatto: l’edicolante o il tabaccaio, la cassiera del supermercato, il benzinaio, il commesso.

Oramai il comportamento più sicuro è evitare il più possibile i contatti con tutte le persone ora citate, restando anche chiusi in casa così come a tutti viene richiesto. Però diventa noioso se non ci creiamo alternative, dei diversivi che siano interessanti e piacevoli a fare, possibilmente attivi e non passivi (come il guardare la televisione per ore o restare con l’orecchio appiccicato al cellulare).

Per me, in questi giorni, l’alternativa è, una volta che ho terminato il lavoro, ora faccio da remoto in casa, la filatelia. Mi incuriosisce da anni, e trascorro delle bellissime ore riordinando francobolli o facendo ricerche su oggetti ed aspetti filatelici della mia collezione. Per questo non cedo allo stress da isolamento e quindi “IO RESTO A CASA”, volentieri!!!!!!!

Massimo Curreli
22-03-2020

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