ANNA DA SACCO IL FRANCOBOLLO TRA ARTE E COMUNICAZIONE NELLA REPUBBLICA ITALIANA Tesi di laurea in Psicologia dell'Arte |
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Capitolo V - DALLA SERIE SIRACUSANA ALLA SERIE MICHELANGIOLESCA FINO ALLA SERIE DELLA DONNA NELL’ARTE L’andata fuori corso della vecchia serie Democratica (31.12.1952) e la necessità di nuovi valori non compresi nella serie “Italia al Lavoro” rendono indispensabile la creazione di una nuova serie, autorizzata con decreto ministeriale del sei febbraio 1953. Il sei giugno entrano già in corso i primi otto francobolli, di piccolo e più maneggevole formato rispetto alla precedente serie. Il Professor Vittorio Grassi, cui viene affidato il compito di realizzare il nuovo soggetto, si ispira al volto mediterraneo della ninfa Aretusa, riprendendo l’immagine del tetradramma di Siracusa del IV secolo a.C. ed inserendola in un fondo di grande semplicità. Il risultato, un’immagine uguale per tutti i valori, è molto apprezzato tanto da diventare, con gli anni, quasi un simbolo delle Poste Italiane e venire sfruttato anche in versione calcografica, più grande, e persino bicolore. La Siracusana (detta anche Italia Turrita) è una serie destinata ad essere molto longeva: infatti ha dominato il panorama filatelico italiano per trentacinque anni, andando fuori corso solo nel 1988. Una serie dunque, in origine ideata solo come serie di complemento, e diffusasi sempre più grazie al suo disegno unico che, con semplici variazioni, poteva adeguarsi ad esigenze di nuovi valori. Un rinnovato uso di questa serie viene fatto nel 1959 per il primo francobollo di una serie annuale destinata a celebrare la “Giornata del francobollo”: un esemplare da trentacinque lire della Siracusana con la data di emissione (il venti dicembre 1959) viene inserito in un annullo. Cresce l’economia, crescono gli affari e cresce anche la necessità di francobolli di taglio maggiore, dunque si decide di completare il quadro dei francobolli ordinari a disposizione con due “alti valori” da cinquecento e mille lire, di disegno diverso da quello in corso, pronti fin dal 1956. Per bilanciare la femminilità della serie ordinaria si sceglie un soggetto mascolino, il volto del San Giorgio che Donatello scolpì per l’Arte dei Corazzai nel 1916, per essere sistemata nel tabernacolo degli Armaioli in Orsanmichele, e che ora si trova al Museo del Bargello di Firenze, mentre in Orsanmichele ne appare una copia. Nonostante nel francobollo sia riprodotto solo il particolare del viso, è possibile coglierne la statuaria classica e la ricerca prospettica che rappresentano, nella scultura del Quattrocento, il manifesto del nuovo stile che si sta sempre più diffondendo. A metà degli anni settanta, la grande inflazione portò a tariffe sempre più alte, i due valori non furono più tanto “alti” ma rimanevano quelli di facciale più elevato in circolazione ed i San Giorgio rimasero in distribuzione ed in uso pressoché costante sino al 1981. Dopo otto anni dalla prima uscita della Siracusana, si vuole creare una nuova serie ordinaria da affiancare ad essa, cercando di superare i limiti delle serie ordinarie precedenti: la si vuole omogenea nel tema e nei disegni, (pur non essendo opera di un unico artista), con molti bozzetti diversi e la possibilità di integrarla con nuovi valori e disegni. Avvicinandosi le celebrazioni michelangiolesche (nel 1964 ricorre il quarto centenario della morte di Michelangelo), la Cappella Sistina viene considerata il soggetto ideale: una miniera inesauribile di particolari meravigliosi, utilizzabili per una serie non solo aperta ad ogni necessità postale ma anche di notevole rilevanza artistica e culturale. Inoltre è un dovuto e completo omaggio a questo ineguagliato genio della nostra arte di cui, in precedenza, già due volte erano state ricordate sue opere: nel 1950 la maestosa cupola di San Pietro è rappresentata assieme alle maggiori basiliche italiane per la celebrazione dell’Anno Santo in due valori da venti e cinquantacinque lire; nel 1954, per la celebrazione dell’Anno Mariano, era stato stampato un francobollo da sessanta lire, raffigurante il viso della giovanissima Madonna della Pietà conservata in San Pietro. La serie viene emessa nel 1961, il sei marzo, giorno in cui Michelangelo Buonarroti è nato a Caprese, in provincia di Arezzo nell’anno 1475. Egli vive a lungo alla corte di Lorenzo il Magnifico e la sua prima grande opera di pittura è una Sacra Famiglia, oggi al Museo degli Uffizi a Firenze, nota come il Tondo Doni perché fu appunto ordinata da un Agnolo Doni fiorentino. In