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Quale futuro per i collezionisti di francobolli usati? |
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Fabrizio Stermieri | ||||||||||||||
Gli amici collezionisti lo sanno ormai da tempo: oggi è più facile (ma anche qui, non sempre) trovare i francobolli nuovi, che le Amministrazioni postali sfornano a ritmo frenetico (compreso quella italiana) piuttosto che reperirne qualcuno in buono stato regolarmente annullato su una corrispondenza effettivamente viaggiata. Sempre più spesso le affrancature sono meccaniche, virtuali o addirittura ipotetiche, i pochi francobolli utilizzati dall'utenza privata sovente non vengono nemmeno annullati o se lo sono sembra che l'addetto di turno l'abbia fatto giusto per macchiare quell'antipatico quadratino adesivo che ci ostiniamo a chiamare francobollo. Nei giorni scorsi mi è arrivata una raccomandata dall'Egitto (foto). A parte il timbro d'arrivo che ho messo io, non ci sono tracce visibili di affrancatura: non un bollo a data di partenza, non un bollo d'arrivo o di transito, niente francobolli e nemmeno etichette di valore, solo un codice a barre e numerico autoadesivo con l'indicazione in chiaro El-Gezira. Una scritta in alto a destra forse indica un numero (valore, protocollo?) in arabo, un'altra di lato è un numero in caratteri latini, il 5B e la scritta di lasciato avviso è del mio postino di quartiere. Sarà anche un pezzo da collezionare nella classe "storia postale", ma per un collezionista di francobolli rimane un buco vuoto nello stomaco. Saluti (non dall'Egitto).
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