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i servizi postali dal 1500 al 1737: |
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di Sergio Chieppi |
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Con l'Umanesimo si pongono le basi di una profonda trasformazione della vita dell'uomo: sorretto dal principio che Dio ha creato l'uomo libero e artefice della propria esistenza, ha inizio un lungo e travagliato viaggio spirituale e morale che avrà la sua meta in quella splendida fioritura di ingegni e manifestazioni artistiche e scientifiche che è il Rinascimento. Non più creatura timorosa e passiva, ma un essere al quale la consapevolezza delle proprie capacità infonde nuove energie, l'uomo riconquista la terra come esploratore, alza gli occhi al cielo per scrutare i misteri dell'universo e realizza le sue aspirazioni in tutti i campi dell'attività umana. E' un'epoca di giganti: Copernico, Pico, L.B. Alberti, Brunelleschi, Ghiberti, Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Machiavelli, Ariosto, Torquato Tasso (della casata dei Tasso postali), e tanti altri. E verrà Galileo. Leonardo rappresenta per tutti l'uomo rinascimentale: pittore, scultore, architetto, scienziato, inventore. Egli afferma che la scienza può progredire solo attraverso l'osservazione e l'esperienza. Dalla scienza e dalla sperimentazione nasceranno nuovi tipi di macchine e attrezzi che trasformeranno i sistemi di lavoro e di produzione e incideranno profondamente nel mondo della cultura. Mi riferisco all'invenzione della stampa a caratteri mobili del Gutemberg: i libri manoscritti erano oggetti rari, compilati su ordinazione degli eruditi e dei principi; erano doni ambiti dai potenti. Il codice raro circola poco. Con la stampa le opere escono dalle abbazie e dai conventi, dai circoli culturali e la cultura si allarga alla borghesia, ai mercanti, agli artigiani e aumentano le biblioteche pubbliche e private. Il libro stampato si muove velocemente: è pur sempre una mercé che si deve vendere e nella sua diffusione in copie trasmette una grande quantità di informazioni artistiche, scientifiche, economiche e tecniche che modificano il modo di pensare, vivere e produrre. In questo tumultuoso scenario, in cui l'uomo dimostra chiaramente la sua natura che lo eleva alle più alte vette dello spirito e che lo abbatte sotto il peso della sete di potere, dell'egoismo e dell'odio, ha inizio la trasformazione dei servizi postali: le spinte culturali, le esigenze politiche, la nascita del capitalismo e la conseguente pressione mercantile, spingono lo Stato a seguire con maggiore attenzione il settore delle comunicazioni. Viene messo in discussione l'antico uso dei privilegi e sostituito con il principio della sovranità territoriale del principe. I servizi postali degli altri Stati vengono considerati un'indebita interferenza nella sfera degli interessi statali, fra i quali hanno un posto di primo piano l'affidabilità e la sicurezza del segreto epistolare. Le continue guerre asciugano le casse statali; i servizi postali considerati un diritto pertinente al principe (regalia) sono dati in appalto a persone fidate per procurare all'erario nuove entrate. Preso atto che la domanda di informazioni è in continua crescita, si estende il servizio ai privati; l'aumento del carico di lavoro pone l'esigenza di una regolamentazione dei servizi, nonché la continuità e la periodicità dei medesimi. Nasce il servizio "ordinario", con corrieri che partono in giorni ed ore prestabiliti e si arriverà a calcolare il tempo medio di percorrenza di una posta. Il Codogno da questa definizione del corriere ordinario: "Corriere ordinario è quello il quale suole partire da qualche città un giorno della settimana statuito a quello, e che nessun impedimento di tempo o di ordine privato si resta. Et per conseguenza di ciò, cavalcano si può dire per la Posta con ogni diligenza, di giorno e di notte, non fermandosi, A questa definizione aggiungo quella trovata nei documenti dell'Archivio di Stato: "I corrieri ordinari che passano e ripassano da questa città, sono dipendenti da Uffizi di Poste estere, cioè Milano, Lione, Genova, Turino e tutti per Roma; viaggiano in sedie volanti con due valligie [delle lettere] e Portamantello, delle quali godono franchigia in questo come negli altri Stati, egualmente che la Persona, portando in petto le Armi dei loro Principi". Da queste righe si possono ricavare alcune informazioni: gli Stati italiani, Spagna e Francia hanno istituito il servizio ordinario, che opera unitamente con i corrieri straordinari del servizio statale e dei mercanti. Le stazioni di posta svolgono la basilare funzione della necessaria sosta per il recupero delle energie, la sicurezza contro sgraditi incontri e il cambio dei cavalli per la tappa successiva. Il servizio a piedi del corriere (pedone) coesisterà con quello del "cavallaro" e, con l'evoluzione dei mezzi di trasporto, con il trasporto sulla sedia di posta fino al 1800. Il corriere è dipendente di un servizio svolto da uno Stato e, come tale, rappresenta il Principe e ne porta le insegne e deve essere trattato con molto riguardo. Quando il corriere viene trattenuto alla dogana per sospetto contrabbando o per motivi di sicurezza, tra gli Stati interessati scoppia una crisi diplomatica che richiede lunghe trattative. Il Codogno fa risalire