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Danilo Bogoni intervista Paolo Padova - Presidente dell'A.I.C.A.M. | ||||||||||||||
Quarantun anni fa, nel mondo del collezionismo postale l’AICAM, Associazione italiana collezionisti di affrancature meccaniche, portò una ventata di aria nuova. Un’associazione nata palesemente controcorrente: niente competizioni a premi che inevitabilmente creano divisioni, ma amicizia, socialità, convivialità, cultura e mostre che aiutano ogni socio a crescere. “Se la nostra Associazione, al di là delle inevitabili e dolorose perdite che la vita porta con sé, riesce a mantenere un significativo numero di soci aderenti – ammette con una punta d’orgoglio il presidente Paolo Padova -, questo lo dobbiamo a quel particolare spirito di amicizia e solidarietà con cui è stata improntata dal nostro fondatore, Nino Barberis, e che ci sforziamo di mantenere vivo come nostro peculiare elemento”. Il 3 e 4 settembre in quella che un tempo era la Ferriera di Rossiglione, l’AICAM ha festeggiato alla grande i propri quarant’anni. Meglio, i quarantun anni. Un ritardo sul calendario legato al Covid che l’anno scorso, quando la macchina organizzativa già aveva i motori che rombavano per la partenza trionfale, furono spenti in tutta fretta. Tenuti pronti per ripartire quando la situazione pandemica lo avesse permesso. Il tempo è venuto, così, per dirla con Paolo Padova al quale abbiamo posto alcune domande, il 2022 sarà ricordato come un anno “memorabile” Anziché la fondazione considerate la vostra "nascita" il Congresso di Velate Milanese del 24 ottobre dove erano presenti 35 soci? Durante il 1981 e parte del 1982 Nino Barberis e Dario Barbieri avevano fatto circolarer la notizia della volontà di riunire in associazione coloro che si interessavano di affrancature meccaniche, grazie anche ad annunci ed articoli apparsi su “Il Collezionista – Italia Filatelica”, su “la Notte” a firma di Vincenzo Mento e su “Cronaca Filatelica” a firma di Giuseppe Sabelli Fioretti: furono raccolte 87 adesioni da tutta Italia.
Com'è cambiata in questi 41 anni l'Aicam e i suoi soci, a parte l'età? L’AICAM, come filosofia, è rimasta sempre la stessa: è rimasta immutata la grande voglia di ricerca. Teniamo presente che nel campo dei francobolli per ogni nazione esiste un solo emittente, è facile creare e aggiornare i cataloghi, che quindi si possono consultare e trovare tutto ciò che interessa ed è offerto dal mercato filatelico. Per le rosse non esistono, invece, cataloghi completi, ma solo repertori compilati dalla buona volontà di qualche collezionista. È quindi spesso una ricerca al buio, che obbliga a scartabellare tutto il materiale che troviamo, soprattutto quello più vecchio, alla ricerca di impronte che ci possono interessare. Qual è l'imprint dell'Aicam? Di imprint dobbiamo considerarne due: quello umano e quello collezionistico. Durante le nostre manifestazioni, in modo assolutamente spontaneo, sono nate anche le “AICAM GIRLS”, che non sono altro che le nostre compagne che sempre sono con noi, perché anche loro si ritrovano molto volentieri per rinnovare incontri e conoscenze. Oltre a questo, da alcuni anni, il programma delle manifestazioni comprende anche una parte turistica ed eno-gastronomica, relativa al territorio in cui ci troviamo. L’imprint collezionistico è stato inizialmente soprattutto tematico. E tutti questi aspetti, insieme, concorrono nella scelta, per noi vincente, di esporre le nostre collezioni senza alcuna competizione, ma solo per il puro piacere di mostrare agli amici un particolare argomento che ci ha interessati e come lo abbiamo svolto, evitando quindi invidie e dissapori. L'Aicam è molto attiva nel settore delle pubblicazioni: il periodico Aicam News, l’anno scorso rinnovato, e poi tutta una serie di pubblicazioni.
Quarantun anni fa le rosse erano usatissime per la spedizione della corrispondenza. Ora le si vede praticamente solo in Vaticano e a San Marino. È vero che fino alla fine degli anni ’90 del secolo scorso non c’era azienda od ufficio, anche di medie o piccole dimensioni, che non si fosse dotato di macchina affrancatrice postale. Il loro declino è dovuto a più fattori: lo sviluppo di internet e della posta elettronica (e-mail), che ha reso superfluo l’invio di documenti cartacei e contemporaneamente la crescita di società che offrono servizi di recapito e di postalizzazione in concorrenza con Poste Italiane. Non ultimo sono le stesse Poste Italiane che si offrono di rendere franca la corrispondenza, dietro modico compenso, presso i loro uffici (di tutti i livelli, dall’ufficio postale locale al centro provinciale, oppure al CMP regionale). Ma soprattutto Poste Italiane propende per l’affrancatura tramite contratti SMA (Senza Materiale Affrancatura): probabilmente l’80/90% della corrispondenza attuale rientra in questa categoria. Ed è un vero peccato che aziende e enti pubblici non si rendano conto del valore che potrebbe avere una loro comunicazione “personalizzata” (rispetto all’anonimato di una etichetta SMA oppure di una affrancatura meccanica di un CMP), come invece continua ad avvenire in molti altri Paesi, in primis Francia, Germania, Olanda... Anche le TP label che sembravano rappresentare il futuro sono state pensionate. Un capitolo da esaminare a parte è il servizio agli sportelli degli uffici postali. A parte un esperimento con affrancatrice Anker nell’ufficio postale di Roma Centro nel 1927, in concomitanza con l’introduzione delle macchine affrancatrici postali private in Italia, la meccanizzazione degli sportelli postali per l’accettazione di raccomandate ed assicurate ebbe inizio solo nella prima metà degli anni cinquanta del secolo scorso; macchine meccaniche, elettriche o meno, che giunsero fino alla fine del secolo. Lo sviluppo tecnologico portò nel 1986 le Poste a sperimentare una prima affrancatrice elettronica fornita dalla Sysco, un centinaio di macchine che vennero installate in alcuni uffici postali del Lazio. Nel 1998, in occasione dell’Esposizione filatelica ITALIA 98, venne presentata una nuova affrancatrice che sfruttava le possibilità offerte da un microcomputer, macchina costruita dalla EMS, la stessa azienda che aveva fornito le ultime affrancatrici meccaniche di cui erano dotati tutti gli uffici postali. Negli ultimi anni queste apparecchiature hanno cominciato ad essere sostituite da nuove macchine fornite dalla Pitney Bowes. Mentre le macchine affrancatrici da sportello erano nate per questo uso specifico, ma costruite da aziende che si interessavano d’altro, queste ultime sono vere e proprie affrancatrici meccaniche in uso anche presso gli utenti privati e lo si vede dal layout delle impronte. A questo punto, cosa collezionate? State diventando, nel vostro ambito, storico postali abbandonando la scelta marcatamente tematica dell'inizio? No, non stiamo abbandonando la scelta tematica: in mancanza di materiale nuovo italiano siamo obbligati anche a ricorrere a materiale straniero che ci permette di portare avanti le nostre tematiche.
Danilo Bogoni | ||||||||||||||
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