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Esposizioni e giurie | ||||||||||||||
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Recenti novità nel settore espositivo a concorso (alludo in particolare all’istituzione la nuova sezione FO-Filatelia d’Oggi, aperta alle collezioni realizzate con materiale filatelico degli ultimi 30 anni, che farà il suo debutto a Bergamo in settembre- si spera!- e alla simpatica presentazione congiunta a video di Aniello Veneri e Paolo Guglielminetti della manifestazione filatelica virtuale organizzata da CIFT e CIFO con il patrocinio della Federazione fra le Società Filateliche Italiane denominata "Phil-Italia 4.0") e la partecipazione ad una recente giuria e a tante altre precedenti, mi hanno indotto a fare le considerazioni che seguono. Non sono cose nuove, tante sono conferme, ma, visto che sono sempre attuali, perché non ripeterle? Potrebbero giovare! Partiamo dai punteggi, una scala che arriva fino a 100 e che è divisa come sapete. Inizio dalla voce ultima (leggendo), ma che però è la prima impressione che uno si forma vedendo una collezione: la presentazione. Alla quale sono assegnati solo 5 punti, ma che però influenza (senza essere il covid!) tutte le altre voci. Una bella presentazione ben dispone chi la vede e la esamina, una brutta o trascurata induce ad andar a cercare altre mancanze. Occorre premettere che una cosa è vedere una presentazione dal vivo, un’altra solo a video: nella prima si ha una visione d’insieme, nell’altra questa sfugge. È come guardare un quadro a pezzettini. Certe cose non possono essere afferrate e la sequenza ed il complesso si perde. E si perde anche di vedere quanti sono i fogli presentati (e ne abbiamo avuti gli esempi!). Io (senza voler fare il maestro!) quando avevo preparato una presentazione disponevo i quadri da 12 a due a due sul letto (in lunghezza) per vedere che certi pezzi fossero nella posizione più adatta ad essere notati (con i quadri da 16 occorrerebbe un letto matrimoniale). Venendo in particolare all’ultima AICPM NET di novembre 2020 noto che, in genere, è stato raggiunto un buon livello di presentazione. La maggioranza dei punteggi è 5, molti sono i 4, rari i 3. Però, come ho già scritto altre volte, ed è valido per tutte le voci, vi possono essere degli ipotetici 4,49 arrotondati a 4 e dei 4,51 arrotondati a 5. Ora la differenza è di un punto, mentre in realtà sarebbe di soli 2 centesimi di punto. Quello che però ho notato è che ora, sempre più spesso, vi sono delle presentazioni che sono migliori, ad un livello superiore a quelle alle quali è stato (giustamente) assegnato 5. Sono, per andare al concreto e le vedete anche voi, quelle per le quali ho scritto “darei un punto in più”(per aver inserito qualche immaginetta pertinente, per aver usato più adatti fogli A3, per aver aggiunto codici QR…). Ma più del massimo, più di 5 non si può dare! Risolviamo dando un premio speciale? Per una volta si può fare, ma quando la cosa si ripeterà e diffonderà? E si diffonderà perché è una tendenza internazionale ed ora le possibilità ed i mezzi sono disponibili. Visto che l’asticella si è alzata, dobbiamo quindi incominciare a pensare di assegnare il massimo punteggio 5 a questi “darei un punto in più”, a dare 4 punti ai precedenti 5 e …. Non ditemi che ho scritto eresie e che non si può fare. È quello che si è verificato già prima quando le scritte erano a mano (e si dava 5), poi a macchina con attaccata una strisciolina adesiva (e si dava 5)... Ora non diamo più 5 a queste presentazioni. Gli espositori, avvertiti di ciò, noteranno, capiranno e si miglioreranno, come si son sempre migliorati. Il progresso non si ferma! ed è inutile cercare di fermarlo o negarlo. Sempre andando a ritroso esaminerei ora i punti per la qualità 10 e per la rarità 20. Tratto di queste voci assieme perché le considerazioni sono simili: per entrambe ho notato un certo appiattimento ad assegnare punteggi alti. Per la qualità sono comuni gli 8 su 10 e per la rarità i 17 o 18 su 20. Questo indubbiamente per merito dei collezionisti, ma anche perché da parte dei giurati si è adottato un campo d’osservazione rivolto alla sola area italiana, pur allargata in certi casi. Per questo mi piace ricordare ai tanti che, per ragioni anagrafiche, non sono stati presenti a quanto si è discusso ad Asiago nel 2001 nel Seminario