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  2.3.1806: la storia in una lettera
di Roberto Monticini

 

Padova 2.3.1806

Questa lettera è indirizzata:

A Sua Eccellenza
Il Sig. Mar.se Giambatista Albergotti (1)
Cav. del Sac. Ord. Gerosolimitano (2)
Arezzo

Il mittente della lettera è Gio. Di Lazara (3)

Nelle sue 5 facciate condensa un notevole patrimonio di notizie storiche, che interessano: il Regno d'Italia (1805-1814) in quanto Padova, luogo di partenza della lettera, fa parte di quel territorio; il Regno di Etruria (1801-1807) perché Arezzo, luogo verso il quale è diretta la lettera, è integrato in questo regno, ma anche l'Europa ed alcune figure storiche protagoniste assolute nella storia dei popoli e delle nazioni.

Il contenuto di carattere postale è invece scarno: la lettera non presenta né segni di posta, né segni di tassa, solo un riferimento postale al suo interno (riportato in grassetto).

Riproduco integralmente la lettera che non necessita di alcun commento e pertanto sarà corredata solo da note e da riferimenti.

Pregiatiss.mo Amico

Per la sospensione dei Corrieri causata dal blocco di Venezia (4) essendomi stato tolto il bene di potervi servire per ricercarvi le vostre nuove delle quali sono da tanti mesi privo e darvi le mie, lo faccio ora, che con la tanto desiderata e final.te ottenuta Pace riapertasi la libera comunicazione avranno corso in questo Ordinario anche le Lettere per costà.
Non vi starò a dire quanto sia stata danneggiata la mia Famiglia e tutta questa Provincia nel corso di questa mal consigliata Guerra potendovelo già da voi stesso immaginare; ma vi dirò bene che nonostante l’agitazione continua di spirito e corpo per i mali che andavano sempre crescendo, la mia salute grazie a Dio è stata sempre buona, ed ho motivo che tale siasi per conservare anche in seguito, giacché uniti come ora siamo stabil.te al Regno d’Italia, è tolto qualunque timore di aver qui più Guerre che me la facciano perdere, e vi è luogo a sperare che organizzati un po meglio di quello lo fummo in passato possiamo col tempo anche rimettersi dai sofferti mali.
E’ da due mesi che sono senza Lettere del nostro buon Mari
(5): nell’ultima mi scriveva che le cose a Cattania (6) andavano molto male, mentre Napoleone non ha voluto approvare la scielta del nuovo G.M. (Gran Maestro) intendendo che se ne facesse un’ altro legalmente alla Pace generale, ed Alessandro lo sosteneva, minacciando in caso d’opposizione di stabilire l’Ordine presso di Lui, lo che causerebbe un fatale Scisma, con la distruzione di esso. Ora che il Sommo Eroe con questa Guerra la più famosa che sia mai stata al Mondo è divenuto l’arbitro e il disponitore degli Imperi sono certo che le cose dovranno andare secondo il suo volere, ed avendo mostrato dell’interesse per l’Ordine a motivo di Malta che sa che non può essere affidata in migliori mani delle nostre perché innocue, dovendosi leggere, come certo vorrà, un altro Capo non sarebbe impossibile che la scielta la facesse cadere sopra il nostro Amico i di cui talenti e probità so che gli sono noti.
La Pace generale che non dovrebbe stare molto tempo a succedere dopo sì strepitosi avvenimenti, darà certo termine anche a questo affare che tanto mi interessa. Voi non mi lasciate frattanto più a lungo senza le vostre nuove ch’egualm.te mi interessano, e datemi occasione di impiegarmi in vostro servizio che mi farete un vero piacere. Presentate i miei ossequi alla digniss.ma vostra sposa, fatemi sapere quanti figli che avete e credetemi con maggior sentimento di stima e cordiale attaccamento.
Padova 2.3 del 1806
Vostro Ott.mo e Aff.mo Amico
Gio. dè Lazara

Il contenuto della lettera ci fornisce notizie ed aspettative che ne fanno un indubbio pregevole documento storico, ma un "allegato" la rende ancor più interessante:

S.P. Sicuro che può piacervi l’avere le nuove del bravo Manfredini e dell’ottimo suo Padrone mi mando la copia della lettera scritta a suo F.llo, e giunta i giorni passati.

La domanda sorge immediata e prepotente: chi sarà il bravo Manfredini e l'ottimo suo Padrone? Faccio appello al vostro autocontrollo e quindi… mi raccomando non saltate tutto subito a piè pari per arrivare a leggere la nota (7)!

