Il fantastico nel mondo animale
 
Sergio De Benedictis

L’uomo, sin dall’alba della sua esistenza sul pianeta, ha sempre avuto la tendenza ad immaginare mondi fantastici lontani dalla normale esperienza quotidiana.

Da una tradizione orale o puramente iconografica che riscontriamo nelle popolazioni primitive sino al mondo egizio, ma che è proprio anche di quello greco e romano, arriviamo alle opere letterarie del medioevo ed oltre, alle saghe dei popoli nordici sino alla moderna letteratura fantasy, materializzatasi poi in diverse opere cinematografiche dei giorni nostri.

E se il fantastico è un genere che non guarda in faccia all’età, è il giovane pubblico quello maggiormente interessato ed è a loro, in accordo con l’obiettivo che questa rubrica si è data, che vogliamo illustrare alcune creature fantastiche del mondo animale.

 

 

Nelle culture antiche abbiamo già in altri articoli ricordato come la fantasia e il culto delle divinità portò ad immaginare creature dalle sembianze uomo/animale: l’egiziano Thot dal corpo umano e testa di Ibis, uccello ritenuto sacro all’ombra delle piramidi e il centauro Chirone, di greca memoria, che istruì Asclepio nei primi rudimenti della medicina. Il centauro, campione nel tiro con l’arco, era raffigurato nell’iconografia classica con un corpo di cavallo e il busto umano. In seguito lo ritroviamo soggetto nella produzione araldica.

 

 

Sicuramente ci si è rifatti ai preistorici dinosauri per creare in letteratura la figura del mitico drago. Posto spesso dalle divinità a guardia di tesori e ricchezze, conduce una vita in letargo e quindi guai a svegliarlo, diventa irascibile e dalle sue fauci vengon fuori “lame” di fuoco che inceneriscono ogni cosa trovasi alla sua portata. Ma c’è anche il drago “buono” come Elliott, il piccolo drago invisibile di Disneiana memoria; gli studiosi sono propensi ad identificare nella specie dei varani i moderni discendenti ed il suo nome lo ricorda, avendo una provenienza etimologica dalla parola araba waral ("ورل") ossia "guardiano".

 

Diventato nella lingua italiana sinonimo di “guardiano arcigno e difficile da superare”, cerbero era infatti posto a guardia del mondo degli inferi. Viene descritto come un cane a tre teste, con un corpo ricoperto di velenosissimi serpenti, avente il compito di non far entrare i vivi e di non far uscire i morti. L’unico a tenergli testa fu Ercole durante la sua dodicesima e ultima fatica, anche se giocò sporco facendosi aiutare da Ermes e da Atena. Lo ritroviamo anche nella “Commedia” dell’Alighieri all’ingresso del terzo cerchio dell’inferno dove scontano la pena quelli che peccarono di incontinenza riguardo alla gola.

Sembrerebbe quasi un animale domestico il piccolo liocorno ritratto tra le braccia della dama dipinta in un quadro attribuito solo successivamente a Raffaello Sanzio. La mitologia voleva infatti che questi animali, simbolo della purezza verginale, fossero addomesticabili solo appunto da giovani vergini.
Ma il liocorno o unicorno, nome col quale è meglio conosciuto, è presente abbondantemente nell’araldica, raffigurato in stemmi e blasoni di nazioni e grandi famiglie nobili: ricordiamo soltanto gli stemmi di Scozia, Regno Unito e Canada, nonché quelli sul suolo italiano del Casato d’Este e della famiglia milanese dei Borromeo. Sicuramente c’è una affinità con il contemporaneo narvalo, cetaceo dei mari artici anche se nel suo caso non di corno dobbiamo parlare ma trattasi della crescita anomala di un dente, simile a una vite, con avvolgimento da destra verso sinistra, nella forma tipica che ha dato origine al mitico unicorno.
E poiché siamo ospiti dell’arca di Noè, ricordiamo che come recita la famosa canzoncina per bambini, purtroppo i due liocorni non giunsero in tempo e l’arca partì senza di loro facendoli definitivamente diventare un fantastico mito.

https://www.youtube.com/watch?v=nfmti4AHxa4