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Varietà nei francobolli di Regno e di Repubblica

risponde Franco Moscadelli, Perito Filatelico e delle Tecniche di stampa

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Le tre varietà del c. 15 "Ferro di cavallo" soprastampato

Leggere normalmente porta ad "apprendere". In alcuni casi però fa nascere dei dubbi!
Sto riordinando la mia collezione, dopo la serie De La Rue, viene il "quindici centesimi" con soprascritto C. 20 e il famoso "ferro di cavallo" impresso in bruno d'Italia, e non nero come i più dicono.

Dopo l'aumento della tariffa per il porto di una lettera da 15 a 20 centesimi, per motivi d'urgenza ed economicità, vennero ritirati i fogli interi del 15 centesimi per essere soprascritti.
Fin qui tutti d'accordo!

Come si spiegano le tre varietà del "ferro di cavallo"? Scontato che la prima sia quella rappresentata dal francobollo originario, quella con quattro e quella con otto punti bianchi in aggiunta sono ristampe. Condivisibile la prima scelta, alla luce del doppio intervento sulla matrice incomprensibili le altre due, tanto valeva stamparne uno nuovo (cosa che è stata fatta solo nell'aprile del 1867).

A parte che tra il "ferro di cavallo" e il 20 Cent. del Bigola è intercorsa la terza Guerra d'Indipendenza, esiste una spiegazione plausibile?

Ringraziando e cordialmente saluto.
Ivan Tintorri

Risponde il perito:

Franco Moscadelli
Perito Filatelico e delle Tecniche di stampa
www.francomoscadelli.it

Egregio signor Ivan,
legittima la sua domanda.
Il “Ferro di cavallo” deriva il suo nome dalla soprastampa apposta sui precedenti valori da 15 centesimi per aumentarne il valore postale a 20 centesimi, come prescritto nell'art. 5 della Legge 24 novembre 1864 nº 2006.
La decisione, approvata in Parlamento nell'ottobre 1864, colse di sorpresa la stessa Amministrazione Postale, che continuava ad ordinare all'Officina De La Rue di Londra la stampa del 15 centesimi, in base alle vecchie tariffe. La fornitura era arrivata ad almeno 60 milioni di esemplari del 15 centesimi.

Per ovviare all'aumento tariffario, risparmiando inchiostro e carta e per dare tempo di coniare un nuovo valore da 20 centesimi, si decise di correggerne l'importo soprastampando i francobolli esistenti con una banda bruno scuro a forma di ferro di cavallo. Ai quattro angoli dei francobolli venne invece soprastampata la tariffa nuova di 20 centesimi.

Nel marzo del 1864, il conio dell'officina di stampa si era incrinato e quindi in aprile venne sostituito con uno nuovo al quale vennero aggiunti 4 punti nell'ovale della legenda, due per lato, ad incastrare la rosetta. Questa variazione serviva ad individuare eventuali falsificazioni. Non è però nota la ragione per la quale, nel luglio, venne ancora nuovamente cambiato il conio, aggiungendo altri 8 punti sugli spazi laterali del fregio, (forse per lo stesso motivo delle falsificazioni?).

In questo modo vennero create tre varietà: senza punti, 4 punti e 12 punti; quella a 4 punti, dato il breve periodo di uso del conio, è senza dubbio la più rara e dunque la più ambita dai collezionisti dei francobolli del regno d'Italia. L'11 marzo 1867 il “Ferro di cavallo” con Regio Decreto venne messo definitivamente fuori corso e le amministrazioni postali vennero invitate a restituirne le scorte entro il mese di luglio.
A presto su “Il Postalista!”

Cordialità,

Franco Moscadelli
01-10-2022

 

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