quest’opera meravigliosa, che sembra riassumere tutte le qualità pittoriche di Michelangelo, è già palese ciò che egli pensava a proposito della pittura: “Io dico che la pittura mi pare più tenuta buona, quanto più va verso il rilievo, e il rilievo più tenuto cattivo, quanto più va verso la pittura”. Nel 1505 Michelangelo si trasferisce a Roma chiamato da Papa Giulio II, che lo incarica dell’esecuzione del proprio mausoleo; le vicissitudini di questa opera (per la quale Michelangelo scolpisce il Mosè di San Pietro in Vincoli) angustiano buona parte dell’esistenza dell’artista, giacché il Papa continua ad attribuirgli nuovi incarichi, compreso il proprio ritratto: una grande statua in bronzo da porre sulla facciata della Basilica di San Petronio a Bologna (tolta dal popolo bolognese nel 1511 quando si ribella al Papa). Nel maggio 1508 riceve l’ordine di pitturare a fresco la volta della Cappella Sistina. Ci riporta il Condivi, importante biografo dell’artista che “… Michelangelo tentò con ogni sforzo di scaricarsi, proponendo Raffaello e scusandosi che non era la sua arte e che non riuscirebbe; e tanto procedette ricusando, che quasi il Papa si corrucciò. Ma vedendo pur l’ostinazione di lui, si mise a fare quell’opera…”. Michelangelo ubbidisce all’ordine del Papa, come ad una punizione e si chiude nella Sistina a lavorare, quasi senza interruzione, dal maggio 1508 all’ottobre 1512 quando presenta l’affresco della volta compiuto. La nuova ornamentazione, con circa trecento figure, è sviluppata su una superficie di oltre mille metri quadrati e consta di tre registri sovrapposti. Michelangelo realizza una grandiosa struttura architettonica dipinta, ispirata alla forma reale della volta e vi inserisce le figure gigantesche di Profeti e Sibille e, più in alto, quelle degli Ignudi intorno alle nove Storie della Genesi che ne occupano la fascia centrale; nell’ultimo registro scompartito in vele e lunette, sono raffigurati gli antenati di Cristo. Niente di più grande era mai stato fatto in pittura, eppure Michelangelo confessa al suo Biografo, il Condivi, che la Sistina “non è come egli avrebbe voluto, impedito dalla fretta del Papa”. Sembrerebbe che la grande arte di Michelangelo, folta di giganti, sia quanto mai lontana dalla possibilità di sottostare ad una netta riduzione delle dimensioni per essere adattata al formato del francobollo tuttavia la forma dei particolari scelti, anche se concentrati in un piccolo spazio, riesce a mantenere integre ed a valorizzare le sue caratteristiche. Si decide dunque che la Cappella Sistina è una fonte perfetta per la serie ordinaria ideale, impostata su un tema unitario e con la possibilità di avere ulteriori bozzetti diversi per realizzare eventuali valori complementari. Diciotto particolari della volta della Cappella vengono così trasformati in francobolli, tutti monocromatici e di piccolo formato tranne i due di più alto valore leggermente più grandi, un diciannovesimo francobollo (il valore da duecento lire) ripropone un ritratto di Michelangelo conservato agli Uffizi, opera di un ignoto suo contemporaneo. Quindici valori della serie sono stampati in rotocalco e quattro, i valori più alti (da centocinquanta, duecento, cinquecento e mille lire), sono in calcografia. La funzione degli Ignudi nella struttura dell’affresco è quella di reggere a coppie, festoni vegetali e, per mezzo di nastri, i medaglioni in finto bronzo. Circondati da un’architettura anch’essa simulata, questi personaggi sono posti su cubi che sormontano i troni delle Sibille e dei Profeti. Negli Ignudi l’artista sembra avere concentrato l’espressione più completa del suo ideale di scultore nel moto elastico dei corpi, dalla carnagione abbronzata dal sole, nelle più diverse espressioni dei volti, tutti di singolare bellezza; dei venti Ignudi dipinti da Michelangelo cinque sono diventati francobollo con i valori di una, cinque, dieci, centoquindici e centocinquanta lire. Sibille e Profeti sono raffigurati in altre undici immagini che, nell’isolamento del volto, propongono intensamente i sentimenti individuali: essi sono simbolo dell’attesa pagana di Cristo e preannunciano la sua venuta. Le Sibille (nome con il quale Greci e Romani designavano alcune leggendarie figure di profetesse) vivevano presso un santuario o una grotta pronunciando oracoli: esse sono la Sibilla Libica che, nel Medio Evo, fu ritenuta preannunciatrice e testimone di Cristo, dal classico profilo rivolto in basso per il venti lire; la dolce immagine della Sibilla Eritrea, così chiamata dalla sua regione d’origine, sarebbe vissuta ai tempi della guerra di Troia (trenta lire); l’indimenticabile volto della Sibilla Delfica che apre i grandi e luminosi occhi e socchiude la bocca come per comunicarci una profezia (cinquanta lire): celeberrima nell’antichità classica per il Tempio e per l’oracolo di Apollo, deve il nome a Delfo, suo luogo di residenza e la Sibilla Cumana (cinquantacinque lire), secondo la tradizione visse moltissimi anni e Virgilio la ricorda consultata da Enea prima di discendere nell’Averno. I
