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Il Palazzo del Governatorato vaticano che, al piano rialzato di sinistra, ospita l’Ufficio filatelico e numismatico |
Il Governatorato della Città del Vaticano ha una nuova legge. Ufficializzata il 6 dicembre 2018, entrerà operativa a far tempo dal prossimo 7 giugno. A stenderla, su preciso mandato di papa Francesco (chirografo del 22 febbraio 2017), è stato il cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.
Il provvedimento, varato con Motu proprio del Pontefice “riforma la legislatura alla luce dei principi di razionalizzazione, economicità, semplificazione e seguendo i criteri di funzionalità, trasparenza, coerenza normativa e flessibilità organizzativa”. Obiettivi naturalmente nobili e condivisibili, quantomeno a livello di principio. Anche se non del tutto. Specialmente per quel che riguarda la filatelia e la numismatica. Di fatto la nuova legge, almeno per quel che riguarda i francobolli e le monete da collezione, preoccupa e allarma. Preoccupa e allarma perché cancella, come ufficio centrale, l’Ufficio Filatelico e Numismatico, “che cura tutto quanto attiene alla coniazione delle monete e all’emissione dei francobolli e alla commercializzazione di tali prodotti presso i collezionisti. Esso custodisce e gestisce – negli spazi dei Musei Vaticani – uno speciale Museo filatelico e numismatico, in cui sono raccolte le monete coniate ed i francobolli emessi dal 1929, anno nel quale ha iniziato ad esistere lo Stato della Città del Vaticano”. Allo stesso ufficio la legge 16 luglio 2002 all’articolo 23 affidava altresì la “cura” delle “procedure e le attività relative alla progettazione ed emissione di monete e carte valori postali nonché il servizio per i collezionisti”. Di filatelia, infatti, la nuova legge si parla qua e là in un modo che, come si è detto, preoccupa.
Reintrodotto l’ufficio del segretario generale, la legge riduce da 9 a 7 le Direzioni (la Specola Vaticana, quale organismo scientifico fa storia a sè stante), mentre gli Uffici centrali scendono a 5 a 2, attuando in tal modo “un moderato decentramento”. Il che corrisponde al vero. Non, però, per monete e francobolli e monete da collezione che presenta uno spacchettamento farraginosamente incomprensibile. In quanto non tiene in alcun conto la specificità propria di questi due settori del collezionismo, i quali, come ben si sa (o si dovrebbe sapere) non possono rispondere a ragioni puramente economiche proprie di altri comparti merceologici. Francobolli e monete da collezione non costituiscono un bene di prima necessità. Si tratta di un bene voluttuario fino ad un certo punto, perché fondamentalmente è passione, è cultura e piacere intimo.
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Una bacheca, all’ingresso dell’Ufficio filatelico e numismatico con depliant informativi |
Invece la legge, all’articolo 10/a attribuisce semplicemente “Poste e la Filatelia” alla Direzione delle Telecomunicazioni e dei Sistemi informatici. Una decisione che ad onor del vero presenta una sua logicità, dato che la filatelia è intimamente legata alla posta, se non fosse per altri articoli. A suscitare curiosità, perplessità e timori è fondamentalmente l’articolo 11, il quale elenca le funzioni della Direzione dell’Economia che comprende, tra l’altro, “la Zecca dello Stato”. Intendendo probabilmente i rapporti con la Zecca dello Stato italiano, visto che il Vaticano non ne dispone di una propria. Tuttavia l’estensore sembra non aver tenuto nella dovuta considerazione il fatto che l’articolo 5 della Convenzione monetaria stabilisce, sì, che le monete “sono coniate dall’Istituto poligrafico e zecca dello Stato della Repubblica italiana”, ma al tempo stesso, in “deroga al paragrafo 1” lascia la possibilità allo “Stato della Città del Vaticano” di poter “far coniare le sue monete da una zecca UE che conia monete in euro diversa da quella menzionata al paragrafo 1, previo accordo del comitato misto”.
Lo stesso articolo, al comma 4, fissa le competenze della Ragioneria dello Stato, la quale “tiene la contabilità generale e verifica la contabilità analitica dei singoli Organismi”, cura “la gestione del patrimonio, la tesoreria e l’attività finanziaria, attuando le direttive ricevute dagli Organi di governo”. Tra le attività economiche figura, al punto b), la “Commercializzazione filatelica e numismatica”. Un controllo contabile, o qualcosa di più?
La domanda che sorge spontanea è: chi gestirà concretamente l’Ufficio filatelico e numismatico e chi si occuperà del Museo filatelico e numismatico (del quale nella legge non si fa alcuna menzione)? Quel che resta dell’Ufficio filatelico e numismatico? Ma allora, non era meglio lasciare tutto come era, senza complicati spacchettamenti?
Una cosa sembra certa, e cioè che dal 7 giugno l’Ufficio filatelico e numismatico che abbiamo conosciuto fino ad ora, non sarà più quello.
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