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Da controaerei a controcarro; il 3° raggruppamento in Tunisia negli scritti del caporal maggiore Remo Bordoni | ||||||||||||||||||||
Enrico Bettazzi | ||||||||||||||||||||
PERCORSO: Le schede > Posta Militare > Lettere dal fronte e dalla prigionia > questa pagina Un epistolario di una quarantina di cartoline in franchigia ci dà la possibilità di ripercorrere le tappe della campagna di Tunisia. Dopo altre campagne di guerra in Albania e nei Balcani, era stato spedito in Sicilia in attesa di un imbarco per l’Africa Settentrionale. Le sue corrispondenze coprono tutto l’arco temporale dell’ultima parte di guerra in A.S. fermandosi con la fine di aprile 1943. Oltre tale data non abbiamo altre corrispondenze, ma non essendo tra i caduti, si presuppone prigioniero in mano alleata alla fine delle ostilità in territorio tunisino. Le cartoline in franchigia sono scritte in parte a casa, ai familiari a Poppi, in parte alla madre presso parenti a Firenze. Ci parlano di un uomo attaccato alla famiglia, di forti sentimenti religiosi, speranzoso fin da ultimo in una vittoria italiana e ci danno indicazioni preziose anche riguardo ad alcuni reparti militari presenti nel teatro bellico della Tunisia. La prima cartolina illustrata da Spoltore, raffigurante il principe Umberto, è postalizzata dalla PM 3550, posta in Sicilia, dove Bordoni è in attesa dell’imbarco che lo condurrà oltremare.
Appena sbarcato il 22/1/43, resta per qualche giorno aggregato al Comando militare della Marina a Biserta; racconta di aver fatto un buon viaggio, nonostante il mare in burrasca: “Biserta 24/1/43 Appoggiandosi ad un reparto della Regia Marina, non postalizza col guller della posta militare, in seguito utilizzerà la PM 44 del XXX Corpo d’armata, ma in quei giorni sulle cartoline in franchigia è presente un timbro di reparto che ci riconduce ad una particolare presenza in quel settore; essendo probabilmente un autista, è aggregato ad un reparto particolare della R. Marina, una autocolonna con compiti speciali: la autocolonna Comandante Giobbe. Questa era appunto una colonna di automezzi, al servizio della X Flottiglia Mas della Regia Marina dal giugno ‘42, che con camion dedicati era stata adibita al trasporto dei mezzi speciali stile commandos (barchini esplosivi) di cui quel reparto era dotato, con tentativi dalle coste della Libia di portare offesa alle navi britanniche nei vicini porti egiziani. Adesso in Tunisia avrebbe dovuto appoggiare da terra, l’azione che il Capitano di Corvetta Salvatore Todaro stava approntando: si trattava di forzare il porto algerino di Bona per sabotarlo prima che venisse adoperato dalle forze anglo-americane. Purtroppo mentre a bordo di una unità navale italiana stava pianificando l’azione, il 14/12/42 l’ufficiale era rimasto ucciso da un mitragliamento aereo.
Visti gli eventi il militare era stato mandato direttamente in Tunisia; il suo era un reparto di grande importanza strategica e quindi era destinato ad essere sempre presente alla bisogna, con a disposizione autocannoni di cui c’era gran necessità non solo in funzione anti-aerea, ma anche in funzione di contrasto alle truppe corazzate nemiche. Purtroppo alle buone idee, come sempre, non faceva seguito una buona capacità produttiva industriale; di Breda 52 così trasformati ne furono prodotti dal ‘41 al ‘43 solo 96 esemplari. La soluzione di autotrasporto delle artiglierie fu una delle soluzioni studiate dal Regio Esercito per l’Africa Settentrionale in carenza di valide e numerose unità corazzate.
Ancora il 5 febbraio scriveva “ho trovato qua territori magnifici, sia pur questi sono coltivati da gente di altra razza. Io ci sto molto volentieri non mi manca nulla”, ma due giorni dopo, nella evidente frenesia degli spostamenti del fronte a seguito della ritirata dalla Libia, parlando del suo gran daffare “pare una esagerazione ma è così dal momento del mio arrivo non ricordo di essermi cavato una notte i pantaloni, ma con ciò non voglio lamentarmi, solo vi ripeto che siamo in bei posti se pur vicini al nemico”. Il 10/2 ribadisce che “se pur vicino al nemico non posso dire di star male, sapete siamo in guerra e se necessario affrontare il nemico, non mancherà da parte nostra di saper slanciarsi su di esso come lui vigliaccamente sa venire su delle nostre città Italiane.”
E il 14/2 “posso solo dire che non mi fermo mai dalla mattina alla sera. Non ci manca i momenti di allegria, come non ci manca quelli di malinconia e di qualche momento americanato ma la nostra posizione è ben sicura.” Il 17 anche notizie sull’andamento bellico: ” ...io quaggiù mi trovo meno peggio, malgrado l’essere spesso a contrattare col nemico. Oggi dopo il bollettino che per caso mi sono trovato a sentire, ci da un buon risultato, citando la cattura di 700 prigionieri più materiale bellico…”. Era il risultato di due giorni di attacco vittorioso italo tedesco a Sidi Bou Zid dove la 1ª Divisione corazzata americana perse oltre 100 dei suoi carri armati (su circa 150). Con la fine del mese viene cambiata la posta militare di appoggio, passando dalla PM 44 alla PM 215, assegnata all’Intendenza Italiana in Tunisia. Il caporalmaggiore Bordoni si stava preparando ad ulteriori prove; scriveva il 3/3 “presto dovremo sentire gran caldo, ma tutto per me sarà nulla…”. Solo due giorni prima aveva ricordato a casa l’inizio della sua lunga avventura di soldato:
Il raggruppamento di Bordoni prese parte a tutte le battaglie della Tunisia: Mareth, Akarit/Chotts, Enfidaville. Il 10/4 scrive a casa utilizzando PM 51: “ Cambiato posta scrivete a P.M.44. Da qualche giorno ho dovuto fare uno spostamento nel quale ho trovato un po’ di diversità dall’antecedente in quanto alle comodità che là avevo, però mi sono avvicinato a Tunisi di qualche chilometro. Non vi allarmate però se non ricevete posta sotto le feste Pasquali. Lo spostamento forse della nostra posta militare non ci permette di ricevere da voi…”. Già il giorno dopo, 11 aprile, Bordoni dice ai genitori di “intensificare maggiormente le vostre tante preghiere in questo momento di lotta più accanita, che fiduciosi sempre al raggiungimento di una più che meritata Vittoria possa giungere al felice giorno in cui io possa riabbracciarvi tutti. Se per caso non avrete notizie mie per qualche momento nulla di allarmante perché dobbiate considerare il momento.” Ad aprile le truppe ormai sanno quale sarà il loro destino di combattenti senza speranza.
L’ultima corrispondenza di Remo Bordoni è del 23/4; fu la sua ultima Pasqua di guerra, poi , di lì a poco, iniziarono quelle altrettanto dure di prigionia.
Ultimo scritto del Caporalmaggiore Remo Bordoni alla madre a Poppi.
O .FERRARA, Tunisia. Quando gli Italiani stupirono il mondo, Parma, 2011 Enrico Bettazzi |
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