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  Zecca (di Firenze)
da Archivio di Stato di Firenze

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Zecca

sec. XIII, seconda metà - 1861
Altre denominazioni: Ufficiali di moneta e zecca (sec. XIII, seconda metà); Maestri di zecca (sec. XIV, seconda metà - sec. XIX, inizio)

Intestazioni:
Regole SIASFi: Repubblica fiorentina, Ufficiali della moneta (sec. XIII, seconda metà-1530)
Regole SIASFi: Ducato di Firenze, Maestri di zecca (1530-1569)
Regole SIASFi: Granducato di Toscana, Maestri di zecca (1570-1801)

Contesto politico-istituzionale di appartenenza:
Repubblica fiorentina, per il periodo: sec. XII, seconda metà - 1530
Ducato di Firenze, per il periodo: 1530 - 1569
Granducato di Toscana, principato mediceo, per il periodo: 1569 - 1737
Granducato di Toscana, principato lorenese, per il periodo: 1737 - 1801

Complessi archivistici prodotti:
Ufficiali della moneta poi Maestri di zecca
Ufficiali della moneta poi Maestri di zecca >> Saggio

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L'attività della Zecca fiorentina iniziò probabilmente nella prima metà del Duecento quando fu emesso per la prima volta il fiorino grosso d'argento (1237). Di ufficiali che si occupassero della fabbricazione monetaria, detti inizialmente Ufficiali della moneta e poi Maestri di zecca, si ha invece notizia dal 1252, anno della coniazione del primo fiorino d'oro. Il loro compito originario fu quello di sovrintendere al conio delle monete garantendone la legalità di peso e fattura. A questa prima funzione in breve si aggiunsero la vigilanza sulla circolazione del denaro e la giurisdizione sui reati connessi alla moneta (soprattutto la falsificazione).
Dai primi ordinamenti pervenutici, che risalgono alla prima metà del Trecento, gli ufficiali risultano essere stati due, eletti ogni sei mesi per tratta ed iscritti obbligatoriamente uno all'Arte di Calimala e l'altro a quella del Cambio [cfr. Statuti del Capitano del popolo del 1321, libro I, rubrica LXVII; Statuti del 1355, libro II, rubrica LXX]. Il primo aveva l'incarico di apporre il cosiddetto segno o marca ai fiorini e, in generale, alle monete d'oro, il banchiere compiva la medesima operazione sulle monete d'argento e di mistura. Il numero degli ufficiali, comunque, non fu sempre costante, come anche la durata del loro incarico, dato che si ha notizia di mandati più brevi (tre mesi) o più lunghi (un anno) del previsto. L'espediente dei contrassegni, per i quali inizialmente furono scelte immagini di fantasia e, dal 1375, gli stemmi dei Maestri di zecca in carica, dovevano servire a datare le monete. Dal 1317 invalse l'uso di annotare i contrassegni in un apposito registro detto Fiorinaio sul quale venivano anche riportati i nomi degli ufficiali e dei notai, nonché le variazioni più significative sulle coniazioni. Dal 1324 l'elezione dei Maestri fu affidata a una commissione costituita dagli Ufficiali di Mercanzia e da due membri delle cinque Arti maggiori.
Gli ufficiali ebbero al loro servizio vari impiegati e maestranze. Tra questi vi erano uno o più notai (due regolarmente dal 1464 e, in periodi eccezionali, tre), che eseguivano tutte le registrazioni necessarie all'ufficio: elenchi di impiegati e operai, redazione delle liberatorie al momento della riconsegna ai privati sotto forma di moneta del metallo portato alla Zecca per la coniazione, verbali, registrazioni contabili. I notai, alla fine del loro mandato, avevano l'obbligo di consegnare all'archivio della Camera del comune tutta la documentazione prodotta nei sei mesi del loro incarico.
Vi erano inoltre i cosiddetti Sentenziatori, chiamati anche saggiatori, approvatori o revisori. Quelli, in genere due, che si occupavano di verificare fin nei minimi particolari (peso, incisione, qualità della lega) la regolarità delle monete d'oro al momento dell'emissione furono eletti regolarmente fino al 1476 e poi senza continuità fino al 1499, anno dal quale scomparvero del tutto. Il Sentenziatore o i Sentenziatori (uno, due o, talvolta, tre) che svolgevano le stesse funzioni per le monete d'argento e di mistura furono nominato costantemente dal 1306 alla fine del XV secolo.
C'era quindi il Camarlingo (detto anche Cassiere, Camerario o Cambiatore), cui spettava la redazione dei registri del dare e dell'avere e che almeno dalla fine del Trecento, ma presumibilmente anche da prima, era eletto dagli Ufficiali della Mercanzia, che avevano anche il compito di dare esecuzione agli ordini dei Maestri di zecca. In certi periodi la carica fu ricoperta da due persone contemporaneamente, essendo un Camarlingo deputato alle registrazioni riguardanti l'oro e l'altro alle registrazioni relative all'argento. Dal 1400, comunque, il Cassiere, che per svolgere i suoi compiti si avvaleva dell'aiuto di un Ragioniere, fu unico.
Altri inservienti si occupavano delle incombenze più pratiche.