Copia

Car.mo Fratello
Manfredini

Da Ottobre in qua non vi ho scritto, e se avessi scritto le lettere non vi sarebbero giunte. Io rimasi fermo qui in Salisburgo sempre, da due viaggi in fuori, l’uno in Austria, l’altro a Monaco. Due volte fui incomodato, ma con tutto ciò notte e giorno lavorando.
Il Paese fu dichiarato Nemico, e le Armate ne ferono quel che vollero: quindi i pagamenti, e requisizioni sorpassano le forze, anzi la credenza umana. I Grandi mi trattarono bene, i Minori male; volli partire ma i Grandi vi si opposero. Molti, e gravi mali spero in coscienza d’aver impediti; altrettanti altri non potei.
Finalmente fui arrestato con un Sergente a vista, ed un Caporale, e sei Soldati in Anticamera, e 19 Fiorini di multa al giorno. Questo è il quarto arresto sostenuto per il Servizio di Sua Altezza Reale.
L’Imperatore di Francia giunto a Monaco seppe il mio arresto, e scrisse come segue. – Monaco lì 30.Xbre – al sig.r Comandante di Salisburgo – Fate mettere in libertà il Sig.r Manfredini, e dategli dei Passaporti perché possa venir sul momento qui. Rendetemi conto delle ragioni che hanno potuto determinare l’arresto di un Uomo così stimabile. Se ciò fu il risultato di un atto arbitrario, non si poteva far cosa che mi fosse più spiacevole, quanto di far cader quest’atto su di un Uomo che ho sempre particolarmente stimato - Napoleone.
Gli ho parlato lunghissimamente due volte. L’Arciduca Carlo, e il mio Elettore
(8) sono in grande stima presso di Lui. Esso Elettore perde questo Paese (Salisburgo), e diventa Elettore di Wirzburgo (9): il più bel Palazzo di Germania, clima assai migliore, Gente culta, più Rendite, meglio per altri motivi, e vi sarà adorato. Il suo credito, ed estimazione nell’Impero non è minore che lo fù in Italia.
Sta bene, è a Buda, ci siamo mandati dei Corrieri, ma di data troppo fresca per potervi dire se è contento del mio operato. Sua Maestà l’Imperatore Padrone ora di questo Paese mi manda ordini frequenti; credo che fino a Primavera bisognerà faticare.
Poi se anderò a Wirzburgo, quando, come, ve lo scriverò quando sarà comandato, e da me obbedito. Mille saluti alla Badessa, e nipotina
.

La lettera in originale può essere scaricata in formato PDF >>>

Chiedo venia nel caso abbia mal decodificato la grafia o abbia attribuito diverso significato ai contenuti.

1) - Giovan Battista Albergotti ebbe un ruolo da protagonista durante l'insorgenza antifrancese del "Viva Maria", insieme ad Angelo Guillichini e Giovanni Brozzi costituì il primo nucleo dell'esercito aretino, fu membro del governo militare in qualità di maggiore della piazza.

2) - Sono definiti Cavalieri gerosolimitani (ovvero del Regno di Gerusalemme) tutti i cavalieri appartenenti ai seguenti ordini religiosi cavallereschi:
• Cavalieri ospitalieri
• Cavalieri templari
• Ordine teutonico
• Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, conosciuto comunemente come Santo Sepolcro
Tutti questi sono ordini militari su base monastica, per questo detti anche cavalieri cristiani, creati tra il XII secolo e il XIII secolo.
Il loro compito era quello di difendere i luoghi santi di Palestina e le popolazioni cristiane che vi abitavano. (da https://it.wikipedia.org/wiki/Cavalieri_gerosolimitani)

3) - LAZARA, Giovanni de. - Nacque a Padova il 28 sett. 1744, primogenito di Niccolò e di Margherita Polcastro - morì a Padova l'11 febbr. 1833. …. Il L. non partecipò più alla vita pubblica: la sua corrispondenza lascia solo l'eco di un'attenta e sofferta osservazione delle tumultuose vicende politico-militari, dalla guerra degli Austro-Russi contro la Francia, l'occupazione francese di Padova (16 gennaio - 6 apr. 1801), la dominazione austriaca (1801-05), il napoleonico Regno d'Italia (1806-13), alla nuova dominazione austriaca (1813 e 1814-48). (http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-de-lazara_(Dizionario-Biografico)/).

4) - 1805 - Blocco di Venezia. Appartiene alle guerre dell'Impero francese. Prima di abbandonare il Veneto, l'arciduca aveva mandato in Venezia il Bellegarde con 18 battaglioni e uno squadrone, mentre il Rosemberg con altre truppe assumeva la difesa di Chioggia e di Brondolo. La città fu subito bloccata e intorno ad essa, nella seconda metà di novembre, il Massena mandò il Saint-Cyr con le divisioni Lechi e Reynier. Durante l'assedio avvenne il fortunato combattimento di Castelfranco, finché col trattato di Presburgo, Venezia entrò a far parte del Regno d'Italia: il 19 gennaio del 1806 i generali Miollis e Lauriston ne presero possesso. (Repertorio universale della legislazione pel regno d'Italia dell' anno 1802 ...)

