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  4.9.1836 - furto ai danni del Corriere Toscano e di un viaggiatore ed altro furto ai danni di un vetturino
di Giuseppe ALPINI

Attraverso alcuni documenti è stato possibile ricostruire l'episodio tragicomico dell'assalto al Corriere postale Giorgi nei pressi di Castiglion Fiorentino. Si trattava più che dei veri e propri banditi, di tipici ladri di polli che avevano operato per cinque o sei anni nel castiglionese mettendo in evidenza la classica arguzia contadina.

Fu eseguito questo misfatto la notte del 3. al 4.settembre 1836 due ore e mezza circa dopo mezzanotte in Luogo detto il Ghetto fra il ponte di Vitiano, e Rigutino sulla Strada Regia nella Giurisdizione Criminale di Arezzo e furono rubate circa Lire dugentosedici al Corriere e circa trenta franchi al precisato di lui compagno.

Cinque gli aggrediti:
Francesco Giorgi, corriere toscano di Firenze per Perugia;
Enrich Scaglied Soutey, viaggiatore di nazionalità inglese:
Francesco Loreti, postiglione;
Antonio Saccenti, postiglione;
Pietro Lombardi, vetturino cortonese che seguiva la carrozza del corriete toscano per viaggiare con maggior sicurezza.

Otto gli aggressori, sette del popolo di Castiglion Fiorentino, uno del popolo di Cozzano; quasi tutti qualificati come contadini, il più giovane di 22 anni, il più anziano di 55 anni.

Uno dei testimoni è il distributore delle lettere di Castiglion Fiorentino, mentre agli atti risultava la dichiarazione del signor Cavalier Soprintendente Generale delle Poste sull'esborso fatto dal suo dipartimento al corriere Giorgi per sostenere le spese del viaggio.

Allegata la ricostruzione dell'episodio attraverso le informative verbalizzate al tempo dagli addetti all'ordine pubblico, che riportano anche il giudizio che i "nostri soggetti" godevano nell'opinione pubblica. (scarica il resoconto)

Sotto è riportato anche il decreto del Tribunale di Prima Istanza di Arezzo.

Alcuni degli aggressori furono anche successivamente processati per aver osato troppo: un furto con scasso alla villa della Contessa Gaci in Val di Chio (scarica il resoconto).

Scarica il decreto del Tribunale>>>

Eccone lo stralcio:
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Attesochè la prova materiale dell'Aggressione, e Furto violento a danno del Corriere Sig. Francesco Giorgi, non che di Sir Enrico Scaglield-Southey resulta dal referto ed esami dei due prefati Giorgi, e Southey. Il primo di essi, infatti, asserisce che giunto circa le ore 2. dopo la mezza notte in luogo detto il Ghetto, fra Vitiano, e Rigutino, fu aggredito da sette, o otto Individui malamente vestiti, e mascherati alcuni dei quali armati di Archibugi, altri di bastoni provvisti; Che costoro fermati i cavalli, e fatti smontare i Postiglioni che posero a ginocchio in terra, si fecero allo sportello della Carrozza, ed alcuno di loro ponendo ad esso Sig. Giorgi un'arme da fuoco al petto lo intimò a darli i denari; Che fattolo scendere dal legno fu costretto a farli una borsa con entro circa 70. lire in monete diverse; Che non contenti di questo ripeterono l' inchiesta, e che, mostrandosi egli ritroso in appagarla, fu da uno di loro percosso colla bocca del fucile nel fianco destro, e quest'istesso Aggressore frugandolo9 nel taschino dell' orologio lo derubò di 4. francesconi, un colonnato, ed una moneta da cinque franchi che vi aveva; Che dipoi entrati i Ladri in Carrozza trovarono nella tasca, ove conservava il Passaporto, un'involto di diversa moneta romana formante la somma di circa cinquanta paoli, e pur di essa lo derubarono; Che finalmente anco al Viaggiatore inglese che sseco aveva, derubarono del denaro.

Ed il prefato Sir Enrico Scaglield-Southey, coincidendo nella narrazione del fatto con quanto aveva il Corriere Sig. Giorgi deposto, asserì che circa 25. o 30. franchi erano stati a lui derubati in monete di cinque franchi coniate in diversi tempi, e portanti impronte diverse.

Attesochè nel rapporto sempre del materiale di questo Delitto, i Postiglioni Francesco Loreti, e Antonio Saccenti, non che il Vetturino Pietro Lombardi fanno eco alle dichiarazioni dei predetti Derubati narrando l' andamento delle cose nel modo istesso da essi enunciato; Come l'altro Testimone Donato Corinti distributore delle lettere a Castiglion Fiorentino attesta delle conquestioni immediate del Corriere Sig. Giorgi, al quale prestò il denaro opportuno per proseguire la corsa fino a Perugia, essendo ancora posto in essere per la Ministeriale del Sig. Cav. Soprindentende Generale delle Poste, in data del 20. Luglio 1838. che il Corriere Giorgi aveva ricevuto, per quella Corsa, dell'Uffizio di Posta di Firenze £. 285. e così che egli possedeva di fatto l' altra minor somma di £. 216. asserta statagli derubata.
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Attesochè l'attentato Furto violento in danno del vetturino Pietro Lombardi è nei suoi generici rapporti stabilito dal di lui disposto, mentre asserisce, che procedendo verso Cortona sua Patria erasi posto di seguito al Corriere il quale viaggiava scortato da due Militari di cavalleria; che giunti a Rigutino il Corriere fu fermato da molte persone; Che accortosi come quelle persone astanti attorno la Carrozza del Corriere, erano Ladri, tosto nascose pochi paoli, che aveva, nel fondo del suo cappello, ivi serrandoli con una sua papalina di paglia entro la quale nascose il fazzoletto, sicchè i denari non potessero cadere, e quindi, tentò di retrocedere per fuggire; Ma due di quei Ladri lo impedirono, e l'obbligarono non solo a star fermo col suo calesse, ma pur anco a scendere dal legno, e dandoli alcuno di Essi un colpo colla canna del fucile di cui era armato, gli chiesero denaro, di cui egli disse esserne privo; Che non contenti della risposta l'obbligarono a togliersi il cappello, e scuoterlo, ma poichè cadde soltanto il fazzoletto, e la papalina di paglia, colla quale aveva incalzato il denaro nel fondo del cocuzzolo, come abbiamo detto, avendo impedito che il denaro cadesse, i Ladri doverono rimanersi a mani vuote, quanto a lui.
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Queste testimonianze ci consegnano uno spaccato molto interessante di come si correva in posta, delle molte arguzie per prevenire il furto dei denari: allora non esistevano bancomat o carte di credito, chi viaggiava o per diletto o per lavoro, doveva portare con sè le monete necessarie. Le divideva in più gruzzoli e cercava di nasconderle in luoghi diversi, con l'intento di occultarle ai briganti che, in quel tempo, rendevano insicure la quasi totalità delle strade granducali.

Al tempo non circolava una sola moneta, ma tante quanti erano i ducati che avevano relazione con il nostro Granducato, occorreva naturalmente conoscerne il cambio, che veniva stabilito dal quantitativo di metallo più o meno nobile contenuto nella moneta. Al tempo l'inflazione si produceva coniando moneta con un contenuto di metallo di più basso valore, ma mantenendone uguale valore nominale.