La lavorazione dei metalli fino alla realizzazione delle monete era un processo complicato e suddiviso in fasi ben distinte, ciascuna eseguita da operai diversi, alcuni dei quali altamente specializzati. Come il personale impiegatizio, le maestranze ricevevano un incarico a breve termine, in genere sei mesi. Alcuni, per l'importanza delle operazioni che eseguivano e l'alto livello di professionalità richiesto godevano di prestigio e attenzioni particolari. Tra questi "maestri" vi erano ad esempio gli intagliatori dei coni e i monetieri, che compivano la fase finale e più delicata del lavoro, durante la quale sui tondelli grezzi era impresso il conio. I monetieri, pur non costituendo un'arte ufficialmente riconosciuta e inserita nel sistema politico corporativo comunale, erano organizzati in un'associazione professionale, di cui rimangono gli statuti degli anni 1314-1407 (cfr. ASFi, Ufficiali della moneta poi Maestri di zecca, 1). Altri operai esperti erano i fonditori, i rimettitori, i tagliatori (o "uvrieri"), gli "affilatori", gli "imbianchitori" e gli incisori.

Il sistema di coniazione monetaria si fondava principalmente sull'iniziativa di privati, soprattutto mercanti e banchieri, i quali, quando avevano bisogno di contanti, consegnavano loro stessi oro e argento - sotto forma di semplici panetti o verghe di metallo o di monete straniere da rifondere - alla Zecca richiedendone la trasformazione in moneta. Al momento della consegna del denaro coniato gli Ufficiali trattenevano una percentuale che veniva destinata in parte alle casse del Comune e in parte alla cassa dell'ufficio stesso. Molto rari, invece, erano i casi in cui era l'autorità pubblica ad attivarsi per incrementare la produzione monetaria.
La sede della Zecca in epoca repubblicana fu situata nei pressi del palazzo dei Priori prima in locali in affitto, quindi, dal 1361, in edifici acquistati a tale scopo. Nel 1363 per la costruzione di quella che sarebbe stata chiamata in seguito Loggia de' Lanzi, nell'attuale piazza della Signoria, fu demolito il palazzo dove si trovava la Zecca. Dieci anni dopo, nel 1373, sono attestate varie operazioni volte all'acquisto da parte del Comune di una serie di locali e case situati nei pressi del palazzo dei Priori da cui si ricavarono spazi adeguati per la coniazione delle monete e per gli uffici del personale.
E' da notare che il tipo di gestione e amministrazione della Zecca adottato a Firenze in epoca repubblicana e anche durante il dominio mediceo si distinse perché non prevedeva il sistema dell'appalto, che invece era il più diffuso in tutti gli altri centri dell'Italia sia meridionale che centro-settentrionale. L'unica altra eccezione, insieme a Firenze, fu rappresentata da Venezia.

Nel periodo del principato mediceo l'ufficio, pur subendo alcune modifiche, mantenne quasi invariate le precedenti competenze e la prassi di funzionamento. Tra le novità principali si annovera il fatto che la Zecca fu sottoposta al controllo del Depositario generale cui spettava la carica di Soprintendente o Ministro di zecca. Per breve periodo, dal 1595 ai primi del Seicento, fu attiva a Pisa una seconda Zecca, cui era demandata la battitura delle monete a titolo inferiore, necessarie per il commercio, ma non all'altezza del prestigio che si voleva mantenere per la fabbrica fiorentina.
Alla fine del XVII secolo l'ufficio era ancora retto da due Maestri, sempre provenienti dalle Arti del Cambio e dei Mercanti, di cui uno soltanto era però eletto per tratta mentre l'altro era nominato dal principe stesso. Era scomparsa invece la figura del notaio cosicché, per la produzione documentaria necessaria alla sua attività, la Zecca per un certo periodo usufruì alternativamente, di sei mesi in sei mesi, delle cancellerie delle due Arti sopra menzionate. Dagli ultimi decenni del Seicento, invece, la cancelleria dell'Arte dei Mercanti divenne l'unica al servizio della Zecca.