di Storia postale in quella riunione sotto la neve con Buzzetti, Riggi, Deppieri, Astolfi, Mentaschi, Crevato-Selvaggi….sulla questione se considerare una qualità o rarità assoluta o relativa. Per semplificare: se per la rarità prendere in considerazione tutto il mondo e tutti i periodi o solo l’area italiana di uno specifico periodo o settore e per la qualità se paragonare una lettera dei primi Ottocento viaggiata dall’Italia in America con una prioritaria “provocata” di oggi. Ora non si tratta di essere più “stretti” o severi, ma di vedere le collezioni in un campo più largo e prendere in considerazione anche quanto è oltre l’area italiana. Questo perché i tempi sono cambiati e, diciamolo!, non vi sono più i Diena e Ermentini che magnificavano i francobolli degli Antichi Stati e d’Italia nel mondo. Discorso ancor più “vecchio”, quasi “martellante” quello che mi accingo a fare per la voce importanza 10 punti. Qui ci troviamo di fronte ad un titolo che definirebbe un tema al quale è più semplice assegnare un punteggio. Non ci dovrebbe essere nessuna remora ad utilizzare il completo arco numerale da 1 a 10, eppure!.... Ci sono sempre resistenze, quasi si ritenesse offensivo assegnare 1 a chi presentasse l’uso di un (un solo!) francobollo commemorativo usato a Roccabianca (Roccacannuccia non l’ho trovata!) in un periodo limitato. Alla voce importanza si lega la voce svolgimento 20 punti. È chiaramente più semplice svolgere un tema ristretto che uno ampio o molto lungo. Quindi spesso queste voci si bilanciano ed è abbastanza consueto trovare i più bassi valori di importanza assieme ad altissimi, talvolta anche al massimo, valore di svolgimento. Per ultima, ma non certo perché è tale, la voce conoscenza 35 punti. Che rappresenta più di un terzo dei punti. E che è la più difficile da giudicare ed assegnare perché oltre a comprendere in qualche modo anche le altre implica che venga presa in considerazione la persona e la conoscenza dimostrata in quella collezione presentata. Una cosa indubbiamente complicata, difficile e “delicata” da numerare. Presi in considerazione questi punteggi, occorre ora allargare un po’ il campo e provare a portare e proiettare le collezioni italiane giudicate finora in un campo nazionale in quello internazionale. Qualcuno mi potrà dire che a questo potremmo pensare anche dopo, ma io ritengo invece che si debba guardare avanti adesso perché se guardiamo avanti ora potremo capire la giusta via da imboccare. Già ora noi, in campo nazionale rispetto a quello internazionale, abbiamo 5 punti di differenza nell’assegnazione delle medaglie e, naturalmente e giustamente, apprezziamo e sappiamo meglio giudicare una “collezione nazionale”, cioè di un “tema nostro”, riferito ad una nostra zona o a nostri particolari avvenimenti. Diversi collezionisti, ora sempre più spesso, hanno allargato il campo d’azione del loro studio, delle loro ricerche, delle loro raccolte, delle loro presentazioni… e portano a concorso collezioni più internazionali, che vengono ben accolte, apprezzate e giudicate in campo nazionale. Poi, in campo internazionale, incominciano le difficoltà….e qualcuno rimane deluso e colpevolizza Tizio o Caio od il sistema per lui ingiusto. Dobbiamo quindi (per le medaglie interessa poco, visto che ora sono di carta!) portarci a poco a poco a vedere di giudicare più internazionalmente e, visto che questo passaggio andrà spiegato, sarà graduale e dovrà valere erga omnes, non vi dovrebbero essere difficoltà a farlo passare. Particolare attenzione, come ora d’altronde, dovrà essere rivolta alle collezioni esordienti. È almeno antipatico dover constatare che prima si è sbagliato ed ora è dura dover tornare indietro! Però bisogna farlo. Perseverare, o peggio cercare di coprire quell’errore sarebbe incomprensibile. Per fare un esempio pratico e spiegarmi meglio accenno ai miei concorsi all’estero (così non dovrò temere polemiche o denunce di violazione di privacy). La mia 1866. La liberazione del Veneto (che resta la collezione “principe” e preferita), messa in inglese, è arrivata all’Oro internazionale solo perché sorretta dal libro: troppo particolare, troppo locale (anche per l’avvenimento), troppo difficile. Per questo ho scelto di presentare, sempre in inglese, 1866/1879. Le tariffe nel Veneto…..una collezione più facile da far capire perché con certe grandi