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Storia postale della
Venezia Giulia


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Da Pola a Kocevje: un internato racconta
Enrico Bettazzi

Il tema dei deportati dalla Venezia Giulia nel maggio 1945 rientra sicuramente tra gli argomenti ove è evidente l'esiguità delle fonti disponibili a disposizione.
A differenza delle altre località dell’Istria, a Pola giunsero le truppe anglo-americane (12 giugno 1945), perciò il trasferimento dei prigionieri dalle carceri della città dell’Arena verso i campi di smistamento e poi di concentramento avvenne utilizzando ogni mezzo disponibile e soprattutto con molta fretta perché l’esercito jugoslavo doveva abbandonare il centro urbano. Non furono colpiti solo coloro più esposti, politicamente o militarmente, con la precedente occupazione tedesca.

Era sufficiente molto poco per essere colpiti e, sovente, per sparire nel nulla: un vecchio rancore, un regolamento di conti per i più svariati motivi, l’effetto di una delazione superficiale presa alla lettera, la bramosia di vendicare un torto passato, la parentela con una persona già inquisita, ecc. Ed il numero degli arrestati fu indubbiamente alto, in base ai dati forniti all’epoca dal Ministero degli Affari Esteri nella sola Pola se ne annoverarono circa 4000 – in buona parte rilasciati – e oltre 400 fermi furono registrati nei tre soli giorni antecedenti l’arrivo degli anglo-americani. Il numero degli scomparsi dalla città dell’Arena non ci è noto a causa dell’insufficiente documentazione ancora a nostra disposizione. L’unico dato certo è quello relativo alle denunce di scomparsa che vennero presentate alle autorità alleate: tra il 12 giugno 1945 e il 15 settembre 1947, 827 furono le persone dichiarate scomparse.

Il documento che presento mi sembra importante per la storia che racconta: si tratta di un intero jugoslavo, postato il 24/1/1946, si nota uno spazio ora vuoto accanto al francobollo a stampa della cartolina postale dove si intuisce essere stata una ulteriore affrancatura. La cartolina è piegata e "deturpata" da un ulteriore scritto forse a penna biro, evidentemente posteriore per ciò che racconta e fatto come promemoria (da altri).


Gino Gastaldi scrive alla moglie, dopo che, prelevato a Pola il 16/5/1945, viene portato a Sussak, da dove poi con altri 21 italiani il 12/6/1945 viene portato al campo di concentramento di Kocevje. Da lì scrive:

"Kocevje 24/1/1946
Carissima moglie Rispondo alla tua del 14/1, finora il pacco della Croce Rossa non l'ho ricevuto spero domenica. Credo che siano venuti farti visita. Fammi spedire da Susak. in 4 giorni arrivano. Ho da darti una brutta nuova il marito della raiter è morto il giorno 16 c.m. di deperimento per la f. pensateci di aiutarci se no si fa la medesima fine, io sto bene grazia Iddio ma ho f. se poi mandami dinari per vaglia che si ricevono. I soldi che hai detto che mi avevi mandato dalla Raiter non li ho ricevuto. sono senza tabacco. Saluti ha tutti ed abbraccio vostro aff. marito e padre Gino"
Al retro scritto a macchina una postuma nota "La F significa FAME"
e sul fronte della cartolina la annotazione a mano della moglie : “Ero a Pola, sono profuga derubata dai sgherri di Tito e Tito mi restitui mio marito innocente condanato ai lavori forzati perchè italiano e per derubarci
".

Enrico Bettazzi
13/2/21

BIBLIOGRAFIA

G.RUMICI, “Storie di deportazione: Pola e Dignano – maggio 1945. Testimonianze di istriani reduci dalle carceri di Tito” , Gorizia, 2008.