Profeti sono coloro i quali parlarono in nome di Dio; ritratti nei francobolli
sono i quattro Profeti maggiori (Daniele, Ezechiele, Geremia ed Isaia)
e tre dei dodici minori (Gioele, Zaccaria e Giona). Nel quindici lire
vediamo il Profeta Gioele, sua è la profezia
dello Spirito Santo; il venticinque lire per Isaia, vissuto alla Corte
del Regno di Giuda (nel VI secolo prima di Cristo), preannunciò
agli ebrei la loro schiavitù in Babilonia, la loro liberazione
e la venuta di Gesù Cristo; Daniele (quaranta lire) è scorto
intento a confrontare due testi in rapporto con il Giudizio Universale;
il valore da settanta lire per la calma e pensosa immagine di Zaccaria;
il
volto di Giona, proteso verso il cielo (per lo ottantacinque lire), ricorda
il Profeta salvato da una balena: la sua preservazione prodigiosa nel
ventre del cetaceo, dove rimase tre giorni e tre notti, è simbolo
della Resurrezione di Cristo; il valore da novanta lire riporta il volto
di Geremia, della tribù di Beniamino e figlio di un sacerdote (c’è
chi vede in esso un autoritratto di Michelangelo) ed infine il profilo
del Profeta Ezechiele (cento lire) rivolto a scrutare nel buio dei secoli
che verranno.
I soggetti degli alti valori sono tratti da due delle nove storie bibliche
rappresentate sul soffitto della volta; sul francobollo da cinquecento
lire è riprodotto il volto di Adamo ritratto nel momento della
Creazione dell’uomo; mentre sul mille lire è il volto di
Eva rappresentata nell’immagine della Tentazione dello uomo e la
Cacciata dall’Eden. In seguito, per altre due volte, francobolli della Michelangiolesca vengono utilizzati per illustrare carte valori postali di nuova emissione. Il due dicembre del 1962 per la Quarta Giornata del Francobollo viene posto in vendita un francobollo con validità fino al trentuno dicembre 1963; anche se il francobollo non reca alcuna dicitura che ricordi espressamente il centenario della prima carta valore postale italiana, l’intenzione celebrativa traspare attraverso l’accostamento del dieci centesimi dentellato del 1862 (con l’effige di Vittorio Emanuele II realizzata in rilievo, a secco) al trenta lire della Michelangiolesca (rappresentante la Sibilla Eritrea); i due valori simboleggiano di fatto i francobolli in corso all’inizio ed alla fine del secolo appena trascorso. L’anno successivo, in occasione della Quinta Giornata del Francobollo, viene emesso un nuovo valore da quindici lire, destinato ad avere validità sino al trentuno dicembre 1964. In esso l’immagine rappresenta un fiore con il gambo stilizzati ed i cinque petali formati dalla riproduzione di altrettanti francobolli: due, i primi da sinistra, sono valori della Michelangiolesca, il quindici lire (il Profeta Gioele) ed il settanta lire raffigurante il Profeta Zaccaria. Con il tempo, e gli aumenti tariffari, il cinquecento ed il mille lire di San Giorgio perdono il loro ruolo di “alti valori”, e quindi l’esigenza di francobolli con maggiore valore facciale suggerisce di realizzare un’emissione completamente nuova e particolare, in modo da differenziarli, anche graficamente a prima vista; il disegno impiega al meglio la stampa calcografica policroma (con la nuova rotativa del Poligrafico si può arrivare ad utilizzare addirittura sei colori), mette in evidenza le cifre, mantenendo inoltre un richiamo alla Siracusana, seppure stilizzata e disegnata nel verso opposto. Inoltre dovevano essere stampati con criteri molto sofisticati, nel tentativo di combatterne le falsificazioni: nasce così la serie “Alti Valori”, che rappresenta i francobolli di maggiore valore facciale mai realizzati in Italia. Il primo ad essere emesso, alla fine di dicembre del 1978, è il valore da millecinquecento lire, fino ad arrivare addirittura ad un taglio da ventimila lire. Con il passare degli anni si concretizza l’idea, sempre più diffusa, di sostituire la Siracusana, in corso ormai dal 1953; fra le svariate proposte prevale quella di raffigurare i Castelli d’Italia in quanto rappresentativi sia sul piano culturale che turistico e molto diffusi in Italia, dunque si può attuare un’equa distribuzione