affrancature, particolari usi e destinazioni era più appariscente. La mia terza “divagazione sul tema” 1866/1879. Tassate, tassazioni, segnatasse…a Milano ha avuto l’Oro grande forse solo perché è stato guardato chi l’ha presentata. E quest’ultima, la più difficile delle tre, all’estero non ho mai nemmeno pensato di portarla. Un altro problema da affrontare sarà quello della suddivisione delle collezioni a concorso che ora è troppo frammentato, incasellato, quasi ingabbiato. Vi è, solo per citare le principali, la Filatelia tradizionale, la Storia postale, la Filatelia tematica, e poi l’Interofilia, la Posta Aerea…e per alcune di esse, come la Storia postale vi sono anche delle suddivisioni temporali: antica, classica, moderna, contemporanea e perfino diacronica (per la quale occorre spesso spiegare cosa si intende). Tutto questo perché? Certamente per poter meglio giudicare le varie collezioni, per poter assegnare medaglie più ponderatamente, per poter quindi avvicinarsi alle aspettative del collezionista provando a considerare alla stessa stregua gli uni e gli altri… Impresa improba, forse utopistica, visto che alla fine è uno solo a vincere il Gran Premio. E certi nazionalismi e certi “errori”, alla fine si pagano. Alludo, per fare un esempio, al mancato Gran Premio a Masi alla Wipa 2000. Sono passati vent’anni e tanti hanno dimenticato o neppure lo sanno. Spesso ciò accade perché è molto sottile la linea che divide una presentazione in Tradizionale da quella in Storia postale (si è già dimostrato che può non essere un errore mettere francobolli nuovi in Storia postale e che in Tradizionale si devono spiegare i perché di certe affrancature e pertanto descrivere certe tariffe). Si arriverà forse a considerare a parte solo le varie tecniche e modalità di stampa dei francobolli unificando le attuali altre divisioni? Capita anche sempre più spesso che non vi siano giurati disponibili per le varie specialità. So di addentrarmi in un campo minato, ma devo farlo. Troppo spesso si è posti di fronte ad un tema nuovo, senza precedenti, un argomento non dell’area italiana, per il quale non vi è lo specialista (talvolta chi lo conosce di più è il concorrente!) e allora si ripiega su un giudizio medio, restando in un’area grigia o peggio mettendo la collezione “fuori concorso”. Stando alle regole attuali ciò sarebbe perfettamente lecito e possibile, ma ritengo si debba far di tutto per evitare soluzioni pilatesche. Come? Chiaramente informandosi, chiedendo ad un altro giurato, come si fa già ora, o arrivando a parlarne anche con lo stesso collezionista. Violeremmo così i doveri d’ufficio del giurato? Ci comporteremmo in maniera scorretta o vietata? Dipenderà molto dal nostro atteggiamento e da come ci proporremo. Nostro scopo dovrà essere conoscere e capire e per farlo occorrerà predisposizione all’apertura a cose nuove e tanta buona volontà. Non occorrerà essere dei tuttologhi, ma avere quella certa ampiezza di conoscenze che unita ad una certa dose di curiosità permetta di capire la validità o meno di una certa presentazione. E di questo operare trarrà beneficio il collezionista, il giurato ed il sistema in generale. Che fare quindi? Dobbiamo cambiare tutto? No! Non è “tutto sbaiato, tutto da rifare”, come diceva il Ginettaccio. Anzi in certe cose, come nei programmi per gestire i concorsi, noi Italiani siamo all’avanguardia. Visto che il mondo è diventato più “vicino”, più globalizzato, occorre semplicemente guardare avanti e più in largo. Con questo non per supinamente adattarsi alla situazione, ma per gestirla in modo da far apprezzare, nelle varie specialità, sempre di più la nostra Storia postale e la nostra Filatelia, che partendo da quella Rinascimentale a quella degli Antichi Stati italiani non ha pari al mondo. Questo fattore spesso noi lo trascuriamo (colpevolmente). Quindi che fare? Appena si potrà, andare di più all’estero, meglio se come giurati e concorrenti, ma anche senza collezioni, partecipare maggiormente alle varie manifestazioni, mostre, convegni, intervenire o farsi solo vedere in Zoom, scrivere (anche facendosi sistemare l’articolo in lingua estera), fare insomma vedere che ci siamo e che valiamo! I risultati arriveranno. Le dimostrazioni le abbiamo già avute ed altre verranno. Lorenzo Carra | ||||||||||||||
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