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Non ti scordar di me n.2
tempera all’uovo, tavola di legno preparato con gesso dell'artista: Yingjing Sang

a cura di Djana ISUFAJ

DIFETTI COSTANTI NEI FRANCOBOLLI DEL GRANDUCATO DI TOSCANA
di Cesco Giannetto
Centro Filatelico Internazionale - Milano 1960
pagine 15 con illustrazioni a colori e in bianco e nero

Dalla Premessa a cura dell’autore
E’ bene che agli amici giustifichi il perché della ripubblicazione dei difetti costanti e caratteristici riscontrati ed esaminati nei francobolli del Granducato di Toscana. Ho inteso descrivere solo i difetti che secondo me si riscontrano costantemente nella prima e seconda emissione e che possono essere definiti con sicurezza importanti. Ho tralasciato di proposito la menzione del decantato 4 crazie con il tassello del valore capovolto perché non l’ho potuto mai esaminare e non mi è stato possibile quindi spiegare come e perché sia nato. Già precedentemente ho formulato un’ipotesi che purtroppo le ricerche ulteriori non hanno confermato. Dopo lunga meditazione l’uso della voce “difetti” a preferenza di altre, mi è parsa più attinente, perché i difetti di cui dirò, sono nati con gli stereotipi e non furono determinati dall’usura. I francobolli del Granducato furono stampati dalla Tipografia Granducale che solo più tardi e non nel 1851, si nomò Tipografia Granducale di F. Cambiagi e C. in fogli da 240 esemplari, 16 disposti orizzontalmente e 15 verticalmente con due interspazi – in tre gruppi – alla quinta e decima fila. Il foglio intero compresi i filetti d’inquadratura misura cm. 32 x cm. 36,4. Le prove di stampa furono tirate su carta bianca: precisamente queste prove forse furono usate per posta. L’attenzione che un famigerato falsario toscano dedicò per tutta una lunga vita ai francobolli del Granducato e del Governo Provvisorio m’induce a dubitare di molte e molte cose che, per non suscitare scompiglio, volutamente trascuro. In proposito si può dire con certezza che le cosiddette prove colorate - non azzurre o grigie - non derivano dagli stereotipi originali.
Il Marzocco accosciato con scudo gigliato è lo stemma di Firenze. Penso che la voce “Marzocco” non sia proprio da considerarsi d’etimo incerto, chè la voce “Mavos” “Mars” era comune e, nell’alto medioevo, il seguace di Marte fu detto “Martiacus”. E’ certo e vivo il significato popolaresco del vocabolo “marzocco” per uomo disutile, sciocco e vile. Dato ciò, mi sia lecito argomentare che il leone accosciato, quasi domestico o assoggettato, venne a Firenze come spoglia di guerra. Non fu Fiesole città pagana e devota di Marte? A me pare che, distrutta Fiesole, i fiorentini vollero che il leone vinto, ridotto a leone casalingo, fosse posto a testata del Ponte Vecchio per sostenere lo scudo gigliato che aveva osato sfidare. E non risponde l’ipotesi alla non mai smentita e beffarda anima fiorentina?

Indice degli argomenti
Difetti costanti nei francobolli del Granducato di Toscana, I perché di questo addio ai Soci C.F.I., Da un anno all’altro: i francobolli dello Stato Italiano; Registro dei Soci del C.F.I.

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