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  Ovetto
di Emilio Calcagno ©
Le "divise uniformi" degli impiegati
delle Poste Granducali - 1835

La stampa dei francobolli degli antichi stati avvenne con l'impiego delle tecnologie all'epoca disponibili: la pietra litografica e la tavola tipografica.
La tavola tipografica conteneva assiemate le impronte multiple generate dal conio.

In alcuni casi, come nelle emissioni di Toscana, la vignetta con le diciture era fissa, mentre il valore era determinato da un opportuno tassello inserito nella composizione.
In questo modo il processo venne razionalizzato: bastava realizzare e riprodurre un unico conio per l'intera emissione anziché una incisione per ogni singolo valore.
Un procedimento interessante che ha, peraltro, generato inaspettati risvolti dal punto di vista collezionistico, le cosiddette varietà.
Infatti, durante il processo di realizzazione dei francobolli, le matrici subivano varie vicende che ne lasciavano evidenti tracce (deformazioni, tagli, incisioni, bolle di fusione, ecc.) .
Questi segni caratteristici, chiamati difetti di cliché si ripercuotevano sulla stampa generando le varietà di cliché nei francobolli.

L'aspetto interessante è che le singole varietà si riscontrano poi ripetute nelle varie serie ed emissioni e sono pertanto state definite varietà ricorrenti.
Questa materia è stata ampiamente trattata nel volume Granducato di Toscana - i francobolli e le varietà di cliché, edizioni Unificato, 2014.

Anche gli alti valori presentano varietà di cliché? ovviamente si, anche se per la loro rarità e l'esiguità di esemplari disponibili per l'analisi non è così facile poterli individuare.

L'alto valore dell'emissione granducale (1° novembre 1852) 60 crazie, corrispondenti a ben 5 Lire toscane ovvero 4,2 lire italiane, realizzato per affrancare grandi corrispondenze, soprattutto verso altri stati, è uno dei più rari francobolli del periodo antico (35 esemplari viaggiati per posta, 82 esemplari nuovi, non censiti, ma sicuramente non molti, gli esemplari sciolti usati)

Ecco un esemplare di 60 crazie (scarlatto cupo su grigio) che presenta, sul lato destro dello scudo, una delle più interessanti varieta' di cliché: il cosiddetto ovetto, per la forma caratteristica ovale inclinata a destra, generata, con tutta probabilità, da una bolla creatasi nel processo di fusione del cliché stesso.



Già Cesco Giannetto aveva individuato e descritto (come un foro) questa varieta' (la denominò difetto M del cliché).

Successivamente è stata classificata nelle macchie di colore come Mc5: è stata riscontrata in vari valori della prima e seconda emissione Granducale.

 

Emilio Calcagno
10-12-2019 ©


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