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6 maggio 1814, da Arezzo per Padova: quando una lettera aiuta a comprendere la storia postale | |||||
di Roberto Monticini e Marco Panza | |||||
In periodo prefilatelico, in mancanza di datari, non possiamo fare a meno di aprire la lettera che ha destato il nostro interesse e leggere la data di compilazione: Mugliano, anzi Arezzo 6 Maggio 1814, la data può solo incuriosirci perché il 1 maggio il principe Giuseppe Rospigliosi ha preso possesso della Toscana in nome di Ferdinando III ed ancora non ha avuto inizio quella restaurazione che vedrà, in campo postale, il ripristino delle normative antecedenti il dicembre del 1807. La lettera è diretta a Padova per la via di Venezia. Il Regno d'Italia il 26 aprile 1814, con l'abdicazione di Eugenio di Beauharnais, aveva cessato di esistere, ma solo il 25 maggio Heinrich Johann Bellegarde, in Milano, proclamava la cessazione del Regno ed assumeva la presidenza della Reggenza del governo provvisorio. La lettera sembra quindi presentare, congiuntamente interesse storico e storico postale, e quindi necessita condividere competenze ducali diverse.
La tariffa che il conte Giovanni De Lazara ha dovuto assolvere è di quaranta centesimi. A prima vista troppo bassa per rappresentare la tassa per tutto il percorso da Arezzo a Padova. Il bollo di porto dovuto di Arezzo e la mancanza di segni di tassa toscani fanno escludere che il mittente abbia pagato somme alla partenza. Per collocare nel giusto periodo la nostra disamina occorre, a questo punto, studiare e ricontrollare le tariffe francesi, quelle in vigore dal 18 maggio 1811, che hanno regolato la tassazione nella Toscana e nel Veneto: così espresse, isolate dal nostro contesto, non riescono però a giustificare una tassa di 40 centesimi, dato che la distanza tra le due città dovrebbe essere di circa 400 km, quindi corrispondente alla 5ª o alla 6ª distanza e la cifra di tassa che avremmo dovuto leggere sarebbe dovuta essere un 6 o un 7. La soluzione ci viene suggerita da una DETERMINAZIONE della Reggenza del Governo Provvisorio del Regno d'Italia del 26 aprile 1814: Art. 1 La tassa sulla posta delle lettere è ridotta della metà della tariffa. Possiamo quindi ipotizzare: il destinatario ha pagato la tassa completa da Arezzo a Padova e la lettera è stata tassata per la 6ª distanza (400-500) in base alla Legge del 18-5-1811 quindi per 70 centesimi, ma poiché la tassa è stata ridotta della metà, quindi a 35 centesimi, vigendo l'arrotondamento al decimo superiore la lettera è stata tassata per 4 decimi. Il marchese Giambattista Albergotti di Arezzo, che già dalla fine del '700 intrattiene relazioni epistolari con il conte, avrebbe invece pagato, per ricevere la medesima lettera, 7 decimés. Le nuove tariffe toscana saranno infatti introdotte con la Notificazione del 23 maggio 1814. Crediamo pertanto di poter anche affermare, confortati da questa lettera, che in Toscana, dalla fine dell'Impero francese, proseguendo con la dittatura del re di Napoli Giovacchino Murat e fino al 23 maggio, la moneta e le tasse postali rimasero le medesime introdotte da Napoleone.
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