regionale e non si corre il rischio di esaurire i soggetti, nell’ipotesi di dovere stampare ulteriori valori. I primi ventisette castelli appaiono contemporaneamente ad inizio dell’autunno del 1980; pur essendo opera di artisti diversi, essi vengono incorniciati in modo omogeneo con un cerchio su fondo colorato, da cui debordano lievemente in modi diversi. Il progetto di mutare ulteriormente la serie ordinaria si concretizza nella riunione della Consulta per la filatelia del diciotto novembre 1996. Il soggetto prescelto è “la donna nell’arte”, cioè immagini femminili rappresentate in opere d’arte italiane dall’antichità preclassica ai giorni nostri. Come viene dichiarato nella scelta della nuova collezione: “L’idea delle figure femminili nell’arte italiana si ispira alla concezione di quelle figure di donna che, nella antichità così come in epoca moderna, hanno segnato e segnano indelebilmente l’arte nel nostro Paese e spesso simboleggiano, anche grazie alla mirabile opera interpretativa di artisti sommi, momenti fondamentali della nostra storia”. L’obiettivo è, in questo caso, di realizzare una serie moderna, con contenuti di tecnologia avanzata, ma di gusto classico. I primi cinque valori di questa serie vengono emessi l’otto luglio 1998 e rappresentano: la Fanciulla Velca da una tomba della necropoli etrusca di Tarquinia; un particolare del Banchetto di Erode e la danza di Salomè di Filippo Lippi; il profilo femminile di Ginevra Benci di Antonio del Pollaiolo; il volto del dipinto Dama col liocorno di Raffaello Sanzio ed il busto di Costanza Buonarelli scolpito da Gian Lorenzo Bernini. Forse nessun francobollo quanto quello ordinario riesce ad essere testimonianza delle realtà storiche, culturali e politiche di un Paese; questa nuova serie ordinaria italiana è realizzata secondo una concezione grafica molto sofisticata e con l’impiego di tecniche di stampa innovative ed è documento originale e fondamentale di uno dei momenti destinati a segnare la storia dell’Italia e dell’Europa: il passaggio dalla moneta nazionale alla moneta europea. Infatti i primi cinque francobolli vengono emessi con il valore stampato in lire, ma dal primo gennaio 1999 al trentuno dicembre 2001, al valore in lire viene affiancato il controvalore in Euro e, dal primo gennaio 2002 il valore indicato è esclusivamente in Euro. La serie rappresenta figure femminili nelle diverse epoche storiche, considerando non l’importanza o il nome del personaggio, ma solamente la bellezza e la valenza della rappresentazione artistica. Sono state scelte, infatti, opere del periodo pre-romano, fenicio, greco, etrusco, proseguendo con opere di epoca romana carolingia, bizantina, medioevale, rinascimentale, barocca fino alla fine dell’ottocento. Oltre alle diverse epoche storiche non viene trascurata la distribuzione geografica, e sono state utilizzate immagini di statue, monete, mosaici, quadri conservati nei musei delle diverse regioni d’Italia. Per caratterizzare al massimo la rappresentazione iconografica della parola ITALIA, che sul francobollo deve indicare il Paese di emissione così come disposto dall’Unione Postale Universale, viene condotta una ricerca in collaborazione con il Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università La Sapienza di Roma, relativa allo stile dei caratteri da utilizzare. Si decide di trarre il carattere per la grafica da una tavola in bronzo risalente al 102 d.C., trovata nel1558 a Roma sul Colle del Quirinale e conservata attualmente nel Museo Archeologico di Firenze. In tutti i francobolli il posizionamento della scritta ITALIA in basso a sinistra e del valore in basso a destra, così come il loro colore, in nero, sono costanti. Altro elemento costante, seppur variandone la cromia, è una decorazione che incornicia parzialmente l’immagine, costituita dalla stilizzazione della spiga di grano, del ramo di ulivo e del tralcio di vite caratteristiche colture mediterranee ed indicanti le origini della civiltà del nostro Paese. Diversi soggetti sono stati successivamente aggiunti a questa bella serie (da Botticelli, Carpaccio, Pisanello, Veronese, Giotto ed altri) alla quale, purtroppo non è mancata qualche critica per il mancato inserimento delle didascalie ad individuare l’opera; la spiegazione data dagli artisti del Poligrafico è che tale esclusione è voluta in quanto la serie non intende proporre singole opere d’arte, bensì più universali volti femminili colti dall’occhio dell’artista, come una sorta di rappresentazione senza tempo della bellezza della donna. |
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