DE LA RUE. A SCUOLA DI CARTE VALORI
di Franco Filanci
Poste Italiane, Roma 1995
pagine 136 con illustrazioni in bianco e nero.
Prefazione
Certo, passare dalle immagini della televisione, sia pure nell’ovattata scala di grigio dei primi anni ’60, alle pagine di un libro non è proprio semplice, ma si può fare. Chi non ricorda il celeberrimo sceneggiato sull’unità d’Italia di Anton Giulio Majano? Ebbene, questo libro, ne è il naturale prosieguo. Sembrerà strano, ma tutto lascia pensare a questo. Gli ingredienti praticamente sono gli stessi. Morto Cavour, altri personaggi si alternano nel ruolo di manovratore occulto e scopriamo che Quintino Sella e Luigi Manabrea hanno fatto altre cose rispetto a quelle solitamente imparate sui libri di scuola. Non c’è più Costantino Nigra con la sua fedele abnegazione, ma si scopre Costantino Perazzi, anche lui sempre pronto a partire (per Londra invece che per Parigi, ma tant’è), a mediare, a cospirare quasi, ad anteporre l’interesse dello Stato ai bisogni personali. C’è l’alleato straniero, allora era Napoleone II sovrano francese un po' riottoso, questa volta si tratta della casa De La Rue, allora il più alto lignaggio nel mondo delle case di stampa, pronti a farsi convincere a suon di ricchi contratti. Allora c’erano spie, tradimenti, messaggi segreti, amori e qui ci sono… spiate, tradimenti, incisioni segrete, matrimoni, corruzioni. C’erano soprattutto Vittorio Emanuele II, con tutta la sua burberia piemontese, pronto a farsi togliere le castagne dal fuoco dal Cavour ma pronto anche a ignorare i sentimenti della figlia pur di maritarla convenientemente: ed è lo stesso Vittorio Emanuele II che domina praticamente ogni pagine di questo volume, con i suoi ritratti sui coni, sui francobolli, sulle marche da bollo. “Fatta l’Italia occorre fare gli italiani”, disse qualcuno. Ma la proclamazione di un unito Regno d’Italia non bastava certo a soddisfare le esigenze di un popolo voglioso di pace, stabilità e progresso. Uno stato moderno deve poter garantire certi servizi ai suoi cittadini e le Poste Italiane nascono il 1° marzo 1861, ben 16 giorni prima che Sua Maestà si degni di accettar “per grazia di Dio e volere della Nazione” la corona. Ecco quindi la versa storia della nascita dei francobolli italiani, con tutti i retroscena, le sorprese più o meno inaspettate, i colpi di mano e le bizze di certi protagonisti: non ha nulla da invidiare a un’enciclopedia, vista la sua puntigliosa tecnica; e non ha nulla da invidiare ad uno sceneggiato, che ti lascia col fiato sospeso alla fine di ogni capitolo. Majano è stato un maestro nel dirigere i dialoghi, gli sguardi e le espressioni a volte imbarazzate dei protagonisti; qui troverete l’immediatezza delle missive, ufficiali o personali, che legano via via tutti i personaggi sulla scena. Certo è un vero peccato: mancano i begli occhi e i sospiri della Contessa di Castiglione, ma evidentemente non c’era nessuno da sedurre per l’unità… delle Poste Italiane.
Indice degli argomenti
Premessa; Cronaca di una collaborazione: un problema di immagini; la scoperta della De La Rue; come liberarsi da un contratto; una serie di contratti; un parere di Rowland Hill; il caso 15 centesimi; la Thomas De L Rue Italia Lid; lo studio per una seconda serie; il francobollo provvisorio da 20 centesimi; governativa per necessità; il professore torna a scuola; il debutto dell’Officina; gli sviluppi di una serie; gli ultimi consigli di Londra; Aspetti di un’emissione: i direttori dei lavori; la stampa come garanzia; un’incisione con tanti padri; conii e colori; il fondo invisibile di sicurezza; le tavole di stampa; le carte e la filigrana; la dentellatura in affitto; due miliardi di francobolli; imprimatur e saggi; 40 anni di lavoro; errori, sviste e orrori; oggetti, servizi e tariffe postali; in viaggio per l’estero; bollature e inchiostri postali; usi anormali e buchi particolari; le distinzioni dei filatelisti; bibliografia consultata.
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