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Castiglion Fiorentino, le famiglie Tavanti e Fazzuoli | ||||||||
di Giuseppe Alpini | ||||||||
PERCORSO: Le schede di Arezzo > Arezzo Racconta > questa pagina Note in relazione ad una lettera spedita da Pistoia da Marcello Comparini a Giuseppe Tavanti di Castiglion Fiorentino.
La lettera spedita da Pistoia a Castiglion Fiorentino ci permette di fare delle riflessioni sulle circostanze che nel passato potevano far incrociare i destini di persone la cui vita si svolgeva lontano l'una dall'altra e, nello stesso tempo, di richiamare alla memoria le vicende familiari di alcune Famiglie che, almeno in Val di Chiana e non solo, hanno rivestito ruoli importanti: Tavanti, Fazzuoli. Agli inizi del '700 i Tavanti di Policiano, una frazione alle porte di Arezzo, erano una famiglia modesta che viveva col mestiere di “barocciaio”. L'apporto del Tavanti fu determinante, per esempio, nell'abolizione del Tribunale dell'Inquisizione, nell'abolizione dei monopoli e delle privative che intralciavano i commerci, nella riforma del Catasto e del sistema delle Dogane.
Angelo Tavanti morì dopo 35 anni di servizio pubblico nell'anno 1781 ed il figlio del “barocciaio” venne sepolto in Santa Croce fra i grandi e dove il fratello Benedetto gli fece innalzare un fastoso monumento. Benedetto Tavanti aveva le sue buone ragioni per essere riconoscente ad Angelo che, pur non avendo avuto figli, non aveva trascurato gli interessi di Famiglia. Avvalendosi del suo ruolo Angelo aveva procurato a Benedetto un lucroso incarico all'interno del sistema delle Fattorie Granducali in Val di Chiana. Per questo motivo Benedetto aveva scelto come nuova residenza Castiglion Fiorentino per essere vicino alle proprietà del Granduca nella cui amministrazione si rivelò molto abile e privo di scrupoli come leggiamo nelle memorie dello storico castiglionese Giuseppe Ghizzi: Benedetto Tavanti aveva sposato Maria Nucci e dal matrimonio erano nati Giovan Filippo, Bernardo ed Anton Domenico. Quest'ultimo, sposato con la nobile Lucrezia Corazzi di Cortona, assicurerà la continuità della dinastia dei Tavanti: i figli Giuseppe e Luigi, sposeranno rispettivamente Giulia ed Anna che erano le ultime discendenti della Famiglia Fazzuoli sempre di Castiglion Fiorentino.
Anche i Fazzuoli erano giunti in Castiglion Fiorentino provenendo dal contado di Arezzo e precisamente da Pieve San Giovanni. I nipoti di Sandrino mutarono arte e misero su una farmacia. Il loro padre, Domenico, non esercitò alcun mestiere poiché “non ne aveva bisogno avendo addetti alla milizia e preti in casa”. Nell'anno 1769 i Fazzuoli vennero iscritti, dietro il pagamento di trenta scudi, al secondo grado della nobiltà e fu in questo periodo che si impegnarono nella manutenzione della Chiesa del Rivajo della quale ebbero cura per qualche decennio come attestato da numerose iscrizioni collocate sotto il portico di detta chiesa. I Fazzuoli furono molto attenti alla politica matrimoniale e fecero sposare una loro sorella con il ricco dottor Domenico Becci che alla sua morte la lasciò erede universale. Sulla base di questa eredità il già cospicuo matrimonio dei Fazzuoli aumento notevolmente. L'interesse per le chiese nascondeva, tuttavia, un secondo fine meno nobile, come ci viene testimoniato dal Ghizzi: Il tenente Domenico ebbe cinque figli e con lui la famiglia raggiunse il culmine della sua potenza socio-economica. Giuseppe ad un certo punto pensò di dar moglie a Gian Gaspero detto “Balacco" “per continuare il nome e gli procurò moglie in Sansepolcro nella persona di tal Giuditta Luzzi, dama assai brutta!”. La lettera spedita da Pistoia da Marcello Comparini riguarda solo indirettamente il Tavanti. Essa fa riferimento agli interessi dei suoi pupilli Fazzuoli senza fornirci indicazioni al riguardo, indicazioni che dovevano essere chiare agli interessati. Il Comparini in tempi precedenti sicuramente era entrato già in rapporto con qualcuno dei Fazzuoli, (verosimilmente con quello che amministrava i beni ecclesiastici) e in quell’occasione magari gli aveva fatto intravedere anche possibili guadagni, profitti che forse motiverebbero la ragione di quegli accordi sottoscritti e rogati dal notaio castiglionese Carnevali, in seguito ai quali il Comparini si era impegnato a pagare un canone alla Curia. Peccato non poter avere a disposizione altra corrispondenza per conoscere come siano andate a finire queste diatribe, ma… forse è meglio così! Al fine di completare il quadro di questa Famiglia va aggiunto che un altro Fazzuoli si era distino nell'amministrazione pubblica e si era occupato della politica di manutenzione dei fossati nel Pisano. L'altra lettera indirizzata a Carlo Fazzuoli riferisce un episodio concernente il suo rapporto commerciale con un negoziante di tessuti di Livorno.
Carlo Fazzuoli aveva comprato del tessuto e aveva inviato al venditore il corrispettivo a lui spettante. Trascorso un po' di tempo, visto che il commerciante non accusava ricevuta, il Fazzuoli, coglie, a pro suo, l’occasione e gli scrive, ma… non perché veramente interessato alla “ricevuta”, piuttosto per promuovere la vendita di una sua pubblicazione dal titolo “Degli Uccelli”, sulla quale infatti chiede un pronunciamento personale al livornese. Quest'ultimo, non volendo perdere il cliente, non se la sente di dirgli la verità, ovvero che l’opera non valeva nulla e perciò cerca egualmente “con rincrescimento” di scoraggiarne l’iniziativa rispondendogli che forse il prezzo da lui richiesto era un po' alto rispetto ad una pubblicazione analoga che era già in vendita in città. NOTE
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