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Cuori e conteggi

Edoardo P. Ohnmeiss
Le "divise uniformi" degli impiegati
delle Poste Granducali - 1835

Fabrizio Finetti nel redigere il suo articolo sui BOLLI a CUORE toscani (Vaccari Magazine n.41/09), ha messo in particolare evidenza il valore di un pioniere della ricerca che abbia il coraggio di proporre delle ipotesi. Infatti, se Galileo non avesse formulato la sua teoria, rischiando la vita, ritengo che saremmo ancora a credere che la Terra è piatta e che il sole le ruota intorno.
A metà degli anni ottanta ebbi a Firenze una vivace disputa con il compianto conte Bargagli Petrucci. Argomento: il grande Cuore di Firenze, quello del CONTROBOLLO. Egli sosteneva trattarsi di un "Bollo di Controllo" mentre io lo definivo un'impronta di conteggio fiscale. Fra le moltissime lettere da me esaminate ne avevo trovate alcune con quell'impronta, spedite dell'Ufficio del Marchio e del Bollo di Firenze, che conteggiava a diversi Comuni l'addebito per la fornitura di risme di Carta da Bollo.
Ne parlai anche con l'amico Vollmeier che mi esortò a scriverne sulla rivista-organo dell'AISP. Quello fu il mio primo articolo da postalista. Da allora è passato molto tempo durante il quale si è rafforzata la mia convinzione che i bolli ebdomadari a cuore toscani non servissero al controllo della tempistica di consegna delle lettere, bensì al conteggio delle loro tasse.

Fig.1 – Verso di una lettera del periodo del Regno di Etruria. Il bollo tariffario SOLDI 4.4 è accompagnato dal bollo ebdomadario senese dell'ultima settimana dell'anno, che ne evidenzia il conteggio dopo la consegna (bolli in colore rosso).

Pietro Lazzerini, che ebbe la brillante intuizione di consultare i giornali dell'epoca, realizzò insieme a me, e con il compianto amico Pantani, l'esaustivo studio sui cuori di Curtatone e Montanara FIRENZE 6 e FIRENZE C. Furono giornate di intensi e rumorosi scontri accademici, poiché entrò anche in pista la questione dei cuori 52 di Firenze e Siena e dei 53 di Livorno e Modena.
Mi arrogo ancor oggi il diritto di avere per primo evidenziato che all'epoca ogni settimana postale iniziava di domenica e anche che gli anni in cui furono introdotti i cuori ebdomadari a Modena e Livorno, erano iniziati con la prima domenica e che, pertanto, essi contavano 53 settimane.
La migliore dimostrazione che un bollo a cuore ha valenza di conteggio è data dalle figure 2 e 3.

Fig. 2 – Su quest'altra lettera del 1808 (periodo napoleonico) la tassa di 11.8 SOLDI viene indicata al verso con sette tratti, l'ottavo cancellato, per indicare il seguente conteggio accompagnato anche dal bollo ebdomadario senese:
1 SOLDO = 12 DENARI
11.8 SOLDI = 140 DENARI,
1 CRAZIA = 20 DENARI pertanto
140 : 20 = 7 CRAZIE
Infatti talvolta accadeva che i distributori avessero difficoltà con i conteggi, quindi i tratti li facilitavano nell'esazione della moneta corrente (bollo in rosso, tratti in verde).

Fig. 3 – Questa lettera fu spedita raccomandata da Modena nell'ottobre del 1808 (Regno d'Italia Napoleonico) come evidenziano i doppi tratti incrociati.
Durante il transito fu impresso il cuore FIRENZE con accanto il charge'
(entrambi in rosso) e indicato l'importo del conteggio di 12 decimes.
Valutate in 6 decimes per una distanza da 300 a 400 Km, più una sovratassa del 100% per la raccomandazione.

Sull'argomento dei bolli POSTA TOSCANA in ROMA e su quello del CONTROBOLLO per il conteggio dei diritti postali con Stati esteri (concettualmente similari al POSTA ESTERA da GENOVA nonché all'AUSTRIA N. (da 1 a 4) sono stati pubblicati miei articoli sul MONITORE, organo ufficiale dell'ASPOT, e quindi non mi dilungo.
Desidero soltanto evidenziare come il CONTROBOLLO servisse anche per i conteggi delle tasse postali a carico dello Stato (in Francia: AFFRANCHI PAR ETAT) come dimostra la Fig.11 (che qui ripeto in Fig. 4) riprodotta nell'articolo di Finetti sul Magazine. Quella era una delle lettere scritte dal dottor Brunelleschi, direttore dell'ospedale di Santa Maria Novella (S.M.N.) di Firenze, spedite Ex Officio.

Fig.4 –Lettera ex Officio da Firenze a Sorbano.

En passant chiarisco il caso dei tre cuori di Siena del 1814, giustamente citati da Finetti quali bolli mensili. Essi sono riconducibili al fatto che solamente Siena recepì l'idea di Re Murat di una tariffa unica di primo porto valida per tutta l'Italia, sognata quale suo futuro regno, con un conseguente conteggio mensile e non più settimanale. Pizzo Calabro fece svanire quella pia illusione.

Evidentemente non posso essere d'accordo con il collega postalista Finetti circa la vetusta valutazione con le chiavi da C a RRR, essendo personalmente uno dei propugnatori del moderno sistema di valutazione a punti, peraltro oramai attuato dai maggiori cataloghi prefilatelici e filatelici.
In compenso gli offro la mia ipotesi sul perché del bollo di conteggio con le Poste modenesi FIRENZE 6, utilizzato per le lettere dei volontari di Curtatome e Montanara, e poi integrato con il FIRENZE C (dal Campo).
Ritengo che Firenze volesse onorare l'azione dei volontari toscani, utilizzando proprio quel tipo di timbro che era stato il primo ebdomadario, introdotto appunto con quel numero: FIRENZE 6. Lieto di poter essere smentito da nuovi ritrovamenti, poiché avrò così imparato qualcosa in più.


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