introduzione schede aretine il postalista | |||||||||
Dalla fine delle insorgenze toscane del 1799 al Regno d’Etruria |
|||||||||
di Roberto Monticini e Laurent Veglio | |||||||||
PERCORSO: Arezzo racconta > questa pagina > Posta Militare Vedi anche: 1796 - Il miracolo della Madonna del Conforto di Roberto Monticini AGGIORNATO al 26-06-2022 Nell’articolo: L'occupazione francese del 1799 e l'insorgenza del Viva Maria: lettere e manifesti abbiamo trattato delle insorgenze toscane che, sul finire del 1800 ed i primi del 1801, ebbero il loro epilogo con la definitiva occupazione della Toscana da parte dell’esercito francese. 9 Nivose an. 9 (30 dicembre 1800)
23 pluviose an 9 Républiquaine (12 febbraio 1801)
3 germinal an 9 (24 marzo 1801) La lettera è indirizzata al cittadino Manhès, uomo di legge a Aurillac, département du Cantal, France. L'autore della missiva è tale Charles-Antoine Manhès, che può fregiarsi di un ottimo percorso militare (generale nel 1809). La Poste aux Armées assicura l'inoltro della posta per i soldati sul territorio italiano, servendosi di propri corrieri e postiglioni fino all'ufficio di confine francese scelto in quanto ufficio di cambio. La circolare n° 8 del 3 fruttidoro anno 8 [21 agosto 1800] che detta le disposizioni per i soldati che operano in Italia, individua gli uffici di cambio in Nizza e Chambéry. Da queste città, la posta militare viene trasportata dalla posta civile insieme alle corrispondenze interne francesi. Il porto da pagare a carico del destinatario è di 7 décimes e copre il tratto tra confine e Aurillac. Le corrispondenze militari non pagano mai il percorso in territorio straniero (legge 27 giugno 1792 e decreto 29 ottobre 1792). La "distanza tariffaria" di 7 décimes corrisponde a 501 / 600 chilometri, il percorso è Chambéry / Lione / Clermont-Ferrand (vedi la cartina in allegato, Tabella della posta-lettera, 1800). Charles-Antoine Manhès inizia la sua lettera con sottile ironia: Charles-Antoine Manhès, nella lettera, afferma di avere dei problemi con un Commissario della guerra che lo ha addirittura denunciato al generale Milhaud, accusandolo di aver calunniato lo stesso generale. Charles-Antoine Manhès però, pochi giorni dopo questo fatto, incontra a Firenze sia suo fratello che lo stesso generale Milhaud, il quale davanti ai due fratelli brucia la lettera di denuncia. Riferimento storico: Coalizzatesi con le truppe Cisalpine del Gen. Pino, le formazioni napoleoniche sconfissero, il 14 gennaio 1801, l'armata napoletana a Monteriggioni, i francesi occuparono Siena, costringendo Ferdinando IV a sgomberare la terra di Toscana e obbligandolo alla pace di Firenze (28 marzo 1801). Ferdinando IV dovette cedere la sua parte dell'Isola d'Elba (l'altra restò in mano inglese), i territori di Piombino e dello Stato dei Presidi.
28 marzo 1801 11 Fiorile, an 9 de la République Française (1° maggio 1801)
il Comandante della Piazza di Arezzo, CASELLA, rende noto che il Generale Murat ha disposto che il Cittadino Capitano Mangarel assumerà dall’immediato domani, in suo luogo, le funzioni di Comandante la Piazza di Arezzo, e, firmandosi Chef de Battaillon, appone, forse per l’ultima volta su di una lettera, il suo sigillo. Riferimento storico: Dopo Marengo, Napoleone aveva preteso i ducati di Parma e Piacenza; volendo mantenere la Spagna alleata, egli cercò un soddisfacente indennizzo per i Borboni che regnavano a Parma, trovandolo nella Toscana. Passaggio sancito poi con il trattato di Aranjuez (21 marzo 1801). Il trono di Firenze venne innalzato a rango reale con il nome di "Regno d'Etruria". L'infante Ludovico fece il suo ingresso a Firenze il 12 agosto 1801: ivi giungendo con la moglie Maria Luisa ed i suoi figli: furono ricevuti da Murat e scortati a Palazzo Pitti. Il Regno di Etruria aveva iniziato il suo cammino sotto tutela francese: cammino che, per un regno, si rivelò assai breve. Il 1° settembre 1802 l'Elba (sgombrata dagli Inglesi dopo la pace di Amiens) e la parte di terraferma del principato di Piombino vennero annessi alla Francia anziché passare al Regno d'Etruria. Ludovico ottenne in cambio lo Stato dei Presidi. Napoleone, intanto, era divenuto "Primo Console" a vita.
Pietro Giribone, Paolo Vollmeier, Le Armate Francesi in Italia (1792-1814), Paolo Vollmeier Editore, Castagnola, 2015, pag. 261; |
|||||||||