Polpo o polipo
quando una vocale fa la differenza
Sergio De Benedictis

 

Nel parlare spesso utilizziamo indifferentemente i due vocaboli ma una vocale in più fa sicuramente la sua differenza come andremo a vedere.

L’etimologia delle due parole è la stessa: entrambe derivano dal latino pōlypus, parola a sua volta proveniente dal greco antico polypous che significa “molti piedi”, con chiaro riferimento alle braccia e ai tentacoli che entrambi questi due invertebrati presentano. Ma qui finisce la loro somiglianza.

Polpi: sono cefalopodi e nella loro “famiglia” sono compresi seppie e calamari.

Ha un corpo arrotondato, flessibile, prevalentemente grigio. Presenta ben otto tentacoli muniti di ventose e una membrana natatoria. Le sue dimensioni vanno dai 15/20 cm di lunghezza al metro per quanto riguarda i tentacoli, ma esistono esemplari che invece possono raggiungere i 3 metri totali e i 25 kg di peso.

Vive prettamente nei bassi fondali rocciosi, non oltre i 200 metri. Tra le principali caratteristiche quella di cambiare colore repentinamente e di assumere la colorazione del substrato in cui si trova. Ha notevoli capacità di adattamento ed eccezionali doti intellettive; hanno dimostrato di saper uscire dai labirinti e di saper svitare barattoli con i loro tentacoli.

 


Amano entrare in contatto visivo ed interagire con l’uomo, quando a volte nemmeno il nostro gatto ci degna di uno sguardo e questo ha del mistero visto che non sono animali che hanno vissuto con noi per migliaia di anni.

 

 


In cucina come suol dirsi può essere preparato in “tutte le salse” ma, tra tutte, vi consiglio il “polpo alla Luciana”. Mi sono sempre chiesto chi fosse mai questa “Luciana” della ricetta ma il piatto, di indiscussa origine napoletana, prende il nome dagli antichi pescatori del Borgo di Santa Lucia, pittoresco rione di Napoli ubicato sull’ isolotto di Megaride a ridosso del Castel dell’Ovo.

Chiamati appunto “luciani”, questi pescatori erano soliti di sera porre sott’acqua piccoli vasi di terracotta con all’interno sassi bianchi, che di mattina trovavano pieni di polpi pronti per essere cucinati.


Polipi: sono animali acquatici e nella loro “famiglia” sono compresi anemoni di mare e madrepore.

Non possono vivere se non aggrappati ad uno scoglio e da lì non si muovono. Il corpo è a forma di sacco cilindrico, cavo all’interno dove si trova l’apparato digerente.
Sono anch’essi dotati di tentacoli che circondano la cavità orale e hanno una funzione essenzialmente prensile e predatoria.

Strano a dirsi, anche i polipi vengono utilizzati in cucina: celebri e ricercate sono le orziadas sarde, frittelle ottenute impanando l’anemone del genere Anemonia sulcata, specie che viene mangiata anche in Sicilia (ogghiu a mari, una specialità catanese) e nell’Isola d’Elba (ògliera).

In campo medico per similitudine morfologica si è assegnato il termine di “polipo” ad escrescenze di vario volume che si formano in varie sedi del nostro organismo e trattasi per lo più di tumori benigni.
Mentre il nostro polpo fu utilizzato in una vignetta di un francobollo di San Marino del 1977 per rappresentare allegoricamente, in occasione dell’anno mondiale della cura delle malattie reumatiche, che un paziente affetto da reumatismi è come se fosse avvinto dai tentacoli di un polpo.
In definitiva anche se li differenzia una sola vocale sono due animali completamente diversi!