Un cambiamento di portata notevole nella gestione amministrativa della coniazione delle monete si ebbe pochi anni dopo il passaggio del Granducato alla dinastia lorenese. Durante la Reggenza, nel 1740, infatti, tutte le rendite di pertinenza dello Stato, ivi compresa l'attività della Zecca, furono date in appalto a società private.
Dopo quasi trent'anni, tuttavia, nel 1768 il Granduca Pietro Leopoldo decise di tornare al precedente sistema, per cui la Zecca riprese ad essere un ufficio dello Stato, che prima fu posto alle dipendenze dell'Amministrazione generale delle regie rendite e poi, dal 1786, fu reso autonomo e sottoposto direttamente alla Segreteria di Finanze.

Durante la breve parentesi della dominazione francese (1799-1814), si ebbe un primo periodo in cui la Zecca fiorentina continuò a funzionare secondo la prassi ordinaria, dopodiché, dal 1808, quando la Toscana fu aggregata all'Impero, le coniazioni divennero estremamente ridotte per frequenza e quantità. Se l'adozione del sistema monetario francese non fu dunque integrale, poiché si poté battere ancora la moneta locale, la concessione riguardò soltanto le specie monetarie di valore inferiore. Una novità dovette invece essere la creazione a Firenze di una Commissione temporanea per il saggio che testava i campioni di monete inviati dalla "Monnaie de Rome".
Al ritorno del Granduca Ferdinando III (1814), la Zecca fu sottoposta alla Direzione generale del registro, alle cui dipendenze rimase fino all'Unità d'Italia (1861).

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Bibliografia consultata:


Mario Bernocchi, Le monete della Repubblica fiorentina, Firenze, Olschki, 1974-1985, III, pp. 1-53

Il sistema monetario fiorentino e le leggi del governo popolare del 1378-1382, [s.l.], Edizioni del Palazzo, 1979

Guido Bonolis, La giurisdizione della Mercanzia in Firenze nel secolo XIV, Firenze, Seeber, 1901, pp. 89-90

Carlo Maria Cipolla, Il fiorino e il quattrino. La politica monetaria a Firenze nel 1300, Bologna, Il Mulino, 1982

Carlo Maria Cipolla, La moneta a Firenze nel Cinquecento, Bologna, Il Mulino, 1987

Luigi Dal Pane, La finanza toscana dagli inizi del secolo XVIII alla caduta del Granducato, Milano, Banca commerciale italiana, 1965

Robert Davidsohn, Storia di Firenze, Firenze, Sansoni, 1977-1978, ristampa, V, pp. 253-257

Arrigo Galeotti, Le monete del Granducato di Toscana, Bologna, Forni, 1971, rist. anastat.: ed. orig. 1930, pp. 356-364

Guidubaldo Guidi, Il governo della città-repubblica di Firenze del primo Quattrocento, Firenze, Olschki, 1981, II, pp. 309-311

Guidubaldo Guidi, Lotte, pensiero e istituzioni politiche nella Repubblica fiorentina dal 1494 al 1512, Firenze, Olschki, 1992, II, pp. 882-885

Jean-Claude Waquet, Le Grand duché de Toscane sous les derniers Médicis. Le Grand-Duché de Toscane sous le derniers Médicis. Essais sur le système des finances et la stabilité des institutions dans les anciens état italiens, Roma, Ecole Francaise de Rome, 1990

Lucia Travaini, 'L'organizzazione delle zecche toscane nel XIV secolo' in La Toscana nel secolo XIV: caratteri di una civiltà regionale, a cura di Sergio Gensini, Pisa, Pacini, 1988, pp. 241-249

Lucia Travaini, 'Aree monetarie e organizzazione delle zecche nella Toscana dei secoli XII e XIII' in L'attività creditizia nella Toscana comunale. Atti del Convegno di Studi. Pistoia-Colle di Val d'Elsa, 26-27 settembre 1998, a cura di Antonella Duccini, Giampaolo Francesconi, Pistoia, Società Pistoiese di Storia Patria, 2000, pp. 25-42

Lucia Travaini, 'Guida per la storia delle zecche italiane medievali e moderne (fino all'Unità)' in Reti medievali, edizione digitale, 2000-2006

Redazione e revisone:

Valentina Baggiani, 10-FEB-06, prima redazione