l'invenzione del servizio ordinario ai Tasso: "Per quel che scorgo, sono stati inventati dai Tassi per dare maggior comodità alle persone che negoziano". I re, i principi e i duchi si servono dei corrieri di Stato perché necessitano di lettere "freschissime", ma concedono la loro approvazione "per dare maggior comodità a i negotianti; poscia si vede, che quanto più vi è comodità di scrivere e di rispondere, e di far capitare presto le lettere, tanto più negozi e mercanzie si spediscono, tanto più ne vanno e ne vengono, il che causa anco maggior utili alle dogane e agli Uffizi delle Poste, essendo molte di esse hoggidì affittate" [ii]. Sugli itinerari italiani sono attivi anche i procacci: quelli toscani già operanti nel 1400 percorrono l'asse principale Milano - Bologna - Firenze-Roma-Napoli ed hanno intensi scambi con Venezia. "Sono i procacci anch'essi corrieri, con questa differenza: che fanno i loro viaggi a giornate di vettura e non godono di esenzioni; portano lettere e servono al trasporto di mercanzie, fagotti, gruppi e gioie; conducono passeggeri e tutto questo è per lor profitto e per indennizzazione delle necessarie spese che fanno, a riserva però delle lettere". Questa definizione ripresa da documenti d'archivio coincide con quella del Codogno: il procaccio si presenta come un imprenditore che produce servizi di trasporto di persone, merci, valori e lettere con cavalli, muli e vetture proprie: Essi partono in determinati giorni e, a differenza dei corrieri, viaggiano solo di giorno ("a giornata") fermandosi in luoghi prestabiliti per la sosta notturna. Per quanto riguarda i collegamenti verso Francia, Spagna, Germania, Paesi Bassi, Polonia, c'è da premettere che gli itinerari sono mutabili sia per i continui conflitti, sia per il declino di alcuni centri economici internazionali ed il sorgere di altri. Tra le numerose guide per viaggiare stampate nel 1500 e nel 1600 mi pare opportuno citare quella del Miselli perché, al tempo stesso, ci informa non solo sulle principali tappe, ma anche sui grandi canali di distribuzione della corrispondenza: 1. Ordinario di Milano "Per quell'ordinario si scrive per l'Italia, Fiandre, Paesi della Svizzera, Germania, Polonia, ecc... Passa per Roma - Firenze - Bologna - Modena - Mantova: quivi lascia pieghi per Fiandra e Alemagna e prosegue il suo cammino per Cremona - Lodi - Milano. Li pieghi che sono destinati per altra strada sono spediti per valigia per staffetta alla volta di Trento, Bolzano, Innsbruch e Augusta. Qui si fa la scelta inviando a Ratisbona e Praga quelli che sono destinati per quelle parti e l'altre destinate per la Fiandra si inviano parimenti per staffetta da Augusta a Rheinausen, Colonia, Namur, Bruxelles, Anversa". 2. Ordinario di Spagna "Parte questo ordinario ogni 15 giorni di lunedì e porta le lettere per tutti i Regni di Spagna, Portogallo, ecc.... Da molto tempo in qua si fa il seguente cammino: Da Roma, Firenze, Bologna, Modena, Parma, Piacenza, Milano: qui si trattiene due giorni e prende le lettere di Milano e d'Alemagna e passa a Torino, Sciambery e al Ponte Buonvicino lascia le valigie, consegnandole ad un Maestro del Generale delle Poste del Re di Francia, che le fa condurre a Lione. Piglia i pieghi di quel Regno, poi passa per Provenza, Linguadocha, per la Contea di Baiona nella Guascogna e rimette i pieghi per quel Paese e per Baiona. Indi passa i Pirenei al passo di Cenfrane, portandosi a Saragozza di dove rimette i pieghi per Aragona e Catalogna. Se ne passa a Madrid e di qui si inviano i plichi a Toledo, Gudiana, Ocagna, Alcantare, ecc..., città della Nuova Castiglia"[iii]. Osservando i tempi medi previsti per percorrere alcuni itinerari, nascono delle perplessità considerando i numerosi ostacoli che impedivano i collegamenti: calamità naturali, rappresaglie, guerre, assalti dei banditi, epidemie, ecc. Quando nel 1516 fu stipulata una convenzione tra Carlo I re di Spagna e Francesco Tasso per l'organizzazione dei servizi da Bruxelles (base di partenza) a Innsbruch, Verona, Roma, Napoli, Parigi e Spagna, tra le varie clausole vengono stabiliti i tempi medi previsti per i seguenti percorsi:
Questo era servizio di Stato e, probabilmente, i tempi dovevano essere rispettati[iv]. Nel 1600 il Codogno ci propone altri dati:
Da altri autori ricaviamo i seguenti tempi: da Roma a Napoli: 4/5 giorni, Il Codogno avverte che oltre alle difficoltà del percorso, spesso i corrieri sono trattenuti dai principi che devono preparare le lettere. A Firenze, in modo particolare, la sosta si fa sensibile: "... e non sarà poco l'essere spediti in quattro ore, e tengo che ciò non sia colpa di S. A., ma si ben dei suoi officiali..."[v]. Nei numerosi itinerari citati dal suddetto autore Firenze è, lungo l'asse italiano, una presenza fissa: a Firenze avveniva la divisione della via romano-spagnola da quella che portava ad Anversa nei Paesi Bassi. [i] O. Codogno, Nuovo itinerario delle Poste per tutto il mondo, in Venetia, appresso Lucio Spineda. MDCXX; anastatica: Migliavacca, 1980,p.92. [ii] Ibidem, pp. 92-93. [iii] G. Miselli, II Burattino veridico, ovvero istruzione generale per chi viaggia, in Roma per Michele Èrcole, 1682,pp. 165 e 175. [iv] O. Codogno, op. cit., pp. 73-75. [v] AA.W., Con i Tasso da Comello all'Europa, cit., pp. 42-43.
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