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Un QUADRO per volta... l'Unità d'Italia |
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di Mariateresa Battizzati in la Voce del C.I.F.R. n. 90 | ||||
Risorgimento significa ritorno alla vita concepita nella civiltà e nella libertà e storiograficamente si vuole indicare quel movimento, a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, che ebbe come fine la libertà politica, l’indipendenza e l’unità d’Italia. Ad essere “contagiato” dalla profonda trasformazione storica sul territorio italiano non fu soltanto il mondo politico ed economico sociale: tutta la letteratura, nelle sue più diverse sfaccettature, venne pervasa dal soffio del cambiamento, ma non di meno la pittura rese omaggio al Risorgimento. Definirei il foglietto celebrativo del 150° anniversario della Spedizione dei Mille, emesso il 5 Maggio 2010, una piccola opera d’arte, chiedo scusa se poi la considero una delle pochissime, graficamente ed esteticamente, buone produzioni tra le emissioni di Poste Italiane.
Il foglietto è articolato in quattro francobolli, ognuno di valore diverso, che raffigurano altrettanti dipinti risorgimentali; il tutto poi è montato su uno sfondo ripreso da una antica incisione. Nel suo insieme l’armoniosa composizione è realizzata da Angelo Merenda.
Il valore da 0,60 centesimi propone “Imbarco di Garibaldi a Quarto” di V. Azzola. Il 5 maggio 1860 più di mille volontari si imbarcano a Quarto sulle imbarcazioni Piemonte e Liguria, acquistate dall’armatore Rubattino. Il quadro si trova al museo nazionale del Risorgimento di Torino. Della seconda opera, nel valore di 0,65 centesimi, “Lo sbarco a Marsala” non si conosce l’autore; il quadro è conservato a Bergamo presso il Museo Storico; il bollo da 0,85 centesimi raffigura “La battaglia di Calatafimi” di Remigio Legat. Il quadro, un olio su tela delle dimensioni di cent. 121 x 180, è ospitato dal Museo del Risorgimento di Milano. La leggenda dice che fu durante questo scontro che Garibaldi disse al Generale Nino Bixio: “Nino, qui si fa l’Italia o si muore”, poco più di quattro ore di battaglia tra le truppe borboniche e i Mille, guidati da Garibaldi sulle alture di Calatafimi, un antico borgo arabo in Sicilia , segnarono l’inizio dell’avanzata garibaldina e la fine del dominio borbonico. Nel valore da 1,00 euro è riprodotto “L’incontro a Teano” di Pietro Aldi, quadro conservato nel Palazzo Pubblico di Siena; è un esempio fortunato di iconografia patriottica, Aldi è un importante artista maremmano, nasce a Manciano nel 1852, ma la morte lo coglie troppo presto, a soli trentasei anni; non solo la pittura, ma anche la storia perde un artista interessante. Nel 1911, la sua città natale, in virtù di una pubblica sottoscrizione, erige al cittadino-artista Pietro Aldi un monumento in Piazza Garibaldi. Tra le innumerevoli correnti pittoriche dell’arte italiana la pittura risorgimentale occupa un posto rilevante: il suddetto foglietto, bello nel suo insieme, ci permette di conoscere e ammirare artisti forse poco noti che, dalla contemporaneità storica, hanno creato una pittura di genere , pittura che sarà innalzata a livelli considerevoli da Giovanni Fattori, Girolamo Induno ed altri. Giovanni Fattori, già nel 1848, si trova coinvolto nei moti risorgimentali svolgendo il compito di fattorino del partito d’azione per distribuire i fogli “incendiari”; non parteciperà direttamente alle imprese garibaldine, ma, per amore di verità dei fatti, si recherà spesso sui luoghi di battaglia per narrare con il pennello la storia nella sua verità, diceva infatti:”…quando all’arte si leva il verismo cosa resta?”
Appartenente alla corrente dei Macchiaioli, pittori toscani della seconda metà dell’800, Fattori sostiene e propone una pittura di “impressione”, avulsa dal pesante accademismo , libera di narrare attraverso macchie di colore la vera realtà; cerca fonte di ispirazione negli aspetti più umili del quotidiano paesaggio, negli animali, nel duro lavoro umano, nelle scene di vita militare.
“Campo italiano dopo la battaglia di Magenta” 1861, olio su tela, un quadro molto grande, cm.232x348 Firenze Galleria Arte Moderna Palazzo Pitti, ci racconta non un momento tumultuoso di battaglia, ma il triste e dignitoso ritorno dei feriti: siamo alla Seconda Guerra di Indipendenza, l’esercito franco-piemontese, al comando del generale Mac Mahon sconfigge gli austriaci il 4 giugno 1859. Fattori predilige una scena vista dalle retrovie come le suore che soccorrono i feriti, i soldati sono ripresi nella maggior parte di spalle, non sono eroi immortali, ma semplici uomini stanchi e feriti.
Un'altra colonna portante della pittura risorgimentale è Girolamo Induno, pittore milanese sempre presente a tutte le tappe fondamentali per il raggiungimento dell’Unità d’Italia, ma la filatelia sovente dimentica di celebrare pittori che hanno fissato su tela significativi frammenti di storia. Gran parte della sua rassegna pittorica fu una specie di illustrazione delle esperienze di guerra, alla quale Induno partecipò direttamente sempre al fianco di Garibaldi: la materia prima era lì sul campo e in qualità di pittore ufficiale di scene militari, interprete autorizzato dal Risorgimento, l’artista si serve di schizzi e appunti ripresi dal vero. Come Fattori, anche Induno dedica una sua opera a “La battaglia di Magenta” – 1861 Milano Museo del Risorgimento E’ una grandiosa scena epica intesa però a dare allo spettatore una visione decisamente umanitaria e anticonvenzionale della storia, si tratta di epica senza retorica e senza eroi.
Nel francobollo da Lire 25 è raffigurata la battaglia di Magenta di Fattori, nel valore da Lire 110 la battaglia di Magenta di Induno. “pennelli e fucili” … la pittura risorgimentale.
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