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  le epidemie di peste nella storia
di Michele Polverini

peste nell’aretino

origine della PESTe


Le epidemie di peste nella storia


Fonti antiche come testi egizi del secondo millennio a.C. descrivono già in quel periodo gravi epidemie. Alcuni scritti ci segnalano la sua presenza anche presso gli Ittiti mesopotamici (attuale IRAQ). Un cenno esplicito si trova nella Bibbia dove in più punti si parla di pestilenze ed epidemie. Nel primo libro di Samuele si racconta di come Dio avesse inviato una pestilenza ai Filistei, colpevoli di aver rubato l’Arca dell’alleanza ebraica. Secondo alcuni studiosi potrebbe trattarsi di peste bubbonica collocando l’evento attorno al 1030 a.C. Per altri, come ad esempio Nicolas Poussin potrebbe essere il 1076 a.C come descritto nel dipinto “La peste di Ashdod” (1630) conservato presso il museo Louvre di Parigi. In realtà per tutte le epidemie anteriori al XIX secolo, l’identificazione è stata messa in dubbio data la coincidenza tra queste pestilenze e la vera peste portata da YERSINIA PESTIS. In effetti potrebbe essersi trattato di qualsiasi epidemia estremamente contagiosa e con tassi di mortalità elevata come tifo o febbri emorragiche.

(Peste di Azoth, opera di Nicolas Poussin da: https://it.wikipedia.org/wiki/Peste)

La prima grande pandemia conosciuta è quella denominata PESTE GIUSTINIANEA. La sua diffusione coinvolse tutti i paesi del Mediterraneo, tra il 541 ed il 750 d.C., mentre non si ha notizia che essa abbia avuto sviluppo al di là della Persia. La grande peste di Giustiniano ebbe origine a Pelusio, porto mercantile sulla foce del ramo orientale del Nilo. Secondo Evangrio, Scolastico di Antiochia, vi giunse dall’Etiopia. Dal porto di Pelusio si diffuse rapidamente in tutto l’Egitto. Ad occidente approderà nelle coste sud della Spagna e, attraverso le rotte commerciali, giungerà a Narbonne e Marseille. Dal nord Africa giungerà a ROMA e, con i contatti navali, da Costantinopoli giungerà a Ravenna. Torna nuovamente nel 557 e con alterne vicende si ripresenta fino al 767. La terza ondata giunge in occidente nel 570 d.C attraverso le strade del commercio già citate, rispetto all’esordio del 541 l’occidente viene colpito più duramente estendendosi a tutta l’Italia e alla Gallia. Questa volta Costantinopoli viene raggiunta per percorso inverso. Anche la quarta ondata epidemica dal 580 al 582 e la quinta dal 588 al 591 sostanzialmente interessano solo l’occidente. La gravità delle epidemie fu considerevole anche in relazione ad una epidemia di vaiolo che si manifestò nel 570, la prima di cui si abbia notizia nel mondo occidentale. Il sopraggiungere di epidemie via mare appare il fenomeno più frequente per lo stretto legame con i trasporti commerciali, ma anche per lo spostamento di truppe. Non è chiaro perché il morbo scompaia in occidente per poi ricomparire a Napoli nel 767. Per comprendere l’ordine di grandezza del fenomeno, ricordiamo che la peste del 542 causò a Costantinopoli la decimazione della metà della popolazione e che tra il 541 ed il 700 in Europa la popolazione si sia ridotta del 50-60%.

La seconda pandemia, la più conosciuta e nota anche come MORTE NERA, avvenne tra il 1347 ed il 1350, essa si propagò attraverso tutto il mondo fino allora conosciuto causando milioni di vittime in Asia, Africa ed Europa. Il morbo inizialmente determinò numerose fiammate epidemiche che devastarono l’Europa e l’Asia. Basandosi su diverse fonti storiche si considera che la prima ondata epidemica fra il 1332 ed il 1336 abbia preso origine dalle steppe dell’Asia occidentale attraverso le vie commerciali. All’epoca erano sostanzialmente due: una circondava il MAR CASPIO del sud e, attraverso la Persia passando per Tabriz e per Erzurum, raggiungeva Trebisonda, la seconda, coincidente con la via della seta, costeggiava la parte settentrionale del MAR CASPIO raggiungendo Astrakan per dopo risalire il Volga e scendere verso il MAR NERO per raggiungere Tana e da qui il porto Genovese di Caffa oggi Feodosia porto della costa orientale della Crimea. Le cronache dell’epoca sono piene di aneddoti che interpretano lo spirito del tempo, (viene riportato persino che nel 1346 il Khan Djanisberg fece gettare i propri soldati morti di peste oltre le mura della città, da lui assediata, per propagare il contagio e favorire la capitolazione della città stessa). Raggiunta Costantinopoli nell’estate del 1347 l’epidemia si propagò attraverso le rotte commerciali nei porti del Mediterraneo Creta, Cipro, Alessandria, Damasco. Da Caffa alcune navi salparono verso Genova.

Nel settembre 1347 la peste giunse a Messina, ma le navi portatrici del morbo vennero scacciate e dirottate verso Genova, anche qui fu loro negato l’accesso costringendole a porre la prua verso Marsiglia. A Genova la peste giunse nell’inverno del 1347 provocando 40.000 morti, dimezzando la popolazione della città. Da qui l’epidemia si diffuse verso Venezia e Pisa (gennaio 1348). La mancanza assoluta di qualsiasi forma di prevenzione sia primaria che secondaria favorì, attraverso le vie commerciali, la diffusione di un morbo così devastante con conseguenze pesantissime sulle popolazioni. Valga la pena ricordare come durante l’epidemia di peste del 1348 la popolazione d’Europa si sia ridotta del 50%.

 

Bibliografia


Archivio della fraternità dei laici di Arezzo anno 1631 vol 894
Annali aretini della fraternità dei laici III vol. ed 1995
Contra infectionem estratto da “storia degli eventi infettivi nella pratica operatoria” servizio Farmacia dell’Istituto Europeo di Oncologia
Fraternita dei Laici estratto da “la Fraternita dei Laici nella storia della sanita Aretina” atti del convegno Arezzo 3 Febbraio 2012.