5) - NdR: NdR: potrebbe trattarsi di Lorenzo Mari, capitano dei Dragoni, che con la moglie Alessandra aveva abbracciato la causa del Viva Maria in qualità di comandante di numerose compagnie. Mari non sposò come altri la causa francese, tant’è vero che il 19 ottobre 1800, con la definitiva rioccupazione di Arezzo e dell'aretino da parte dei francesi, fu congedato e multato di 1000 scudi per il ruolo avuto nella sommossa antifrancese, nonché messo sotto controllo diretto di un picchetto militare.
Vessati dalle contribuzioni per il mantenimento delle truppe francesi e finanziariamente travolti dalla crisi economica post-bellica, Lorenzo e Alessandra, nel 1808, furono costretti a vendere ai Del Nobolo il palazzo in via Maestra e a trasferirsi in una loro più modesta proprietà in via Cennano 103 sempre a Montevarchi e, poco più tardi, dovettero mettere in vendita anche la tenuta di Moncioni.
La rivincita dei Mari arrivò però nel 1814 con la caduta di Napoleone quando Ferdinando III, per gratitudine in merito ai fatti del '99, assegnò loro un vitalizio e una lussuosa casa a Firenze. Il granduca inoltre, nel 1818, nominò Lorenzo tenente colonnello e cavaliere dell'Ordine di San Giuseppe e nel 1820 lo elevò al grado di colonnello della cavalleria granducale e gli fece avere la gran croce del Reale ordine di San Ferdinando e del merito.
Per notizie su Lorenzo Mari vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Lorenzo_Mari

6) - Quando, nel 1798, Napoleone occupò Malta, il Gran Maestro ed i Cavalieri si imbarcarono e fecero scalo a Trieste, dove con l’assenso dell’imperatore d’Austria stabilirono la propria sede.
Ma ben presto i Cavalieri di Russia dichiararono il Gran Maestro Ferdinand von Hompesch (1744-1805) decaduto e si arrivò alla illegittima proclamazione di Paolo I (1754-1801) zar di Russia, di religione ortodossa e sposato, a Gran Maestro dell'Ordine. Ne sorse una gran confusione, un rimescolamento nei vecchi Priorati. Von Hompesch fu obbligato ad abdicare dall’imperatore d’Austria Francesco II (1768-1835). Il Papa Pio VII (1742-1823), che non aveva potuto accettare l’anomala elezione di Paolo I, nominò Gran Maestro Fra’ Bartolomeo Ruspoli nel 1802. Quando Paolo I fu assassinato, il figlio Alessandro I non tentò di succedergli come Gran Maestro, ma volle una elezione secondo il diritto canonico.
Data la situazione di disorientamento dei Cavalieri, ogni Priorato propose dei candidati professi lasciando al Papa la scelta. Pio VII optò per il Balì Bartolomeo Ruspoli, che non accettò e in suo luogo divenne Gran Maestro Fra’ Giovanni Battista Tommasi (1731-1805). Egli trasferì la sede a Messina con la speranza di rioccupare Malta, riassegnata nel 1808 all'Ordine dal trattato di Amiens. Ma l’Inghilterra non intese cedere l’isola.
Il governo borbonico, temendo uno sbarco francese a Messina, e un colpo di mano su Malta, nel 1803 trasferì la sede dell’Ordine a Catania; essa poi passò poi a Ferrara nel 1826 e a Roma nel 1854.
Il gran Maestro Tommasi morì a Catania nel 1805; non fu rieletto un nuovo Gran Maestro, ma nominato come Luogotenente Innico Maria Guevara (1744-1814). (da http://www.ordinedimaltaitalia.org/delegazione-di-venezia-storia)

7) - Manfredini, Federico, marchese. - Uomo politico (Rovigo 1743 - Campoverardo1829) al servizio dei granduchi di Toscana. Valoroso combattente nella guerra dei Sette anni e poi contro i Turchi, generale (1789) per nomina dell'imperatore Giuseppe II, dopo aver seguito (1790) a Vienna il nuovo imperatore Leopoldo II, tornò (1791) a Firenze come consigliere del granduca Ferdinando III, che (1805) lo ebbe anche come ministro per il ducato di Würzburg. Protettore di letterati e artisti, lasciò una raccolta di incisioni e i suoi libri al seminario di Padova, e la pinacoteca a quello di Venezia.

8) - Carlo d'Asburgo-Teschen, arciduca d'Austria e duca di Teschen, noto anche come l'Arciduca Carlo (Firenze, 5 settembre 1771 – Vienna, 30 aprile 1847), era il terzo figlio del granduca di Toscana e poi imperatore Pietro Leopoldo e dell'Infanta di Spagna Maria Ludovica di Borbone-Spagna (1745-1792), figlia del re Carlo III di Spagna. Era fratello minore dell'imperatore Francesco II.

Mentre l'Elettore del marchese Manfredini era niente meno che Ferdinando III d'Asburgo-Lorena (Firenze, 6 maggio 1769 – Firenze, 18 giugno 1824) fu Granduca di Toscana dal 1790 al 1799 e dal 1814 al 1824. Fu anche Granduca di Salisburgo dal 1803 al 1806 (col nome di Ferdinando I) e Granduca di Würzburg dal 1806 al 1814 (col nome di Ferdinando I).

9) - Würzburg è una città extracircondariale della Baviera, in Germania. Nel 1806 Napoleone eliminò il potere del vescovo e assegnò il ducato al granduca Ferdinando di Toscana che la tenne fino al 1814, dopodiché passò sotto il regno di Baviera.